RENDERE POSSIBILE L’IMPOSSIBILE, SOTTO GLI OCCHI DI COMMISSO. ATALANTA RECORD, MA I VIOLA CI PROVANO. NASCERÀ UNA GRANDE FIORENTINA: VOGLIAMO CREDERCI
In una stagione orfana di soddisfazioni, l’unica gemma resta l’impresa del 22 dicembre, con le tre sberle rifilate alla Juventus a domicilio. Il resto è noia. E forse è un eufemismo. Per i viola sarebbe arrivato il momento di tentare una riproduzione della notte torinese, ma stavolta al Franchi. Questa Atalanta vale la Juventus. Anzi di più, se prendiamo i parametri con i quali è stata costruita e se consideriamo la sua espressione di gioco, per distacco la migliore che il Bel Paese del pallone stia proponendo (anche se i bianconeri hanno un punto di più in classifica e circa 200 milioni di monte ingaggi di differenza, naturalmente a loro favore…)
Per la Fiorentina, oggi, pensare di battere l’Atalanta è un istante che viaggia tra sogno e utopia. I numeri fotografano, senza smentita, una sperequazione di valori assoluta: dai gol segnati - solo il City in Europa nel 2021 ne ha fabbricati di più (45 a 40) - ai 28 punti in classifica a vantaggio dei bergamaschi; dalle partecipazioni in Champions alla prossima finale di Coppa Italia. Possiamo fermarci qui anche se la lista dei segni plus atalantini sarebbe molto più lunga. Ma sappiamo che il calcio regala traiettorie improvvise, imprevedibili, in fuga da qualsiasi scontata previsione.
La Fiorentina tenta di far saltare il banco con le proprie armi. Poche, ma affilate. Perché la lotta per sopravvivere in Serie A è roba dura. Apre il cassetto della memoria e non deve nemmeno frugare tanto, tra foto e appunti, per trovare il ricordo più recente: gennaio 2020, poche settimane prima della feroce pandemia - che proprio a Bergamo e provincia avrebbe fatto di lì a breve la strage più grande in Italia -, i viola stroncarono una grande Atalanta grazie alle firme di Cutrone e Lirola - quest’ultimo mandato in gol da un lancio chirurgico di Pulgar, gesto raro - e la rispedirono a casa in Coppa Italia, gara secca. C’era Iachini in panchina, arrivato da poco al capezzale di una Fiorentina malata, anche allora concentrata sull’obiettivo salvezza. Dunque, se Beppe c’è riuscito 15 mesi fa perché non potrebbe bissare il successo domani? Si fa per parlare, per carità, ma pensarci non è peccato mortale. Le motivazioni muovono le montagne. E comunque anche un pareggio sarebbe salutato dalla Fiorentina col retrogusto del trionfo perché la classifica respirerebbe a pieni polmoni. I viola dovranno essere visionari, provando a rendere possibile l’impossibile. L’ultima vittoria a Campo di Marte contro una grande è stata proprio contro gli uomini del Gasp.
In tribuna ci sarà Rocco Commisso che dovrebbe sbarcare a Firenze domani mattina. Gli occhi di un presidente, a volte, fanno miracoli. La presenza del patron viola sarà uno stimolo in più per chi scenderà in campo e per chi cercherà conferma per la nuova annata. L’arrivo di Rocco sarà propedeutico alla risoluzione di alcune questioni e qualche problema. Con il campionato ancora aperto e una salvezza tutta da conquistare, gli input di Commisso saranno l’avvio della nuova stagione. Non si può attendere la fine del campionato. Decisioni e programmazione dovranno necessariamente partire adesso perché siamo già ad aprile. I temi sono noti: squadra dirigenziale, nuovo allenatore, indirizzo della campagna acquisti. Fuori dal rettangolo di gioco, centro sportivo e stadio.
Il sindaco di Bagno a Ripoli ieri ha confermato che il cantiere del Viola Park lavora al massimo e che per la metà del 2022 tutto dovrebbe essere pronto, al netto dello sviluppo o meno dei ricorsi di Italia Nostra e affini. Il primo cittadino ha anche aggiunto di aver parlato col presidente viola e di aver percepito in lui la voglia di costruire una grande squadra. Parole che non sono passate sotto silenzio e che hanno ridato fiato alle speranze di una crescita esponenziale della Fiorentina. Non abbiamo motivo di non dare credito alle rivelazioni del sindaco Casini, probabilmente molto informato sulla questione del futuro viola. Vogliamo crederci perché ci sono i motivi.
Commisso è un uomo orgoglioso, è la sua storia a parlare per lui. L’impero Mediacom che gli ha consentito di arrivare al 352esimo posto nella classifica degli uomini più ricchi del pianeta e del calcio italiano, è la riprova della capacità di Commisso e dell’ambizione di vittoria. Le sfide sono uguali in ogni settore della vita, il sapore del successo è sempre lo stesso. E per imprenditori di questo spessore è una sensazione irrinunciabile. Non pensiamo che Rocco sia venuto in Italia, la terra nella quale è nato, per partecipare. Può darsi che sbagliamo, ma proprio non ce lo vediamo in questo ruolo. Non solo: l’abbattimento del Fair Play finanziario, anche se dei paletti di controllo verranno comunque introdotti, è un ulteriore stimolo a spingere sul gas per innestare qualità in una squadra nella quale non se trova molta.
E infine gli errori: in due stagioni ne sono stati commessi, certo, ma devono trasformarsi in risorsa e non in una pena da scontare. Quegli sbagli erano fisiologici, insomma nell’ordine normale delle cose, per chi entra in un mondo a lui sconosciuto e per molti aspetti ostile. Una sorta di periodo di apprendistato, un rodaggio dovuto, un dazio da pagare. Pensare che tutto sarebbe filato subito liscio e senza intoppi, era francamente una mera illusione.
Per questo riteniamo che ci siano i presupposti per vedere una Fiorentina diversa nel 21/22, più forte e consapevole. Gli investimenti saranno disponibili, ma sarà importante incanalarli nella direzione giusta, non disperderli. In un calcio italiano con i conti in rosso, Commisso si mostra come una grande occasione da non sprecare. Ci sono stati periodi nel passato in cui le proprietà non avevano grandi disponibilità di danaro, ma si salvavano con le idee. Mai come questa volta la società viola ha avuto un potenziale economico tanto robusto, si tratta solo di trovare buone idee. Poche, ma efficaci.