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PER I VIOLA MOMENTO DIFFICILISSIMO, MA RESTANO PADRONI DEL LORO DESTINO. SI GUARDINO DENTRO, INVECE DEL CALENDARIO. IACHINI E IL CORAGGIO DELLE SCELTE. AL CLUB IL COMPITO DI DARE SERENITÀ

di Mario Tenerani

Per chi è abituato a vivere nei bassifondi della classifica, ritrovarsi a 5 punti sulla terzultima a 7 turni dal termine (con 21 punti in palio) è comunque un vantaggio. Non decisivo, ma considerevole. Chi è dietro sta peggio perché deve correre tanto di più. Purtroppo se parliamo della Fiorentina, lo scenario ci appare quasi ribaltato. Perché i segnali arrivati da Reggio Emilia sono inquietanti e anche perché la cappa di negatività che avvolge la Fiorentina da mesi, diventa sempre più opprimente. E così, stante i commenti che popolano la rete e le normali discussioni da caffè in strada (ai tempi del Covid), per i viola le speranze di restare in Serie A sono ridotte, la retrocessione è dietro l’angolo.

Chi desidera salvarsi e soprattutto sa come si fa (qualche dubbio su questo tema cresce) non può ragionare così. Non è possibile consegnarsi alla depressione. Non può essere lo sconforto il nuovo compagno di viaggio. La Fiorentina sta male perché è dentro ad una stagione sbagliata, infarcita da molti errori, si fa fatica ad intravedere qualcosa di giusto, tutto vero - lo sappiamo bene e a salvezza acquisita si aprirà il dibattito, con la speranza di ascoltare e leggere pensieri di grande autocritica -, ma è ancora padrona del proprio destino. La salvezza non passa solo dalle fortune o disgrazie altrui, ma in particolare dai propri risultati che devono nascere attraverso partite giocate anche sui nervi, se occorre. Perché ora serve tutto. I 5 punti di vantaggio consentono ancora di mettersi in proprio e non di stare perennemente appesi alla notizia degli altri campi. Non è un dettaglio.

Mentre è inutile, ancorché sbagliato, cercare i motivi per cui questa squadra non giochi un calcio riconoscibile e non abbia le certezze del Sassuolo, tanto per rimanere all’ultima avversaria. Tempo sprecato, sottratto alla concentrazione per la prossima battaglia. Accorgersi adesso della mediocrità e degli errori effettuati in fase di allestimento del gruppo sul mercato, è francamente imbarazzante. Adesso occorre consentire alla Fiorentina di trovare un grammo di tranquillità. Il lavoro della società sarà decisivo, per traghettarla verso il porto più sicuro.

I giocatori sono questi, la panchina è questa, l’allenatore è Iachini, quindi da qui dobbiamo ripartire. A cominciare da domani a Verona.
La società ha scelto il silenzio stampa: non è una novità, nel calcio è un classico, come il Martini dry, da esibire nei frangenti più delicati. L’Italia ci ha vinto un Mondiale nell’82 e da allora è stato sdoganato. Se serve, va benissimo. Non è un problema. Poi per parlare bisognerebbe avere qualcosa da dire o da spiegare. E allora meglio tacere.
La società ha optato anche per il ritiro ad oltranza, nel senso che sappiamo quando è cominciato e non sappiamo quando finirà. Non è stata una punizione, ma la necessità di vivere più tempo possibile assieme per fare sistema e trovare la doverosa carica nervosa. In taluni frangenti conta più avere dentro la rabbia di ribaltare tutto - Cagliari docet - piuttosto che schemi fantasiosi. Il presidente è accanto al branco viola con gli altri dirigenti. La protezione è totale e speriamo sortisca effetti positivi. Di solito si fa così.
Il ritiro serve anche per guardarsi dentro, pescare nel serbatoio delle poche risorse rimaste, l’ultimo litro per arrivare alla meta. La Fiorentina non deve guardare il calendario, ma la propria anima, fino in fondo, a raschiare il barile. Le prossime sfide saranno tutte difficilissime, anche quella finale di Crotone, statene certi. Quindi meglio non consumarsi come candele nell’esegesi delle giornate che restano, ma pensare al campo. A tutto ciò che è fuori dovrà pensare la società, prestando la massima attenzione anche alle sfumature. Vigilando accuratamente su tutto. Gli occhi aperti servono sempre, figuriamoci quando su 31 partite ti hanno fischiato contro 10 rigori. Primato triste. Meglio alzare il bavero del cappotto, quando soffia il venticello del palazzo.

Massimo aiuto dovrà essere prestato a Iachini, l’anello debole della catena, come ogni allenatore. Beppe ha ritrovato una squadra e i medesimi problemi. Stesse paure, incertezze identiche. Forse anche peggio di prima. Perché ora siamo vicini alla conclusione del campionato e l’ansia è fatalmente cresciuta. Iachini sta nel calcio da quasi 50 anni, da quando iniziò a rincorrere un pallone nelle giovanili ascolane. Ne ha viste di tutti i colori in vita sua. E’ temprato nella sofferenza. Picchiava in campo e martella in panchina. Non deve avere titubanze, si affidi al coraggio delle scelte. Se vede qualcuno che non ce la fa, a prescindere dalle attenuanti, lo deve mettere a sedere. E chi, invece, capisce di non essere pronto per un momento così delicato, deve avere l’umiltà di alzare la mano e dar spazio ad un compagno più fresco, aiutando Iachini. Titolari e seconde linee nell’era dei 5 cambi sono tutti utili. Non si ragiona di io ma di noi perché in ballo c’è la salvezza della Fiorentina. Una cosa importantissima, più di quanto si possa immaginare. Perché la Fiorentina è materia molto seria e da trattare con rispetto. Ha una storia pesante alle spalle come la sua maglia, da indossare con abnegazione e onore. Adesso non ci possono essere pensieri futuri, conta solo il presente. Vale per tutti.