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RAGIONIAMO SUI VERBI. PALLADINO DICE CHIARO: "SIAMO DOVE VOLEVAMO". MA C’È UNIONE NEL CLUB?

di Stefano Prizio

Non sarà sfuggito ai più che Palladino, dopo il deludente pari col Torino, ha pronunziato parole piuttosto perspicue sui reali obiettivi del club viola e sul grado di ambizione della Fiorentina: "siamo in linea con quello che volevamo fare - ha detto accorato l’allenatore viola - abbiamo dietro squadre come Milan e Roma (che però sono dietro soprattutto per demeriti loro ndr)". Dichiarazioni che se da un lato rispecchiano il dato reale che occorre non dimenticare, ovvero che la Fiorentina è al sesto posto in classifica, dall’altro raffreddano un po’ i bollori degli entusiasti. 

Posto che fino al 3 Febbraio, quando suonerà il gong del mercato invernale, è legittimo sperare in fuochi d’artificio belli e colorati, occorrerebbe che mutasse direzione il mercato di questo questa stagione impostato sul contenimento dei costi. Naturalmente è pur possibile che, anche in virtù di obiettivi importanti tuttora raggiungibili, la proprietà americana scelga di cambiare le linee guida imposte ai dirigenti, ordinando loro di non tagliare più i costi e anzi autorizzando ragionevoli buchi di bilancio per potenziare la squadra. Tuttavia in generale forse gioverebbe riflettere sul significato del verbo ‘investire’. Ragionando in maniera più spicciola, non può essere considerato un investimento se, parlando di questo mercato, mi vendo l’oro di famiglia per pagare la benzina o la bolletta del gas o se lo faccio per acquistare al mercato i soliti vestiti usati da usare per le pulizie di casa. Un investimento è l’impiego di risorse personali, capitali freschi, per l’acquisto di un bene di valore, per dirla in vernacolo, per investire occorre frugarsi. E di solito nel calcio, investendo bene, con competenza e fortuna, successivamente si recupera il proprio investimento con l’aumento dei ricavi determinato dai migliori risultati sportivi. In serie A ad esempio, lo fanno piuttosto bene De Laurentiis al Napoli e Percassi all'Atalanta, naturalmente anche questi club non vanno esenti da momenti anche molto criticati dai propri tifosi,come è l’eclatante e recente vicenda dell’addio di Kvara dal capoluogo campano.

Certo, è innegabile che anche Commisso abbia investito, ma soprattutto per implementare le infrastrutture della società, realizzando quel Viola Park faraonico, un bene per il quale ha speso senza battere ciglio, persino con eccessiva munificità, rendendo la struttura di Bagno a Ripoli anche sovradimensionata per le esigenze di un club come la Fiorentina. Un po’ meno, ma soprattutto in modo meno felice, cioè spendendo non sempre bene, lo ha fatto sul comparto sportivo, dove si preferisce tenere una squadra meno faraonica con ben 7 giocatori del probabile undici titolare in regime di prestito con diritto di riscatto: Adli, Cataldi, Gosens, Colpani, Gudmundsson e Bove che con l’aggiunta dell’ultimo arrivato Folorunsho fanno appunto sette, ovviamente al netto di clausole che in alcuni casi rendono il riscatto obbligatorio e quindi il prestito solo formale.

Da ciò qualcosa si evince delle intenzioni e dello stile del club, della cifra filosofica del suo proprietario.

Così come dalla ricerca non proprio decisa dell’ennesimo esterno Luiz Henrique, si comprende come tra l’allenatore e Pradè non ci sia gran sintonia. E diciamo poco decisa perchè il giocatore è infatti andato allo Zenit di S. Pietroburgo (anche se per onor di cronaca ad una cifra spropositata di oltre 35 milioni), del resto se mi chiedono dieci e offro due, è evidente che non voglio comprare.

Resta la domanda su come voglia giocare Palladino e come voglia giocare Pradè, sarebbe meglio parlarsi e non a mezzo stampa, ma è possibile che la mancanza di sintonia tra i due arrivi al livello che Pradè vorrebbe mandar via Palladino, difeso da altre componenti della società. Congettura che parrebbe confermata dalle dichiarazioni guerreggianti del direttore verso il tecnico, più volte reiterate. E dalle reiterate conferme all’allenatore che arrivano invece dagli Stati Uniti.

Infine occorre registrare la partenza del giovane talento di casa Kayode direzione Inghilterra, in cambio i viola incasseranno mezzo milione per il prestito, più 17,5 se il Brentford lo riscatterà, più pare un 10% di percentuale su una futura vendita. E questo dopo aver rifiutato, sempre dal Brentford, ben 22 milioni la scorsa estate. E quest’ultimo fatto ci permette di ragionare su un’ultima voce verbale: programmare.