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QUINDICI NOMI PER IL FANTA-ALLENATORE. E DIEGO...

di Simone Nozzoli
Simone Nozzoli

Passano i giorni e il nome del futuro allenatore della Fiorentina continua a essere avvolto nel mistero, mentre Diego Della Valle proprio ieri si è chiesto se ha ancora senso investire nel calcio, ostaggio dei tifosi violenti escludendo però qualsiasi riferimento a quelli della Fiorentina, anzi elogiati. A dispetto delle dichiarazioni rassicuranti della dirigenza, l'attesa sul nome del prescelto non fa altro che aumentare l'inquietudine e la preoccupazione della tifoseria, che nel nuovo gioco del "fantaallenatore" si è immediatamente spaccata sui possibili candidati, continua a sognare nomi impossibili, ha già subìto le prime delusioni e ha liquidato senza appello tecnici apprezzati e di grande esperienza.
I NOMI IMPOSSIBILI. Benitez, Mazzarri e Spalletti, in rigoroso ordine alfabetico, sono accomunati da una caratteristica: hanno ingaggi troppo alti. Rafa Benitez all'Inter guadagnava cinque milioni di euro all'anno e l'amicizia con Macia non è una motivazione tale da convincerlo a tornare in panchina a prezzi da saldo. Walter Mazzarri è l'allenatore più pagato in serie A (due milioni e mezzo di euro all'anno, solo Conte potrebbe superarlo in questi giorni con la firma del nuovo contratto con la Juve) e con il Napoli ha raggiunto una dimensione europea. La prospettiva di scegliere Firenze, dove peraltro è tutt'altro che amato, solo per avvicinarsi alla sua San Vincenzo non fa onore a un professionista di tale calibro. Spalletti a San Pietroburgo ha vinto due titoli russi e guadagna troppo bene, senza eccessive pressioni, per programmare un suo ritorno nel campionato italiano. Ci penserà magari fra qualche mese, non ora. Gli inguaribili romantici sognano ancora Cesare Prandelli, ma il commissario tecnico della Nazionale italiana è impegnato con gli imminenti Europei e ha dichiarato che vuole rimanere nel suo incarico fino ai Mondiali del 2014 in Brasile. Solo un risultato catastrofico in Polonia-Ucraina, fra poche settimane, potrebbe fargli cambiare idea. Per il bene suo e dell'Italia non c'è da augurarselo.
I GRANDI EX. Certi amori non finiscono, come canta Antonello Venditti. Carlos Dunga e Roberto Baggio per molti hanno ancora la maglia viola addosso, nonostante siano passati più di venti anni. Il primo ha allenato per quattro anni la nazionale brasiliana e un club in Qatar per pochi mesi: un'esperienza nel campionato italiano resta un'incognita. Baggio invece non ha ancora deciso cosa farà da grande: la devozione nei confronti del campione che fu non basta a garantirgli un futuro da allenatore.
LE DELUSIONI. Stefano Pioli sembrava una scelta molto gradita ai tifosi anche perché ex viola. Peccato che uno dei migliori tecnici dello scorso campionato abbia appena scelto di rinnovare il contratto con il Bologna fino al 2014. Tradotto: meglio rimanere in un club di primo piano che rischiare in una piazza dove c'è da ricostruire fra mille incertezze. Un bello schiaffo per chi pensa a Firenze come "caput mundi" calcistico.
Vincenzo Montella è stato l'allenatore emergente dello scorso campionato con il Catania, ma la Roma o il Napoli sembrano  le sue destinazioni più gradite, a meno che il presidente Pulvirenti non lo imponga ancora per un  anno in Sicilia.
I BOCCIATI. Gian Piero Gasperini? Non va bene ai tifosi, che gli imputano la voce stridula, da personaggio di cartone animato. Eppure due club importanti come Lazio e Napoli, con presidenti ingombranti del calibro di Lotito e De Laurentiis, hanno pensato a lui nonostante il fallimento con l'Inter ma memori delle ottime stagioni alla guida del Genoa (escluso dalla Champions alla fine del 2008-09 proprio dalla Fiorentina arrivata a pari punti ma in vantaggio negli scontri diretti).
Edy Reja è considerato troppo vecchio, ha quasi 67 anni. Non li ha affatto dimostrati nelle sue due stagioni e mezzo sulla panchina della Lazio, vissute fra contestazioni e dimissioni respinte o revocate: un quinto e un quarto posto sono il suo bilancio, con la società di Lotito stabilmente inserita nel giro dell'Europa League. Troppo poco per le ambizioni della Fiorentina?
Donadoni è molto bravo ma ha scarso appeal. E poi perché dovrebbe lasciare Parma, una piazza che gli si addice per carattere e dove ha lavorato benissimo?
Fulvio Pea, allenatore del Sassuolo, ha fatto benissimo in serie B, ma i playoff raggiunti al primo anno da professionista non possono bastare per aprirgli le porte della Fiorentina. L'ultimo nome uscito in questi giorni è quello di Ficcadenti. Basta il cognome, tutt'altro che intrigante, a spegnere l'entusiasmo dei tifosi viola nei confronti dell'allenatore del Cagliari.
IL TESTA A TESTA. Ho lasciato per ultimi Claudio Ranieri e Zdenek Zeman, i duellanti più accreditati per sedere sulla panchina viola. Da una parte l'allenatore che ha vinto di più negli ultimi quarant'anni di Fiorentina (una coppa ItaIia, una Supercoppa italiana, semifinale di coppa delle Coppe e quarto posto) senza riuscire a farsi amare dai tifosi, anzi arrivando a farsi odiare come dimostrato dai pesanti cori rimediati nell'ultima giornata di campionato. Dall'altra l'allenatore meno vincente in Italia (secondo posto con una super Lazio il suo miglior risultato poi tante delusioni con Roma, Napoli, Brescia e Lecce, oltre a quelle in Turchia e Serbia con Fenerbahce e Stella Rossa) ma capace di farsi apprezzare, al limite della devozione, per la sua idea e la sua applicazione di calcio offensivo e spettacolare: l'ultima esibizione l'ha offerta con il Pescara delle meraviglie, neo promosso dalla serie B con  i suoi molti giovani promettenti.
Dopo la disavventura di Delio Rossi, che ha molto colpito Andrea Della Valle, Ranieri rappresenta l'esperienza e la sicurezza. L'allenatore romano ha affrontato situazioni tesissime negli ultimi anni alla guida di Inter, Roma e Juventus e mai ha avuto scatti d'ira o cadute di stile. Doti rare, considerate indispensabili da chi vuole la Fiorentina come esempio di correttezza e fair play. Peccato che in questa scelta non sia stata presa in considerazione la reazione della piazza, già ascoltata a suo tempo nella scelta di Delio Rossi al posto dell'esonerato Mihajlovic, e forse per questo ritenuta meno credibile. D'altra parte Zeman, che comunque non ha espresso il desiderio di lasciare Pescara, rappresenta agli occhi dei fiorentini anche "l'uomo contro il sistema". E questo è un aspetto tutt'altro che gradito ai Della Valle, ancora scottati da Calciopoli e poco divertiti dal gioco del "fantaallenatore". Un gioco che comincia a stufare anche i tifosi.

Simone Nozzoli