ROCCO FA SUL SERIO: È STUFO. IL NUOVO GIOCO È CREARGLI PROBLEMI. BRUTTA INVASIONE DI CAMPO DI PESSINA: LE CAMERE SONO SOVRANE. IL MILAN VUOLE RIBERY, IACHINI CHIEDE RINFORZI VERI
La furia di Rocco è ormai un crescendo rossiniano. Facile capirlo ascoltando la sua voce impastata di delusione, il tono duro, la voglia anche di andare oltre nelle parole.
Lo stanno sfinendo. Sembra ci sia un nuovo gioco di società: creargli un problema al giorno. La distanza tra il presidente della Fiorentina e il mondo italiano, che lui ha ritrovato dopo tanti anni di lontananza, è sempre più marcata. Non lo si può accusare di non aver fatto sforzi per comprendere. Anche se per Commisso, abituato ad altre velocità in America, l’impatto col pianeta dei lacci e laccioli, della burocrazia eletta a dogma e dei grandi bizantinismi, è stato devastante. E’ anche il Paese del Gattopardo dove si fa finta di cambiare tutto pur di non cambiare niente.
Le nostre leggi, così come le regole, sono diverse da quelle statunitensi, ma poiché la partita delle infrastrutture si gioca in Italia è normale che ad adeguarsi debba essere Rocco e non il contrario. Se in campo si trova un sito archeologico o ci si imbatte in un’anfora di 2000 anni fa, non si può voltarsi da un’altra parte. Ieri Firenze ha festeggiato i 600 anni della Cupola del Brunelleschi, la più grande al mondo, nata nel 1420, cioè 72 anni prima che Cristoforo Colombo scoprisse l’America… Qui la storia è affare molto serio, ma quando oltre a questo, si trovano mille cavilli, si discute per i centimetri eccedenti di uno stallo di un parcheggio o si chiede di fare un campo da gioco in meno, e la lista è molto più lunga, nasce il dubbio che si tratti di un percorso ad ostacoli. Sale la nebbia, il sole scompare.
Ma c’è di più: le dichiarazioni rilasciate ieri al Corriere Fiorentino dal Soprintendente Pessina, detonatore della collera di Rocco, sono apparse gravi, fuori luogo. “Mi auguro - ha detto il Soprintendente - che il Parlamento rifletta bene su entrambi gli emendamenti: si rischia un precedente pericoloso. Non è mai successo che i vincoli posti su beni culturali vengano indeboliti rispetto a necessità economiche, vere o presunte. Si pagano decine, centinaia di milioni per qualche giocatore e non si può spendere qualche decina di milioni per preservare la storia dell’architettura? E non si parli di evitare il consumo di suolo: viene invocato tutte le volte che fa comodo e poi si dimentica tutte le altre volte”.
Il Soprintendente è un funzionario dello Stato, svolge il ruolo di sentinella rispetto alla tutela dei beni architettonici, culturali, paesaggistici. Interviene per far rispettare la legge. C’è anche l’articolo 9 della Costituzione che garantisce le meraviglie di casa nostra. Ma il lavoro del Soprintendente si deve fermare a quello. Forse al dottor Pessina è sfuggito un dettaglio, le Camere sono sovrane: la massima espressione della democrazia parlamentare, il luogo in cui si legifera e nel quale si giunge dopo essere stati eletti dal popolo grazie al suffragio universale. E non attraverso gli scatti di una carriera da burocrate. Serve rispetto per tutto quello che viene fatto in Parlamento e al Senato, soprattutto quando si occupa un ruolo nella macchina amministrativa dello Stato. Al dottor Pessina è sfuggito pure che a lui non è richiesto un parere sulla valenza di un decreto e dei conseguenti emendamenti. Non è la persona più giusta per commentare. Pessina è un tecnico, mentre il primato della decisione spetta alla politica. E’ lui subordinato a quest’ultima e non il contrario. Viene a da pensare che non abbia letto nemmeno bene il secondo emendamento, quello più recente (promosso dal Pd), perché si usano comunque tre sostantivi chiari: tutela, conservazione e salvaguardia. Il primo emendamento (targato Renzi) è certamente più netto dell’altro perché mira a bypassare l’avamposto della Soprintendenza. Viene da pensare che sia stato questo a mettere a dura prova la tenuta nervosa di Pessina: ma se anche fosse, ribadiamo, non spetta a lui un’ingerenza di questo tipo. Un’uscita, quella del Soprintendente, sbagliata nel merito e nel metodo. In questa narrazione emerge anche la debolezza della politica che ha smarrito nel tempo la propria centralità. In altri periodi davanti a bizzarri considerazioni, come quelle del Soprintendente, ci sarebbero state reazioni tempestive e dure.
Rocco, poi, si è infuriato giustamente anche per le valutazioni espresse sul costo dei giocatori. Comprendiamo lo sfogo del presidente viola perché anche in questo caso il parere del Soprintendente non era richiesto: pensi ai capitelli e alle bifore o magari ai pali della tramvia di piazza Stazione che non paiono riferimenti estetici da tramandare ai posteri. E lasci perdere quanto è costato Ribery.
Rocco Commisso ha lanciato il suo avvertimento: se non gli faranno fare il Centro Sportivo dopo che dalle parti della Soprintendenza gli avevano espresso compiacimento per il progetto, lui se ne andrà da Bagno a Ripoli e a quel punto non farà nemmeno lo stadio. Il rischio che dopo aver abbandonato Bagno a Ripoli saluti anche Firenze è concreto. Non se ne fa una ragione: un imprenditore pronto ad investire 500-600 milioni nella squadra e nelle infrastrutture, creando migliaia di posti di lavoro, viene bloccato sul nascere. Rocco non capisce o forse ha già capito tutto anche troppo bene.
E’ una vicenda complicata, avvelenata, dall’esito tutt’altro che scontato: sarà battaglia, ma Rocco alle spalle avrà un esercito di tifosi e di gente, stufa come lui, di veder sfumare ogni idea interessante. Le parti in causa si fronteggiano, ma c’è anche chi si dovrà assumere precise responsabilità se alla fine la Fiorentina non avrà uno stadio nuovo, né il centro sportivo. Anche il Soprintendente dovrà rendere conto di un atteggiamento così ostile.
Il mercato racconta che il Milan sta corteggiando Ribery e le pressioni sarebbero tante. Bisognerà comprendere cosa vorrà fare il francese, ma l’interessamento dei rossoneri è concreto. Speriamo che la Fiorentina non lo perda, ma anzi, ci costruisca intorno un undici più robusto. Il Milan caccia anche Milenkovic, ma Iachini ha già alzato un muro. Il tecnico non vuole veder partire il serbo e neppure Pezzella. Iachini ha già dato indicazioni sostanziose ai propri dirigenti: per alzare l’asticella la squadra va rinforzata e si deve partire da giocatori importanti. Se poi non sarà possibile raggiungere certi obiettivi, per scendere di livello ci sarà sempre spazio. Priorità al centravanti: Milik, Belotti, Piatek i nomi principali e poi sogni come Dzeko, ma quest’ultimo davvero pare impossibile da raggiungere. A centrocampo idem: Torreira è il primo della lista, mentre Locatelli è giudicato più mezz’ala che regista. Un altro nome che piace è Sensi. Quello che però conta è che Iachini immagina una formazione piena di giocatori di spessore e personalità.
Toccherà alla società accontentarlo, ricordandosi che Commisso ha ribadito di non voler perdere 50 milioni all’anno. In due stagioni, infatti, le perdite saranno di 100 milioni. Rocco non illude nessuno, e fa bene, ma contestualmente conosce le regole del gioco: deve investire per salire in classifica. Trovare il punto d’equilibrio sarà la vera impresa.