PAULO SOUSA E SEI GARE PRIMA DEL BIVIO: RIALZARE LA FIORENTINA ORA CHE PARTE DA FAVORITA O FINIRE DA COLPEVOLE SUL BANCO DEGLI IMPUTATI
La prima sfida contro una squadra sulla carta del livello della Fiorentina sarà il 28 novembre alle ore 21. Lì, lunedì sera, i viola sfideranno l'Inter di Frank de Boer. Prima, nell'ordine: Fiorentina-Atalanta. Cagliari-Fiorentina. Fiorentina-Crotone. Bologna-Fiorentina. Fiorentina-Sampdoria. Empoli-Fiorentina. Sei sfide dove i viola sono favoriti e dove dovranno dare una sterzata netta, decisa e decisiva alla propria classifica. Gare che arrivano nel momento giusto, quando una squadra può dare una traccia alla propria stagione. Nei due mesi in cui ci si infila sul binario che conta, che segna il proprio anno, il proprio campionato. Sulla carta, sono tutte gare alla portata dei viola e non serviranno solo per capire la Fiorentina ma anche Paulo Sousa.
Se il portoghese riuscirà a superare l'esame, allora vorrà dire che in questa sosta e in questi giorni, ha avuto il polso del grande allenatore. Di quello che è riuscito a risistemare i dettagli, quel che non andava. Quel che in questa Fiorentina non funzionava. Capire che il suo, finora, è stato calcio prevedibile e poco pericoloso. Pretenzioso ma poco efficace. La Fiorentina galleggia nel limbo tra noia e sbadiglio e non è certo un bel sognare. Con l'Atalanta, gioco forza, parte favorita. Non pul essere altrimenti a Cagliari, deve vincere col Crotone in casa, superare il Bologna in trasferta, battere la Sampdoria al Franchi e poi avrà il derby contro un Empoli in difficoltà. A fine novembre la prima vera sfida Champions ma questi sono i due mesi che faranno definitivamente gettare la maschera a Paulo Sousa.
Perché se, e ai tifosi viola son permessi scongiuri e affini, tutto dovesse andar nel verso giusto, allora Firenze potrebbe nuovamente tornare a sperare come fatto la scorsa stagione. Altrimenti... Altrimenti Sousa dovrà essere messo in discussione. Perché questa Fiorentina è, pure adesso, ombra pallida di quella degli stessi periodi di un anno fa. Sousa ha perso mordente, pugno, grinta. Il ko contro il Torino ne è controprova: non c'è il cuore oltre l'ostacolo, non c'è la scintilla per cambiare squadra a gara in corso. Le nuvole sono lontane ma non invisibili, all'orizzonte. Dopo il mercato di gennaio, Sousa minacciò dimissioni non accettate dalla Fiorentina. Dopo quello estivo, in molti lo hanno raccontato abbattuto, deluso dalle trattative del club. Si aspettava altro, aveva avuto garanzie di nessuna grande cessione sul finale e invece è partito Alonso. Non ha però ufficialmente preso posizione, se non quella di un uomo seduto e che non è riuscito a rialzare la Fiorentina. Ne ha modo, adesso, ne ha tempo. Sei partite, fino alla gara con l'Inter. Per mostrare chi è. Per mostrare la sua Fiorentina. Altrimenti sarà inevitabile che finisca sul banco degli imputati.