QUESTA VIOLA HA CARATTERE, MA SE CONTINUIAMO COSÌ... FACCIAMO SCAPPARE VIVIANO...
Un'altra Fiorentina, molto diversa da questa, si sarebbe smarrita in un pomeriggio complicato, reso più duro dalla mancanza iniziale di Jovetic e Pizarro e da quella successiva di Toni e Aquilani. Invece la squadra di Montella, pur commettendo qualche errore, ha rimediato due volte allo svantaggio con la forza di chi non si piega mai. Ha scelto di attaccare sempre e comunque, anche a costo di imbarcare qualche contropiede di troppo. Ma il timbro è questo ormai: prendere o lasciare. E Firenze prende. E si gode una classifica ancor più stimolante alla luce del tonfo juventino di San Siro.
Com'è dura, però, fare il profeta in patria. Lo dicevano duemila anni fa e non sbagliavano. Viviano, fiorentino vero, tifoso viola di più, è dentro un tritacarne. Tonnellate di critiche e stavolta la stampa c'entra poco. Una parte della tifoseria non gli perdona niente. Le belle parate, per altro rare come rari sono i tiri verso la porta della Fiorentina, passano inosservate; mentre gli errori, certi o presunti, sono amplificati in modo esponenziale. Il dopo partita di Torino ha messo in rete, e nelle caselle di posta elettronica di radio e tv, un'enormità di critiche a Viviano. Discussioni per il primo gol, per il secondo e anche per quelli presi in precedenza, dimenticandosi che su 14 gare la Fiorentina per 5 volte non ha subìto reti.
Viviano è un ottimo portiere: la riprova è la sua carriera sempre in crescendo. E pure la stima di Prandelli che lo convoca regolarmente in Nazionale. Non è Buffon, ma nemmeno uno scarso. Viviano può è e deve migliorare proprio perché le sue qualità gli consentono di fare questo percorso. Eppure quel brusìo strisciante e fastidioso percepito dopo la partita di Napoli, adesso si sta trasformando in un rumore imbarazzante. C'è da chiedersi a chi convenga questo clima da inquisizione nei suoi confronti. Il numero uno ha bisogno di serenità, non di tempeste.
Viviano ha fatto la guerra nella scorsa estate per sublimare il sogno di una vita: giocare in serie A con la maglia del suo cuore. Anni fa in un'intervista dichiarò che per lui la Fiorentina era una questione mistica. Una fede mai nascosta, anzi ostentata anche nelle piazze, vedi Brescia e Bologna, dove il viola non è il risvolto cromatico preferito. Almeno la Fiesole, che gli sta sempre al fianco, lo saluta ogni volta urlando: "Emiliano, uno di noi". E la Fiorentina ha necessità di avere nel motore giocatori di Firenze, portatori sani di un grande senso di appartenenza: regalano quel valore aggiunto di cui la Roma dei romani e romanisti è perfettamente a conoscenza.
A fine stagione la società di Della Valle dovrà mettersi a sedere col Palermo per decidere il riscatto di Viviano su una base di 7,5 milioni .Continuando così, forse, Emiliano e la Fiorentina potrebbero farsi passare la voglia. In un'annata in cui tutto pare luccicare, inventarsi un problema così suona come un atto di autentico autolesionismo. Sarebbe paradossale che un calciatore fiorentino col viola nel sangue alla fine pagasse proprio questa colpa singolare: non vedersi perdonare nulla. E pensare che ad altri è stato perdonato tutto, anche l'impossibile...
Mario Tenerani
giornalista de Il giornale della Toscana