ROCCO PIÙ LONTANO DALLA MERCAFIR. MA LO STADIO LO VUOL FARE. CAMPI E LA PAURA DEI BOICOTTAGGI. CHIESA, INCONTRO IN SETTIMANA PER IL RINNOVO. JURIC, SEMPLICI O DE ZERBI PER IL DOPO IACHINI. NO DI ALLEGRI. DUNCAN IN GRUPPO
Nell’agenda di Rocco ci sono ancora tanti impegni da oggi al 19 di febbraio quando tornerà negli Stati Uniti, ma sono due quelli sottolineati in rosso. Quali?
Facile immaginarlo. Il primo riguarda lo stadio, il secondo il rinnovo del contratto di Chiesa.
Se fosse Amleto, ora Rocco sarebbe inquieto a girare per le stanze dell’Excelsior urlando “Mercafir o non Mercafir? Questo è il problema”. Magari strappandosi quei pochi capelli (sempre più dei miei) che gli rimangono.
Più banalmente, da pragmatico americano, da giorni sta lavorando con il suo team di avvocati, ingegneri e architetti per analizzare parola dopo parola tutto il bando comunale per decidere se partecipare o meno all’asta per l’area di Novoli sulla quale dovrebbe sorgere lo stadio. Un lavoro complesso, traduzione in americano compresa.
Le cose da capire sono essenzialmente due, la prima è il costo esatto dell’operazione di acquisto, oneri e tasse compresi, la seconda i tempi per la realizzazione. Come sempre, certezze non ce ne sono e Commisso non ha alcuna intenzione di fidarsi dell’ormai proverbiale Ottimismo Nardelliano diretta emanazione culturale della scuola filosofica romagnola ispirata a Tonino Guerra, de’ l’Ottimismo.
Rocco fa parte invece della scuola di pensiero che si ispira al famoso filosofo nazionalpopolare San Tommaso, quello che voleva mettere il naso, o se preferite collegata al profeta divulgatore della massima “vedere cammello”. La sostanza non cambia, resta la distanza culturale enorme.
E siccome a scatola chiusa non si compra più niente, le due scuole di pensiero si fronteggiano da giorni.
La leggenda narra anche di una telefonata piena di pathos (niente a che vedere con Porthos e Aramis) fra il Collezionista di Plastici Dario Nardella e il medesimo Rocco, lo zio d’America, ma tutti negano e noi ne prendiamo atto.
Bando o non bando, restano comunque intatte tutte le perplessità di Rocco. Quelle più grosse sono sui tempi, ovvio. La road map di Nardella è bellissima, efficientissima, dettagliatissima, ma l’impressione è che basti un piccione che una mattina decida di farla su una ruspa, o ancora peggio in testa a un operaio, per far saltare i tempi.
Dubbi che avvolgono soprattutto i tempi sul trasferimento della Mercafir e tutto quello che comporta in termini tecnici, ma anche politici. Ma i dubbi si allargano pure alla possibilità che qualcuno faccia un ricorso a un Tar qualsiasi per beccarsi qualche mese di stop. Per non parlare poi della falda acquifera che sappiamo esistere nel sottosuolo o altre difficoltà tecniche che potrebbero spuntare strada facendo. Compresa, magari, qualche tomba medioevale o qualche residuato bellico. Conosciamo bene l’Italia, gli italiani e la burocrazia. E siccome invece i tempi esposti da Nardella sono simili a quelli di un sindaco svizzero o giapponese (fate voi), diventa un gesto di fede credere nella tempistica prevista dal comune.
Intanto è già saltato il settembre 2023 indicato da Rocco come termine ultimo per giocare la prima partita nel nuovo stadio, Nardella ha parlato di 2024.
E poi?
I tecnici di Rocco temono tempi ancora più lunghi. Non basta. Il vero buco nero sarebbe la spesa che a fronte di una parte facilmente quantificabile (acquisto e oneri), consta anche di una parte variabile alla voce imprevisti e aggiuntivi. Un costo che porterebbe l’operazione fuori mercato. E’ stato calcolato che il costo finale (tutto compreso, chiavi in mano) dovrebbe aggirarsi attorno ai 300 milioni, ben oltre i 150-200 previsti in un primo tempo.
Ne vale la pena? E’ un’operazione economicamente sostenibile?
Una risposta ufficiale arriverà forse tra oggi e domani, ma se dovessimo fermarci alle dichiarazioni fatte appena ieri e alle espressioni di Rocco, è tanta la voglia di dire che lo stadio alla Mercafir non si farà.
Però le vie della politica, come quelle del Signore, sono infinite. Aspettiamo quindi le comunicazioni ufficiali.
Le difficoltà, comunque, non smontano Commisso che sa benissimo una cosa: la crescita della Fiorentina passa attraverso un nuovo stadio e il nuovo stadio in qualche modo si dovrà fare.
Qualcuno ora penserà: si decida, lo vada a fare a Campi.
Lo sta pensando da tempo anche Rocco, ma anche qui i timori e i dubbi sono forti.
Da quando il sindaco Fossi ha prospettato questa soluzione e la proprietà dell’area si è resa disponibile alla vendita a un prezzo molto interessante, Commisso ha avvertito un forte vento contrario. Fossi pure.
Forse è lo stesso vento.
Nardella, ad esempio, in qualità di sindaco metropolitano, non ha mai speso una parola positiva. Eppure, ribadiamolo, è lui il sindaco metropolitano e proprio lui dovrebbe pensare anche allo sviluppo e al coordinamento di tutto il territorio da oggi ai prossimi vent’anni.
Lo stadio no, quello lo vuole fare alla Mercafir, punto e basta. Se poi, per caso, quando non ha niente da fare, dovesse leggermi e avesse cambiato idea, lo faccia sapere non a me, ma agli elettori.
Dove sta il problema?
Rocco non ve lo dirà mai, ma siccome a Campi ci sono da fare opere infrastrutturali che necessitano di armonia e obiettivi comuni, il timore è quello di andare a costruire uno stadio in tempi stretti (e si potrebbe), a due chilometri da Firenze, spendendo pure molto meno, salvo poi trovarsi i famosissimi bastoni fra le ruote per opere di competenza sovracomunale. Dunque, in attesa, tornando a noi: Mercafir o non Mercafir? Campi o non Campi? Questi sono i problemi di Rocco.
E Chiesa? L’incontro si farà in settimana, il tempo è arrivato. Come già ampiamente anticipato, si punterà al rinnovo del contratto fino al 2024-25 con un ingaggio da top player, con i bonus vicino a quello di Ribery che guadagna circa 4 milioni netti. Questo, ovvio, non significa che Chiesa resterà a vita a Firenze. L’intesa prevede un percorso condiviso, rispettoso della volontà del ragazzo, ma anche nell’interesse della società. Avanti sottobraccio, insomma. Questo è l’obiettivo e Rocco è sicuro di chiudere l’intesa in tempi rapidi.
Parlando di campo, dopo la brutta gara con l’Atalanta, la peggiore di Iachini, speriamo in una reazione a Genova. Duncan da oggi si allenerà in gruppo, sarà un’arma in più. Per domenica tornerà a disposizione anche Caceres. Questo calcio iachiniano piace poco, ma l’obiettivo era chiaro fin dall’arrivo del nuovo allenatore: salvarsi prima possibile. Per qualcuno, poi, è prematuro parlare di futuro, ma anche Iachini sa benissimo che la sua riconferma passa da una crescita della squadra anche sotto il profilo del gioco. Qualche sprazzo s’è visto con l’Inter e l’Atalanta in coppa, ma serve un cambio di passo deciso. Normale quindi che la Fiorentina si guardi attorno anche per la panchina e non solo per la squadra, come ha fatto con Amrabat e Kouamè ad esempio. Piace da tempo Juric del Verona, ve l’abbiamo già detto e non è un mistero. Ma anche Semplici e De Zerbi sono profili seguiti con interesse. Per crescere come vuole Rocco e puntare alla Champions serve un passaggio intermedio. Ci vogliono idee e intuizioni. Gli allenatori di primissima fascia verranno più avanti, per ora no, tant’è che uno come Allegri (idea ambiziosa di Rocco) contattato in autunno da intermediari ha detto il classico “onorato, ma no grazie”.