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PARMA, ULTIMA CHIAMATA. IACHINI SI GIOCA LA PANCHINA. SE VA MALE C’È PRANDELLI. IL COVID FA LA FORMAZIONE: CALLEJON POSITIVO, RESTA IL 3-5-2

di Mario Tenerani

Il calcio è spietato. Può cambiare l’interpretazione del fallo di mano, ma non la graticola sulla quale viene sistemato l’allenatore di turno. Parma, oggi, ultima chiamata per Iachini. Può essere ingiusto, ma è normale. Così va il pallone, nessuno può mutarne la traiettoria. Semmai è lui che cambia te. Si può anche discutere se abbia un senso confinare tutto nel recinto di un partita per decidere le sorti di un tecnico. Se la fiducia è venuta meno, non può essere una vittoria a stabilirne il destino. Se invece questa resiste si può soprassedere su una sconfitta, seppur maturata in un frangente complicato. 

La vicenda di Iachini però è complessa, dentro c’è anche un rapporto sfilacciato con i dirigenti del mercato e ancora saldo col presidente, colui che l’ha confermato. E’ su questo equivoco che si sono poggiate le basi della crisi viola fin da agosto. Regola numero uno: mai creare alibi alla squadra. I calciatori vanno aiutati perché giocando decidono l’indirizzo di un club, ma al tempo stesso non devono essere protetti da alibi. A lungo andare certe frizioni tra dirigenza e allenatore logorano l’impianto generale. Rocco comunque non ha ancora girato il pollice verso il basso, tanto da indurci a pensare che l’esonero di Iachini in caso di tonfo a Parma sia probabile, ma non certo al cento per cento. Il pari andrebbe valutato soprattutto sul piano del gioco e una eventuale ed auspicabile - speriamo lo sia per tutti… - vittoria consegnerebbe a Iachini un altro periodo di lavoro o di supplizio, a seconda di come si voglia guardare lo scenario. Le parole di Iachini ieri in conferenza stampa via web sono state chiare: la società gli è stata vicino e nessun dirigente si è mai sognato di chiedergli le dimissioni. A tal proposito il club viola ha diramato un nota molto dura per stroncare illazioni non attinenti alla realtà. 

I dirigenti, al netto di valutazioni diverse, sono stati accanto a Iachini: Beppe ha sentito comunque il supporto del club ed è naturale che ciò sia accaduto. La cacciata di un allenatore, infatti, è sempre un fatto traumatico, anche per la dirigenza. Perché è la certificazione di un fallimento tecnico. Ad agosto hai confermato Iachini e ad inizio novembre lo esoneri: la programmazione è stata fallace. Iachini ha commesso diversi errori: in serie gli ultimi sono stati fatti all’Olimpico con una formazione poco comprensibile. Oltre al fatto che la squadra cala spesso nella seconda parte della gara e non ha tenuta psicologica. 

Ma nel giudizio che lo investe non si possono non tenere in considerazione anche le dinamiche di un mercato incompleto. Non è vero che Iachini non ha condiviso con i dirigenti gli acquisti, ma è vero che non tutte le sue richieste sono state evase. Iachini ad agosto aveva chiesto un centravanti e un regista adatti a sviluppare il gioco che lui aveva in testa, ma non sono arrivati. Iachini va giudicato però anche per ciò che ha fatto tra gennaio e agosto, con il lockdown nel mezzo. Una salvezza con 4 turni di anticipo, gioco concreto, difesa ermetica. Quando e’ arrivato i viola erano sull’orlo del precipizio. A prescindere da come finirà questa storia, a Beppe si deve un grazie tutt’altro che formale. 

La Fiorentina spera di vincere al Tardini e quindi evitare la complicazione del licenziamento, ma contestualmente in questi giorni ha dovuto guardarsi attorno. Devi sempre avere più tavoli aperti per non farti trovare spiazzato dagli eventi: l’alternativa numero uno a Iachini è Cesare Prandelli. Fiorentino d’adozione, con la città e il viola nel cuore, disponibile a mettersi in gioco con un contratto corto - contrariamente agli altri allenatori -, scadenza 30 giugno. Cesare sarebbe la carta dell’esperienza - utile ad una società nuova -, saggezza e affidabilità. Per provare a rimettere la barra al centro. Cesare ama Firenze di un amore ricambiato. E’ anche un istruttore di calcio. La soluzione migliore tra tutte le possibili, forse l’unica proprio per la ragioni esposte prima. Fino a maggio, poi liberi tutti. La società viola per quella data vorrebbe avere già in casa un’altra opportunità, un allenatore con requisiti diversi con cui immaginare un percorso.  

Beppe ha dovuto incassare anche l’inaspettato forfait di Callejon, colpito da Covid anche se per fortuna in assenza di sintomi. La squadra è di nuovo in bolla. Le assenze pesano: fuori Quarta (squalifica) e Pezzella (ancora ai box), i centrali sono contati. Senza lo spagnolo, Iachini lascia da parte gli esperimenti della settimana, quando era stato provato anche un 4-2-3-1, per rientrare di corsa alla base familiare del 3-5-2. L’idea della difesa a 4 si era finalmente fatta larga, ma adesso, appunto, non è il giorno delle prove tattiche. Dragowski tra i pali, terza linea con Caceres, Milenkovic e Igor, mediana con Pulgar in regia assistito da Amrabat e Castrovilli, esterni Lirola e Biraghi. Escluso Bonaventura in partenza, ma l’ex Milan a partita in corso troverà sicuramente posto. Siamo nell’era dei 5 cambi, anche il concetto dell’undici titolare è cambiato. In attacco Vlahovic e Ribery. Stazione di Parma, è l’ultima chiamata per Beppe Iachini. Ma anche per i giocatori: gli alibi sono esauriti.