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ORA È CHIARO PER TUTTI: IACHINI PUÒ ALLENARE LA FIORENTINA. A NAPOLI SI È VISTO IL BEL CALCIO VIOLA. TURBO CHIESA E LA SQUADRA VOLA. CASTRO, LA SUA È UNA QUALITÀ DIVERSA. MERCATO: IL MOMENTO DI UN COLPO

di Mario Tenerani

Quando la Fiorentina si è trovata nella delicata posizione di dover cambiar allenatore - eventualità non messa in preventivo da Commisso e Barone che avevano disegnato nella loro testa una stagione ben diversa -, ha dovuto scegliere nel mazzo dei possibili sostituti di Montella. Tutti avevano le loro specificità però quando è stato indicato Iachini, al di là dell’affetto smisurato che i tifosi nutrono nei suoi riguardi, i giudizi si sono divisi. Non erano pochi quelli che accanto al bene per Beppe aggiungevano i dubbi sull’allenatore: c’era anche chi pensava che per la Fiorentina servisse un blasone più robusto in panchina. Come se la Fiorentina in quel frangente non fosse relegata nel ruolo di nobile decaduta. Come se i viola dopo 7 partite condite da miseri punti 2 non fossero imbarazzati da una classifica da brividi, costretti a lottare per non retrocedere. Come se il finale di stagione precedente non fosse stata roba da provincia del pallone e non da capitale.

Iachini se l’è dovuta cavare in carriera come tecnico: mai una panchina metropolitana, Samp il livello più alto, impegnato spesso in situazioni difficili, talvolta estreme. Si è arrangiato. E Beppe il suo dovere l’ha sempre fatto: come due anni fa a Sassuolo, con un girone di ritorno da 30 punti. Anche a Empoli non era andato male, quando è stato rimosso i toscani erano salvi. Senza dimenticare le promozioni in A di Chievo e Palermo. Neanche questo curriculum di tutto rispetto sembrava bastare nella lotta al pre-giudizio contro Beppe. Ma per uno che ha speso una vita da mediano tutto questo è scivolato addosso come acqua sul marmo. 

Il pre-giudizio Beppe lo ha avuto ben chiaro nella mente dal principio. Lui ha sempre saputo che il calcio, da fatto esclusivamente tecnico, è diventato, purtroppo, nel tempo anche altro: comunicazione, marketing, fashion, fiction, la lista potrebbe allungarsi. Iachini non è alto 185 centimetri; non si muove come un modello in panchina; non ha un look ricercato; non fabbrica titoli; non possiede un accento anglosassone, il suo idioma è decisamente ascolano; non è un pusher di schemi rivoluzionari, ma sulla tattica lavora, eccome; non pensa che le partite le vincano gli allenatori, ma i giocatori però vanno messi nelle condizioni ideali per conquistarle; non parcheggia il pullman davanti all’area di rigore, ma ormai non si arrabbia più se in modo superficiale glielo rinfacciano. A Palermo giocava con Belotti, Dybala e Vasquez, ma la memoria non fa parte di questo Paese. Forse ora è chiaro a tutti, Iachini può allenare la Fiorentina. 

Iachini non sarà mai Guardiola, ma nemmeno un allenatore sconosciuto. La forbice è ampia e nel mezzo Beppe ci sta tranquillo. Montella non aveva tutte le colpe e con buone probabilità ha pagato inconsciamente la coda della stagione passata, ma è innegabile che l’impatto di Iachini su questa squadra sia stato decisivo, quasi devastante. Bologna, Spal, Atalanta e Napoli, tre trionfi e mezzo. Soprattutto un crescendo sul piano fisico, tattico, mentale. La Fiorentina è trasformata: va in campo sapendo quel che fare, consapevole di quello che sta facendo. Corre tanto e bene; vince i duelli sui primi palloni e quando li perde va con grinta inusitata a recuperarli; gioca in modo ordinato, si muove con convinzione dentro le varie gare che si sviluppano nella medesima sfida. La Fiorentina ha sfondato il Napoli sul piano della manovra e della determinazione. La squadra di Gattuso, va detto, è messa malissimo: né più né meno come la Fiorentina dopo la sconfitta casalinga con la Roma. E l’ex tecnico rossonero ha presentato nel primo tempo una difesa bizzarra, con molti elementi fuori dallo loro posizione abituale. I viola, però, hanno giocato un bel calcio al San Paolo. Se ripensiamo alle occasioni da gol lo 0-2 è un vestito molto stretto per la Fiorentina. 

E’ cambiato lo spirito nel gruppo o meglio, adesso c’è uno spirito. In campo i viola sono una società di mutuo soccorso, si aiutano l’uno con l’altro. I gol vengono più festeggiati dai panchinari che dai titolari. La paura è svanita, riaffiora l’orgoglio. Iachini ha toccato le corde giuste dello spogliatoio. Dopo la partita di Napoli, mentre la squadra raggiungeva in pullman la stazione per salire in treno, Beppe aveva già la testa al Genoa. Non voleva parlare di festeggiamenti per una grande serata. Ha cominciato a caricare i viola in vista della sfida di sabato. E’ tutta una partita per Iachini, non c’è sosta.

Per Beppe questa avventura a Firenze non sarà mai uguale alle altre. Lo ha detto in sala stampa, ma non c’era bisogno che lo sottolineasse perché la gente lo ha sempre saputo. La Fiorentina è la maglia della sua vita, sei anni a Firenze gli hanno tatuato il cuore. La Fiesole viaggiante appena finita la partita gli ha dedicato il coro di sempre squarciando la notte del San Paolo: lui era impazzito di felicità, si batteva il pugno sul petto, saltava come un grillo, con la stessa energia con la quale stava al fianco di Dunga e Baggio, lottando anche per vincere la Coppa Uefa in quella finale maledetta contro la nemica di sempre.

La Fiorentina ha ritrovato Chiesa e Federico se stesso. Un altro trasformato. La condizione fisica è buona, la testa è sgombra. Con Iachini è nato un bel feeling, i due si capiscono al volo. Importantissima una chiacchierata franca fatta durante le vacanze di Natale quando Federico ha scelto di allenarsi per recuperare mentre gli altri erano in vacanza. Un faccia a faccia schietto, aspro, come fa un padre quando deve indicare la strada al figlio. Beppe è stato bravo ad usare le parole giuste, Federico a capirle. Chiesa è rinato e di conseguenza la Fiorentina è decollata. Partita di grande spessore per lui a Napoli. 

Poi c’è Castrovilli: al San Paolo si stropicciavano gli occhi mentre Gaetano “danzava” col pallone incollato sui piedi, disegnando ricami d’autore, con cambi di marcia impressionanti. Castrovilli è un giocatore diverso dagli altri, la sua è una qualità originale. Fanno a gara ad appiccicarli paragoni, ma lui è uguale solo a se stesso. Continuando così Mancini lo porterà all’Europeo. Vlahovic ha fabbricato un gol bellissimo e non è nuovo a queste imprese. E’ un 2000 con tante potenzialità, va solo aspettato e incoraggiato. Con l’arrivo di Cutrone le sue responsabilità sono diminuite, è più leggero, può solo migliorare. Pulgar, Benassi, Lirola, Dalbert, l’elenco è completo. Tutti sono cresciuti. Ma la strada è ancora lunga, ha ragione Iachini. Prima la quota salvezza, poi varie ed eventuali.  

Chiudiamo col mercato: la settimana potrebbe portare novità, molti i tavoli sui quali sta lavorando Pradè. Non si escludono sorprese rispetto ai soliti nomi, obiettivi conclamati. Ma attenzione, proprio la rinnovata linfa della Fiorentina potrebbe spingere Rocco Commisso ad esigere un colpo dai suoi manager di mercato: un rinforzo di rilievo potrebbe spingere ancora più in alto la Fiorentina. Il periodo positivo va cavalcato fino in fondo. Senza calcoli.