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RIAPRONO GLI STADI E CI TORNANO ANCHE I POVERI DI SPIRITO

di Stefano Prizio

Con la riapertura degli stadi, alla faccia di coloro che s’illudevano che il virus avrebbe restituito una società migliore, sono tornati sugli spalti degli impianti anche i minorati dell’intelligenza e della educazione: ed ecco, l’epiteto ‘ zingaro’ indirizzato a Vlahovic dai tifosi atalantini, i cori razzisti in Milan-Lazio all’indirizzo di Bakayoko, le offese a Maignan in Juve-Milan del 19 settembre e ancora il 20 settembre i soliti cori inneggianti al ‘ Vesuvio’ in Udinese-Napoli.
Possibile che gli stadi debbano essere la sentina, la fogna, dove torme di frustrati e ignoranti spandono liberamente i propri effluvi?
Evidentemente si, anche in pieno annus dei 2021, del resto se gli arbitri, a dispetto di ciò che era stato promesso, si guardano bene dall’interrompere le gare, i poveri di spirito e di mente di cui sopra, si sentono se non legittimati, di certo scusati.

Eppure solo alcuni decenni  fa, basta vedere le foto, si andava allo stadio in paltò e borsalino, la rappresentazione di una società italiana più povera economicamente, ma più ricca in termini morali nel rispetto di se stessi e degli altri.
E a quelli che obiettano con  la solita frasetta banale che lo stadio non è un teatro, si risponda che se non è un teatro, neppure può essere un cacatoio a cielo aperto dove un uomo onesto ed educato, un babbo, tra bestemmioni, cori razzisti, offensivi e violenti, quando non atti di violenza, si vergogna a metter piede.
Infine, venendo alla Fiorentina: per ora è stato un viola come Vlahovic ad aver subito le offese, quindi è più facile prenderne le parti per il popolo fiorentino, ma mettiamo le mani avanti dicendo che non venga in mente a nessuno al Franchi di prodursi in tali emissioni flautolente pubbliche.
Infatti, oltre che schifoso, sarebbe pericoloso per i rapporti con un patron come Rocco Commisso, un italiano immigrato in U.S.A., un paese dove sono stati gli italiani a subire il razzismo.
Proprio il 23 agosto scorso è caduto il 94° anniversario dell’esecuzione della condanna a morte a Boston, per mezzo di sedia elettrica, di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti: "Sto soffrendo e pagando per colpe che ho effettivamente commesso - disse Vanzetti dinanzi ai giudici - sto soffrendo e pagando perché sono anarchico, e io sono anarchico. Sto soffrendo e pagando perché sono italiano e io sono italiano".
Il suo compagno Nicola Sacco faceva eco dal carcere scrivendo al figlioletto Dante, dandogli una lezione di vita, altruismo e mansuetudine che potrebbe risultare utile ai poveretti di cui abbiamo parlato: "Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista, dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso".