ORA GENTE DI CALCIO
Gente di calcio e idee. Per la ricostruzione della Fiorentina serve soprattutto questo. Un’area sportiva competente che possa decidere, valutare e gestire sempre una squadra, in particolare nei momenti difficili. E’ qui che si fa la differenza. Il resto viene da solo. Certo se hai 50 milioni di euro da spendere puoi prendere un grandissimo allenatore e alzare tanto il livello tecnico e ambire anche a un posto in Champions League ma il discorso vale anche se il mercato non risolve tutti i problemi e ti devi inventare qualcosa o magari lanciare i giovani. Basta pensare all’Udinese che da anni è ai vertici in serie A, pur vendendo ogni stagione almeno un paio di pezzi pregiati. E’ necessaria insomma una nuova organizzazione interna chiara e senza equivoci. La Fiorentina del prossimo anno non può permettersi di sbagliare. Mansioni chiare e confronto continuo. Al di là dell’obiettivo che sarà (ci auguriamo il ritorno in Europa) adesso servono molte cose. La prima è ricompattare definitivamente l’ambiente. Dal 2005-2006 a metà 2009-2010 i traguardi sono stati eccezionali, perché c’era una coesione incredibile. Della Valle-Corvino-Prandelli e una città intera al fianco di una squadra pronta a lottare davvero per la maglia e affamata di risultati. Coesione non significa assenza di dibattito, perchè ognuna di queste componenti ha sempre avuto il diritto di dire la sua in un confronto che è sempre stato costruttivo. E’ fondamentale ritrovare quello spirito. Il primo passo però deve farlo la società, perché il pubblico di Firenze è un eterno innamorato della sua Viola e aspetta solo un segnale per riaprirgli definitivamente le porte del cuore per ora infranto. La volontà c’è ora aspettiamo i fatti concreti. La seconda è che il direttore sportivo e il tecnico che verranno abbiano una dialettica continua, a volte anche contrastante ma necessaria per migliorarsi e per riflettere quotidianamente sul da farsi, in un rapporto paritetico, di reciproca stima e supporto. E’ la condizione fondamentale per mandare anche un messaggio alla squadra, di sicurezza, di sinergia, due figure che però devono essere rispettate. E cosi’ arriviamo all’altro aspetto: lo spogliatoio. Sappiamo che all’interno di una rosa ci sono delle regole sacre, non scritte, che i calciatori si portano dietro. Giusto rimanerne al di fuori. L’esperienza di quest’anno deve essere di insegnamento. Una squadra deve essere squadra non solo in campo, ma anche fuori. Le vittorie più belle sono frutto della sintonia del gruppo. Non che tutti si debbano stare simpatici, ma che sappiano di avere un obiettivo comune. L’aiutarsi l’un con l’altro deve essere naturale non uno sforzo. Quindi anche sui giocatori, la scelta dovrà essere fatta in questa direzione. Il lavoro non manca, ma non ci sono vie d’uscita. Azzerare, ripartire, programmare e soprattutto rialzare la testa. Solo così ci sarà un futuro.
Niccolò Ceccarini
giornalista di Radio Toscana