PRIMO GIORNO DI SCUOLA: DAL "DEJA-VU" AL RISCHIO DI UN "FALSO RICONOSCIMENTO"
In una delle più banali definizioni reperibili sul web, il “Deja-Vu” è quel fenomeno psichico, rientrante nelle forme d'alterazione dei ricordi, che consiste in fatti totalmente casuali di cose, animali o persone che entrano in contatto con il soggetto dando la sensazione di un'esperienza precedentemente vista, già vissuta (déjà-vécu nella lingua francese). Anche se in modo improprio, tuttavia, il fenomeno in questione viene spesso chiamato anche “falso riconoscimento”. La pappardella simil scientifica di cui sopra è dettata dal sapore di “già vissuto” che presumibilmente tantissimi avvertiranno oggi, poco dopo la sveglia. Non è dato sapere se il deja-vu in questione riporti la memoria a vicende del passato più o meno remoto (la questione è soggettiva seppure faccia enorme differenza la scadenza temporale) ma per capire se la nuova stagione sarà più simile alle ultime, o a quelle di qualche decennio addietro, basterà attendere la serata di oggi.
In fondo negli ultimi anni non è nuovo il doppio binario che contraddistingue la Fiorentina. Da una parte il campo e la velocità di crociera che terranno tecnico e squadra, dall'altra il lavoro della società, il mercato e il contrastato rapporto tra un'ampia fetta della tifoseria e la proprietà. Sotto questo profilo le ultime due stagioni ricordano molto da vicino il clima che si preannuncia questa sera, con il sostegno alla squadra garantito ma anche con un alone di contestazione destinato a tornare vibrante dopo la tregua dei mesi scorsi. È inevitabile che sia così. Il calcio di oggi, tra i suoi cambiamenti più o meno piacevoli, ha allargato a macchia d'olio le distanze tra tifoserie e proprietari (alzi la mano quel presidente che non subisca più o meno grandi contestazioni) ma le problematiche che vive la Fiorentina affondano le proprie radici nel passato, e in tante parole cui non sono seguiti i fatti. Ripercorrere le tappe che hanno generato la frattura è esercizio superfluo e persino inutile, molto più sensato è semmai interrogarsi su come e quando sarà possibile trovare un punto d'incontro abbandonando quella dialettica da social che, come in tutti gli altri ambiti della vita moderna, non va oltre il becero scontro.
Di certo c'è che alcune dinamiche del mercato sono parse come minimo contraddittorie. I rinforzi più importanti come Pjaca e Gerson sono arrivati con formule temporanee come quasi tutte le altre operazioni ad esclusione del portiere Lafont – prestito con recompra a favore della Juve per il croato, prestito secco per il brasiliano – mentre la conferma dei big come Chiesa, alla luce di scelte passate che portano i nomi di Cuadrado o Alonso, suona più come il rinvio di grosse plusvalenze alla prossima estate che non la reale voglia di programmare chiaramente il futuro. Quanto ai cosiddetti esuberi, complicati da cedersi persino per Corvino, vien da pensare che non solo a Firenze, soltanto due anni fa, erano pochissimi i profondi conoscitori di Maxi Olivera o Cristoforo. Sotto questo profilo diventa illuminante la risposta di Pioli, ieri, a chi gli chiedeva un possibile obiettivo per il progetto viola che lui in primis ha sposato (e certificato, giocandosi molto, con le recenti parole sul mercato condiviso al 100%). Se nel medio-lungo termine l'obiettivo è davvero quello di tornare a poter lottare persino per la Champions è inevitabile ravvedere l'abissale distanza tra un traguardo di questo tipo e il ben poco entusiasmante settimo posto rilanciato da Andrea Della Valle in quel di Moena. Quanto meno in termini temporali, indirizzati a un futuro migliore piuttosto che un poco ambizioso presente.
E' anche tra le pieghe di una comunicazione sì cresciuta ma mai completata che vanno rinvenuti i motivi delle contestazioni. Le iniziative di avvicinamento a storia e cultura cittadina avviate dalla Fiorentina da qualche anno, ultimo il "Saluto alla voce" del calcio storico che anticiperà il fischio d'inizio, sono sempre positive ma necessitano un lavoro precedente di sincero avvicinamento, evidentemente non del tutto efficace fino a oggi. Se i risultati non pagano rischiano persino di passare da semplici spot elettorali fin troppo di moda di questi tempi. Critica fin troppo esasperata, ma comunque ascoltata nei dibattiti quotidiani. L'esercizio del riepilogo, anche in questo caso, aggiunge poco, ma non si possono ignorare i motivi di una disaffezione evidente a dispetto degli oltre 18.000 abbonati. Senza entrare nel merito di proclami caduti nel vuoto e polemiche rimaste sospese, e stando semplicemente ai fatti, per i Della Valle quella di oggi sarà la prima gara del diciassettesimo anno di gestione. Un periodo nel quale – purtroppo - non solo i trofei non sono arrivati, ma oltre a qualificazioni europee divise tra UEFA, Europa League e Champions non sono mancati nemmeno momenti particolarmente bui.
E' vero che lo strapotere della Juventus si è manifestato soprattutto nell'ultimo decennio, ma è altrettanto vero che realtà più vicine ai viola si sono tolte soddisfazioni simili, se non superiori. Tralasciando il triplete dell'Inter di Mourinho, Sampdoria (2009) e Palermo (2011), per esempio, si sono giocate una finale di Coppa Italia al pari dei viola, il Milan che non se l'è passata benissimo negli ultimi anni ha portato a casa una Supercoppa Italiana mentre la Lazio di Lotito ha messo in bacheca due Coppe Italia e altrettante Supercoppe italiane, quasi come il Napoli di De Laurentiis vittorioso due volte in Coppa Italia con un'ulteriore Supercoppa Italiana. Questo per dire che non ci sono stati solo i bianconeri davanti a tutti, almeno non sempre e non ovunque.
Eppure qualcosa di buono c'è, a suo modo questa viola non può esser smontata a priori. Adesso la Fiorentina torna in campo, ed è moltissimo. Perchè è lì che potrà pensare di ritrovare un equilibrio collettivo e ritrovare l'unità necessaria per andare oltre, come è già accaduto. La presenza di ADV, questa sì, è un bel segnale comunque la si pensi, al pari delle telefonate tra DDV e Pioli. Lo farà con il sostegno di una tifoseria chiamata a ricompattarsi dall'impeccabile comunicato dell'ATF di e con la voglia di stupire di un gruppo giovane. Passato dalla tragedia della perdita di Capitan Astori, con un anno di campionato in più e al netto di qualche incertezza in mezzo al campo. Con un pizzico di qualità accresciuta dagli arrivi di Pjaca, Gerson e di un portiere interessante come il giovane Lafont. Provando a considerare con obiettività i valori sulla carta, e considerando anche le migliaia di aspetti imprevedibili che contraddistinguono lo sport, le prerogative per divertirsi un po' di più rispetto alle ultime due stagioni ci sono tutte. Gli estermi, in un senso o nell'altro, di certo non aiutano nè cambiano le cose. Anche se alcuni aspetti del pianeta viola, nel giorno dell'esordio ufficiale, hanno il sapore del “deja-vu” occhio a non farsi influenzare troppo da un'altra sindrome, quella del “falso riconoscimento”.
Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it