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OMBRE E LUCI A TORINO. FASE DIFENSIVA: SERVE ATTENZIONE. MERCATO: RESTA SOLO UN CENTROCAMPISTA. I VIOLA RINGHIANO: BORJA RESTA

di Mario Tenerani

Pronostico rispettato: ha vinto la Juve. Successo di misura - come scrivevano i cronisti di un tempo -, ma nella prima frazione non c'è stata partita. La sperequazione di valori, sbilanciata dalla parte bianconera, si è mostrata senza veli, seppur aiutata da una Fiorentina poco aggressiva. Nella ripresa, calata la Juve e riaggiustata la squadra da Sousa, è sbucato il pareggio di Kalinic. Il calcio è diabolico, non sempre infatti vince il più forte, quello era il segmento di gara in cui la Fiorentina avrebbe dovuto dimostrare carattere, ma i viola hanno evidenziato i propri limiti temperamentali e di atteggiamento in campo, resistendo 5 minuti scarsi sull'1-1. Sousa ha ragione nel proporre la sua sfida culturale imperniata sul "giocare comunque e sempre su ogni campo", ma ci sono frangenti nei quali si può anche difendere con gli artigli un risultato. Fa parte di una crescita, sempre culturale: Allegri ha temuto la Fiorentina, tanto da imbottire la squadra, nella seconda parte della gara, di mediani ed esterni, lasciando Higuain da solo a fare la la guerra in avanti. I viola, invece, e nel discorso infiliamo tutti non solo il tecnico, purtroppo ancora non riescono ad acchiappare l'attimo fuggente. Il prossimo passaggio dovrà essere proprio questo, una migliore lettura della partita nelle varie sfumature che ogni singolo incontro propone. 

Peccato perché dopo il gol di Kalinic con la Juve sulle ginocchia - nei primi 45 minuti i bianconeri sono andati a 300 all'ora - la Fiorentina avrebbe potuto portare a casa un punto che per il morale, in questo frangente di profonde incertezze, avrebbe avuto poteri taumaturgici. Applausi a Federico Chiesa, classe '97, ragazzo in carriera, che ha debutatto con disinvoltura, mostrando talento e resistenza nel fisico. Ci è piaciuto anche Sanchez: ai viola farà comodo un cagnaccio intelligente che gioca sulla mattonella, sempre dietro la palla e conficcato come palo di fronte alla difesa. Non dimentichiamo che l'angolo - cross di Ilicic e gol di Kalinic -, è nato da una sventagliata a destra di Sanchez per Tello. Il catalano, poi, con l'affondo ha trovato il piazzato dalla bandierina. 

Passiamo al mercato: ieri è stato ufficializzato l'arrivo di Carlos Joel Salcedo Hernandez, classe '93, altra alternativa per la difesa. E' un centrale sul quale Corvino punta. Adesso, salvo sorprese e con Pantaleo l'esperienza insegna che bisogna sempre stare vigili, resta da comprare solo un mediano, uno che possa aggregarsi alla patttuglia formata da Vecino, Badelj e Sanchez. Si fa il nome di Obiang, ma ce ne sono anche altri. 

Capitolo Borja Valero: a Roma, quelli che sono vicino alla società giallorossa raccontano che lo spagnolo sbarcherà presto a Trigoria, mentre a Firenze, in casa viola, i dirigenti ringhiano. Si dice che niente è cambiato rispetto alle parole nette e rassicuranti pronunciate in ritiro a Moena dal patron Della Valle, dal presidente esecutivo Cognigni e dal diesse Corvino: "Non siamo preoccupati - dissero -, Borja resta a Firenze". Cederlo, oggi, infatti sarebbe un autogol: non solo perché il centrocampista madrileno è un simbolo della Fiorentina, ma anche perché a pochi giorni dalla chiusura delle trattative, diventerebbe difficile per Corvino reperire un sostituto valido di Borja Valero. Dunque, prendiamo per buone le frasi di Moena pronunciate da Andrea Della Valle, uno abituato a mantenere ciò che promette. Domenica arriverà il Chievo al Franchi e ci saranno i festeggiamenti per il novantesimo compleanno della Fiorentina. Dopo Torino serve una risposta positiva su tutti i fronti.