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QUELLO CHE NON SI ERA MAI VISTO… UNA FIORENTINA COMPLETA E INTENSA, ITALIANO BRAVO A TROVARE LA CHIAVE. VERONA E MILAN: DUE INDIZI, QUASI UNA PROVA. IKONÉ, DODÒ, JOVIC: DA PROBLEMA A RISORSA PRATICA. SIVASSPOR DA RISOLVERE SUBITO

di Mario Tenerani

La aspettavamo da agosto, l’abbiamo trovata sabato notte, tra le emozioni e le lacrime per Davide, travolti dalle suggestioni. E’ sbucata la Fiorentina. Scusate il ritardo. 

Quello che non si era mai visto prima, ci è stato chiaro davanti agli occhi mentre la squadra viola asfaltava il Milan. Intensità, equilibrio, velocità nel far correre pallone e avversari - quest’ultimi a vuoto -, tiri a ripetizione verso la porta e stavolta nella porta, giocatori che fino a poco tempo fa erano un problema improvvisamente riconvertiti in risorsa. Per battere i campioni d’Italia che venivano da quattro vittorie in serie senza subire gol, occorreva una grandissima Fiorentina come, appunto, mai ancora l’avevamo incontrata.

In tanti si sono arrabbiati: “Perché solo adesso?”. Ci potrebbero essere tante risposte, ma non è questo il momento delle recriminazioni, semmai, guardando il calendario, è quello adatto per mettere il turbo. Sarà la volta buona? Partiamo dalla vecchia regola: tre indizi fanno una prova… Qui siamo a due, Verona e Milan. Cinque gol fatti in due partite, solo uno subìto (per altro al 50’ della ripresa). In totale 13 reti realizzate nelle ultime cinque sfide e solo quattro subite (tra serie A ed Europa). 

Insomma la strada per la verità non è lontana. Sabato è saltato il tappo, sono uscite le bollicine. Speriamo siano tante, anzi tantissime. Il sospetto è che la Fiorentina sia dentro una svolta anche perché quelli che sembravano una zavorra, pensiamo a Cabral, Ikonè, Dodò e Jovic, sono diventati finalmente una risorsa. 

Partiamo da Arturone: non ha segnato e chi se ne importa. Ha fabbricato una partita di continuità in alto, di gioco vero, di sportellate, di palloni difesi con gli artigli che lo hanno portato a rimediare voti alti in pagella. 

Altra vecchia regola: le squadre che giocano meglio al calcio, salvo l’eccezione del Barcellona di Guardiola, sono quelle che hanno un centravanti che le fa muovere bene. Non è un caso che col Milan Cabral abbia fatto un partitone che è coinciso con la migliore prestazione della Fiorentina di tutto l’anno. Se Cabral si confermerà su questi livelli per i viola si presenteranno tre mesi di campionato molto interessanti, coppe comprese. 

Ikonè è stato imprendibile, è sgusciato da ogni parte. Ne sa qualcosa Tomori che lo ha abbattuto in area rossonera per il rigore vincente di Gonzalez. Il transalpino è a Firenze da oltre un anno, il periodo di ambientamento è durato troppo, ma se ora ha voltato pagina possiamo dire che la Fiorentina si ritrova un calciatore decisivo in più. Speriamo davvero. 

Anche Dodò ha giocato come in riva all’Arno mai aveva fatto. E’ tornato quello che avevamo ammirato ai tempi della Champions con lo Shakhtar. Ha divorato la fascia, sfondando il Milan sul fianco sinistro. Chirurgico l’assist per il raddoppio viola. Dodò ha pagato, lo ha ricordato anche Italiano, la lunga assenza dai campi. E’ arrivato a luglio a Firenze dopo aver giocato l’ultima gara nel dicembre 2021 e aver passato mesi ad allenarsi da solo, prima per la sosta e poi per la guerra. A questo va aggiunta la non conoscenza del calcio italiano che per un esterno come lui, anche con compiti difensivi, ha rappresentato una grande criticità. Il brasiliano ha impiegato 8 mesi per farsi riconoscere e adesso sembra esserci riuscito. 

Jovic ha fatto un gol splendido, con un plastico tuffo di testa che ha accontentato, contestualmente, coloro che amano estetica ed efficacia. Questa volta, però, non era entrato in campo (minuto 35 della ripresa) con il passo da giocatore di golf e con l’indolenza di colui che non pare molto coinvolto nella questione. Lo abbiamo notato dopo pochi secondi: colpo di testa velenoso e grande Maignan. Il segnale che il serbo aveva capito tutto. Quindi la rete, festeggiata con la legittima soddisfazione. Jovic è salito a quota 5 gol in campionato più i 6 di Conference. Per un signore che viene dal Real Madrid non si può parlare di bottino esemplare però c’è una sensazione forte: il serbo, come gli altri già citati, potrebbe aver compreso dopo tanti mesi che significhi giocare in Italia e soprattutto cosa voglia da lui (e da loro) Italiano. Perché è indubbio che dietro questa esplosione, seppure ritardata, ci sia un lavoro certosino di Italiano e del suo staff. Ore e ore di allenamenti, prove, simulazioni, ma anche fiumi di parole. Come la goccia che scava la roccia. L’allenatore, passando anche dai propri errori (che aiutano a crescere), ha trovato la chiave confermando non solo di essere tra i più capaci in circolazione, ma che gli ottimi risultati delle stagioni precedenti non erano fatti sporadici. 

Se tutto quello che abbiamo pensato in queste ore corrisponde a verità, se la Fiorentina è veramente cambiata in meglio, se gli attaccanti si sono definitivamente sbloccati, la migliore conferma non può che arrivare dalla sfida col Sivasspor. Andata degli ottavi di finale di Conference League, si comincia a fare sul serio. Sulla carta i turchi non sembrano irresistibili, lo testimonia anche la loro classifica, ma c’è un velo di mistero: sappiamo poco o nulla di questa squadra. Fino a quando non la vedremo impegnata contro la Fiorentina non avremo una reale contezza del valore. E poiché i viola hanno un piccolo svantaggio, quello di giocare la gara di ritorno in Turchia, sarebbe molto producente che la Fiorentina provasse con tutte le proprie forze a chiudere la pratica giovedì al Franchi. Mettendosi al riparo da tutto. 

La Fiorentina in Turchia giocherà in quota, a circa 1200 metri e le condizioni meteo potrebbero essere poco agevoli. Senza dimenticare che quella terra è stata offesa da un violento terremoto e le tracce sono ancora ben visibili anche dal punto di vista logistico. Rimandare, dunque, la qualificazione alla seconda gara potrebbe diventare complicato. Il vento adesso spinge forte sulle vele viola, si tratta solo di assecondarlo.