OSVALDO-JOVETIC: ADESSO SI PUÒ. SAREBBE CHAMPIONS MATEMATICA
Esistono dei segnali inequivocabili ed infallibili in grado di prefigurare lo sviluppo della carriera di un calciatore. Quando un centravanti giovane segna gol decisivi, significa che ha un futuro assicurato. Al suo debutto da titolare nel derby contro il Livorno Osvaldo mise a segno una doppietta. Oltre il 90° di un’emozionantissima sfida tra Juventus e Fiorentina, destinata a concludersi in parità, Osvaldo inzuccò alle spalle di Buffon un pallone che mandò letteralmente in estasi tutti i tifosi viola e la città di Firenze. Le scene di giubilo al rientro della squadra da Torino sono talmente impresse nelle nostre menti che sembrano accadute cinque minuti fa. Nell’ultima giornata di un campionato vissuto in apnea per via di un’estenuante lotta al quarto posto testa a testa col Milan, Osvaldo in rovesciata sbloccò, ancora a Torino, una gara che poteva tranquillamente arricchire la collezione dei rimpianti della controversa storia viola.
Osvaldo, nella bizzarria della sua vivace maturazione, ha regalato a Firenze tre momenti di un’intensità irripetibile. Se n’è andato causa lo scellerato ed improvviso varo dell’autofinanziamento, il vero boomerang che ha originato l’unico biennio buio dell’era Della Valle. Adesso Osvaldo può tornare. Senza l’etichetta del cavallo di ritorno. Perché della sua cessione al Bologna nessuno se ne accorse, nessuno se ne rese conto. In pieno orgasmo da plusvalenza, tutti glorificarono la vendita di due ‘panchinari’ (Pazzini e Osvaldo appunto) senza considerare che poi la Fiorentina sarebbe rimasta senza attaccanti per i successivi quattro anni. Una lacuna che forse verrà colmata nella prossima sessione di calciomercato, col ritorno di Osvaldo appunto. Pablo Daniel, l’uomo che ci ha fatto rivivere la ‘mitraglia’ ha lasciato il cuore a Firenze. E’ andato in Spagna a farsi le ossa visto che in Italia non c’è né fiuto, né tempo per i centravanti. E’ tornato a suon di milioni alla Roma, 18, pagati all’Espanyol, ha conquistato la Nazionale, poi ne è diventato un titolare.
Quest’estate ha scoperto suo malgrado che la dirigenza giallorossa aveva provato ad intavolare trattative per la sua cessione, quando già l’accordo con Destro era perfezionato e doveva essere solo ufficializzato. Ci è rimasto molto male, ma la bomba non è esplosa perché nel frattempo è piombato il Liverpool con un pacco di soldi per Borini. Così la Roma ha ceduto il tipo di attaccante perfetto per gli schemi di Zeman (Borini appunto) ed ha tenuto un doppione nel ruolo di centravanti, Osvaldo più Destro appunto.
Adesso l’epurazione di Zeman e l’accusa di scarso impegno. La colpa di Pablo Daniel (e di De Rossi), raccontano a Roma, è stata solo quella di dire pressappoco che “se giochiamo come contro la Juventus, mister, le perderemo tutte”. E’ chiaro che in questa fase della carriera, Osvaldo non può proprio permettersi di tornare in panchina. Ne ha già fatta abbastanza e ora l’idea di sopportare ulteriori esclusioni non gli passa neanche per l’anticamera del cervello. Non ne fa una questione di soldi, lui. La Roma magari sì, ma Osvaldo no. Se la Fiorentina trova l’accordo con gli americani e convince Franco Baldini, fa un colpo sensazionale. E restituisce attualità ad uno dei mezzo azzeccati titoli di scherno della storia dell’amato quotidiano Stadio: “Da Toni ad Osvaldo”. Sì, da Toni ad Osvaldo. Roba da vecchia Fiorentina, roba da grande Fiorentina.
Cristiano Puccetti
direttore sport Lady Radio