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Rocco, chi rompe paga. E la Curva che fa?

di Stefano Prizio

La Fiorentina partita con le fanfare della propaganda per andare in carrozza verso grandi risultati è ridotta prima delle feste lì nel fango dove la vediamo tutti. E chi ha rotto il giocattolo, comprimari e comparse a parte, tolti nani e ballerine, ha un nome preciso, Rocco Commisso, semi silente rimpiattato nel New Jersey che in riva all’Arno non mette la faccia da un bel po’ di tempo. Perciò per l’aurea regola del viver civile che insegna, chi rompe paga e i cocci sono i suoi, regola che dovrebbe valere anche in quel  mondo misterioso  sopra le scrivanie del Delaware laddove è domiciliata la povera Fiorentina che non ha quasi più neppure il bene d’esser viola pitturata com’era di quel ributtante arancione nella sua ultima sordida uscita.

Ergo, Delaware a parte, è inutile che il presidente  del club vanti pretese megalomani sotto il profilo del prezzo per cedere la mano ad altri, visto che acquisì a prezzo molto conveniente ( tra i 140 e i 170 milioni di dollari) una società sportiva ( con in pancia talenti che avrebbero visto aumentare di molto il loro valore, Chiesa e Vlahovic su tutti), un club  che stava in Serie A con dignità e stabilità bazzicando spesso le coppe europee più prestigiose, seguito da migliaia di tifosi qualunque tempo facesse, come i 17mila abbonati dell’anno della C2, e l’ha ridotto ad una piaga sportivamente sanguinante, una squadra che fa letteralmente piangere chi paga un biglietto per andarla a vedere.

Chi rompe paga e i cocci sono i suoi ‘dear Rocco’ e i cocci non possono costare quanto il vaso nuovo fiammante e tanto meno si può pretendere di lucrarci sopra, perciò l’imprenditore americano si risolva a cedere come hanno ceduto a lui i fratelli Della Valle ( poi intendiamoci se trova chi gli dà un miliardo lo agguanti e  che buon pro gli faccia). Ma Commisso non è l’unico a voler trarre vantaggi, legittimamente, dalla situazione. Infatti ad esempio c’è Matteo Renzi che fa la supercazzola e poi come ogni abile politico strumentalizza l’accostamento tra il suo nome e scenari di nuovi compratori ( voci che quando sono uscite si è ben guardato dallo smentire), così a futura memoria resterà il dubbio  nelle menti dei semplici ‘Renzi uguale super tifoso della Fiorentina che ha tentato di portare il compratore arabo’ e qualcuno se ne ricorderà pure al momento del voto, ma nel contempo non s’azzarda a prendere una posizione forte contro la proprietà anzi scaltramente  dice ‘ i Commisso vanno aiutati in questo momento’, così da non  inimicarsi nessuno e restare aggrappato a chi continua ad avere in mano la proprietà della Fiorentina( avessero a sfangarla).

Ecco, tutto ciò, compreso questo tipo di classe dirigente cittadina fa parte del problema a prescindere da Commisso, da chi c’era prima di lui e da chi verrà dopo.  Ma non ci si stupisca di tutto questo rimestìo nel fango in cui è avviluppata la povera Fiorentina, infatti accadde così anche vent’anni fa quando ci fu tutta una fila di personaggi  che si precipitarono a tentar di lucrare sulle sfortune viola, compresi politici i quali sbavavano per veder accostato il proprio nome alla Fiorentina in qualità di ‘salvatori della patria’ o ‘agenti di una soluzione positiva’.

Era tutta quella  camarilla dei potenziali compratori da Tutunci a Van den Erik, a Pupo che ‘doveva formare una cordata di imprenditori’, anche all’epoca poi si vagheggiò di qualche arabo, ma i ricchi islamici non erano ancora di gran moda come oggi e gli asiatici erano di là da venire, poi spuntò una holding lussemburghese e Piero Barucci fece una cena merenda a casa sua dove attorno ai grandi piatti di prosciutto crudo si assiepavano famelici capi tifosi e giornalisti; è basso impero! Il periodo nel quale s’esibisce la corte dei miracoli. Ma stavolta, a differenza di due decenni fa, manca  un personaggio in commedia; il cosiddetto tifo organizzato, soprattutto la Curva. Ora, è pur  vero come diceva Mario Sconcerti, che non si sa se questa curva sia un soggetto, un partito, un sindacato, e non si capisce perché chi vuole andare allo stadio abbia bisogno di organizzarsi e intrupparsi. Ma tant’è, la curva c’è, ancorchè sgarrupata e piuttosto silente poichè fatica a prendere posizioni nette o ad avviare contestazioni incisive e sembra voler lasciare fuori sempre Commisso.

 Eppure dai tifosi qualche buona idea viene lanciata per smuovere Commisso dalle sue pervicaci risoluzioni a tenersi la Fiorentina e gestirla come ora lasciandola scivolare in B senza tentare di fermare la china: ad esempio l’idea, lanciata da un tifoso su Radio FirenzeViola, di comprare una pagina di un grande giornale americano per denunciare pubblicamente lo scempio negli Stati Uniti dove risiede il proprietario (suggeriamo lo Star Ledger quotidiano del Jersey quindi presumibilmente letto da concittadini e vicini di Commisso).

 Ma prima di spendere per iniziative simili,  bene sarebbe che intanto le ‘pagine’ dei media fiorentini, siano di carta o tv o radio, fossero unite nello stigmatizzare  la mala gestione  di questa proprietà americana chiedendole di andarsene rimuovendo ogni sordina. E i tifosi lasciassero  lo stadio vuoto o ci andassero per contestare (più la presidenza e la società che la squadra) o per mostrare le terga per novanta minuti, invece di discettare tutti insieme, media e tifosi, su scenari come il ritorno di Pioli, di Iachini o dare spazio a questa o quella ipotesi fantasiosa, come l’arabo di Renzi e tutta la radunata di amenità che si leggono e odono ogni giorno, poichè un conto è far ridere una volta con una battuta fulminante, un’altra è mettere in scena una commedia degli equivoci onde entrare nella storia non per un trofeo vinto, ma per aver fatto smascellare tutta Italia.

Adesso se è vero che il tifo, la curva, sono un soggetto è l’ora che prendano  una posizione precisa dopo che persino l’arci conservatore centro di coordinamento ha diffuso una nota un po’ più severa del solito (brividi!!). Non a caso la fine delle ultime due gestioni fu segnata da atti di protesta notevoli della curva viola: per Cecchi Gori la memorabile manifestazione del 18 aprile 2002 quando un serpentone di popolo sfilò gonfio nelle vie del centro fino a piazza Signoria, poi la scellerata gestione societaria (anche se ex post molte cose sono state rivalutate) conobbe il suo epilogo. E per Della Valle  la pacifica, ma urticante  manifestazione in via Tornabuoni che turbò la placidità delle vie del mercato  del lusso su cui si fonda la nostra  città mercantile.


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