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ROCCO SULLA RUSPA, VUOLE TENERE SOLO LA TORRE DI MARATONA. E OGGI VA A CAMPI. LA POLITICA SPIAZZATA E QUELLA DIPLOMAZIA DA RITROVARE PER ARRIVARE ALL’OBIETTIVO. A SAN SIRO LA VERIFICA SULLE AMBIZIONI

di Leonardo Bardazzi

A gamba tesa. Come quando inseguiva il pallone sui campi della Columbia University. Il calcinaccio caduto domenica scorsa durante il suo sopralluogo al Franchi, evidentemente, ha lasciato il segno: “Voglio distruggere tutto, altrimenti uno stadio così se lo tengono loro”. Altro che diplomazia insomma, Rocco Commisso è entrato a Palazzo Vecchio come un elefante in cristalleria. E’ stufo di aspettare e ha alzato la posta. Il vecchio progetto Casamonti, quello bocciato dalla Soprintendenza, adesso non basta più. Del Franchi, per lui, va conservata solo la torre di Maratona. In più, servono l’area e un quartiere all’altezza di ospitare partite europee. Tutto il contrario di quello che ha adesso Campo di Marte, costretto a convivere con le gabbie intorno a tribuna e curve, pezzi di cemento armato che cadono, incuria, bagni fatiscenti e sicurezza sempre più precaria. 

Se le cose stanno davvero così, se Rocco, per parlare di stadio, vuole salire solo sulla ruspa, il lavoro parlamentare sull’emendamento sarà stato inutile, almeno per la Fiorentina. La risposta del Ministero infatti, sarebbe scontata: no. Non a caso, stamani Commisso andrà a Campi, per capire a che punto è il lavoro portato avanti dal sindaco Fossi e i tempi di attesa per costruire lo stadio moderno e all’avanguardia che vorrebbe lui. Di sicuro, a Campi non ci sarebbero vincoli. Il problema semmai sono i tempi, visto che per il mega progetto viola servirebbero i via libera di Regione, Città Metropolitana, Autostrade e chissà chi altro. Ecco perché pur comprendendo al 100% l’amarezza di Rocco, in questa maledetta e infinita vicenda stadio, sarebbe auspicabile un pizzico di diplomazia. La chiarezza, sia chiaro, è un pregio meraviglioso, Commisso ragione da imprenditore e dal suo punto di vista resta incomprensibile che la politica metta vincoli a chi vuol investire fior di milioni. Ma di certo dire “demoliamo tutto” non aiuta il lungo lavoro che aspetta la Fiorentina prima di godersi il nuovo stadio. Che sia al Franchi, o a Campi. Nardella, in questo senso, è rimasto spiazzato. Non si aspettava dichiarazioni del genere, anche perché il passaggio formale deciso insieme alla Fiorentina prevede il viaggio a Roma, da Franceschini, con in mano lo studio di fattibilità per lo stadio. Una cosa di cui Rocco aveva parlato (domenica scorsa) con l’ex ministro Lotti e con il segretario del presidente Conte. Che Firenze meriti uno stadio nuovo, che il Franchi stia cadendo a pezzi, che così non si possa continuare, non è solo giusto, ma addirittura sacrosanto. Ma certe dichiarazioni, conoscendo la nostra politica, difficilmente aiuteranno a raggiungere l’obiettivo. Oggi comunque ne sapremo di più, Campi è lì, che aspetta la sua occasione. 

Spiace semmai che il solito can can sullo stadio, distolga l’attenzione sulla squadra. Il campionato è partito bene, il morale è in rialzo e sabato Iachini ritroverà anche Pezzella e Amrabat, non due qualsiasi. L’Inter però è avversario tosto, la partita sarà durissima, una vera e propria verifica delle buone impressioni avute sabato scorso. L’augurio è che in campo vada una Fiorentina più coraggiosa rispetto a quella che pur strappò uno 0-0 a Conte. Difesa e compattezza vanno benissimo, a patto però che non manchi il coraggio e la determinazione di tentare il colpaccio. Il mercato poi è ancora aperto, con Chiesa in bilico e Pezzella corteggiato dal Milan. Lo stadio è importantissimo, ma è un progetto lontano. Il calcio invece è adesso. Basta poco per tornare competitivi. Anche senza stadio.