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PIF E VENDITA FIORENTINA: ORA NON CONVIENE. ECCO PERCHÉ

di Donato Mongatti

Da mesi a Firenze e non solo, si parla di una possibile vendita della Fiorentina da parte di Rocco Commisso. La smentita del Direttore Generale Giuseppe Barone di sabato scorso, in occasione della visita dei sindaci metropolitani ai cantieri del centro sportivo di Bagno a Ripoli, non ha frenato il rincorrersi delle voci, col fondo PIF presieduto dal saudita Mohammad bin Salman al Sa'ud che sarebbe in cima alla lista degli interessati a rilevare il Club. A prescindere dalla fondatezza delle indiscrezioni e delle smentite, converrebbe vendere entro pochi mesi? La risposta è no.

Una Fiorentina “europea”, sommata agli investimenti immobiliari del Club gigliato e del Comune di Firenze sullo stadio Franchi in futuro consentirebbero di strappare un accordo decisamente superiore a quello ottenuto da Commisso con la vecchia Proprietà nel giugno 2019. La recente cessione delle quote dell'Atalanta ad un fondo USA è l'ultimo esempio: 275 milioni per il 55% della proprietà che Percassi si aggiudicò per un pugno di milioni.

A Firenze, attraverso un concorso internazionale di progettazione, il Comune ha recentemente imboccato la strada per ristrutturare lo stadio Artemio Franchi e riqualificare la zona limitrofa all'impianto. Malgrado l'investimento sul nuovo Franchi sia della Pubblica Amministrazione, l'italo-americano, tra un po' di mesi, si troverebbe in mano una carta per strappare a un eventuale compratore del Club un prezzo di vendita più alto del valore attuale.

Attendendo gli sviluppi positivi dell'iter che dovrebbe portare al via ai lavori di ristrutturazione della “casa viola”, con all'esterno nuove funzioni (negozi, hotel ed uffici), la Società di Commisso, già prima dell'inizio dei lavori a Campo di Marte, potrebbe avviare con Palazzo Vecchio una contrattazione per poi sottoscrivere un “contratto di concessione di cosa futura”. La Dirigenza gigliata ha già iniziato il dialogo col Comune per capire le potenzialità economiche che offrirebbero lo stadio ristrutturato e le nuove funzioni connesse. Un accordo che, in pratica, si traduce così: se il Comune porta a termine le opere le “affitterà” alla Fiorentina per tot anni ad una determinata cifra.

Entro la fine del 2022 sarà inaugurato il Centro Sportivo di Bagno a Ripoli (di proprietà del Club) e la squadra, dopo stagioni negative, sta finalmente tornando verso le posizioni di classifica che storicamente le appartengono. Ecco perché per Commisso, ad un eventuale acquirente, confezionare il “pacchetto” con una squadra in grado di competere per le qualificazioni alle coppe europee, un centro sportivo di proprietà ed un “contratto di concessione di cosa futura” (il Franchi ristrutturato e le opere connesse che assicurerebbero maggiori incassi rispetto ad ora), sarebbe un'opportunità di guadagno non realizzabile con una vendita nel giro di pochi mesi.

Da decenni in città si è provato a dare alla Fiorentina un impianto migliore senza riuscirci, in questo caso l'attore è solo il Comune, ma se ci fosse un ennesimo flop, stavolta, il rimpallo tra pubblico e privato non potrà essere usato per sminuire le responsabilità. In più l'iter approvativo ed i lavori saranno inframezzati dalle elezioni amministrative ed il Franchi, ancora una volta, sarà al centro delle campagne elettorali. Per questi motivi l'impegno di Palazzo Vecchio sarà massimo.

Circa un mese e mezzo fa Rocco Commisso dichiarò che anche se perdesse 500 milioni non sarebbe tornato a fare il lavapiatti. L'impero di Mediacom, infatti, non si sgretolerebbe per una cessione prematura della Fiorentina. Ma per il patron viola, se per qualsiasi motivo volesse liberarsi della squadra viola, attendere gli sviluppi sullo stadio (forti delle liquidità garantite dalle cessioni di Chiesa e Vlahovic che, se ben sfruttate, potranno consentire di attrezzare una rosa competitiva), sarà certamente più vantaggioso.