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ROCCO UNA FURIA, ARRIVA DOMANI E VUOLE SPIEGAZIONI DA TUTTI. CACCIARE O CONFERMARE MONTELLA? È TORNATO QUELLO CHE HA PORTATO LA FIORENTINA A UN PASSO DALLA B, SPENTO E SENZA CORAGGIO. O CAMBIA O VA ESONERATO. CHIESA NON VUOLE RINNOVARE, VA VENDUTO

di Enzo Bucchioni

D’improvviso nel mondo di Rocco è calato il silenzio e certi silenzi contano più delle parole, direbbe il poeta. Da giugno ad oggi non era mai successo che lo zio d’America non dicesse la sua. Un commento, un’intervista, una dichiarazione sul sito della Fiorentina, da grande comunicatore quale è, un qualcosa l’aveva sempre detto su tutto quello che strada facendo è accaduto nel mondo viola da quando lui è il presidente. Ieri no. Ieri per coprire la grande delusione, forse anche la rabbia, è calato il sipario su Rocco e dintorni. E il silenzio è come la cenere, sotto sotto c’è sempre qualcosa che cova.

Cosa starà pensando il signor Commisso? 

Cosa avrà detto ai suoi collaboratori con i quali ha parlato per ore al telefono?

Cosa avrà in testa di fare per uscire da questa prima vera crisi da quando guida la Fiorentina?

Tutte domande che girano senza avere risposte certe. Del resto nessuno può esporsi, io almeno (come tanti) non conosco il personaggio a fondo, non sono in grado di capirne le intenzioni, di prevederne le mosse, è da poco nel calcio e il calcio è un mondo strano. 

Rocco è il tipico presidente umorale capace di gesti istintivi ed eclatanti tipo mandar via l’allenatore? 

O invece riflette, cerca soluzioni  e ascolta le parole dei suoi manager che in queste ore trasudano equilibrio e diplomazia?

Non resta che aspettare. Rocco tornerà domani a Firenze e ci starà per un bel po', ma già vedendolo sbarcare, dall’espressione, forse sarà facile intuire il suo stato d’animo. 

Del resto non è facile ritrovarsi d’improvviso nella bufera senza essere attrezzati. Da giugno ad oggi Rocco Commisso aveva calpestato una strada di fiori, tutta in discesa, fra sorrisi e successi, scoprire l’altra faccia del pallone qualche trauma deve averlo provocato. Prendere cinque gol dal Cagliari, perdere malissimo contro la neopromossa Verona sono ferite che bruciano e vanno suturate in fretta. Rocco ha molti appuntamenti sul taccuino e tanti sono i temi da affrontare, ma adesso per lui la prima cosa da fare è capire cosa sta accadendo alla Fiorentina intesa come squadra, allenatore e dirigenti. 

Li guarderà in faccia uno a uno, parlerà chiaro, di sicuro incontrerà personalmente Montella per capire e valutare lo stato d’animo del suo allenatore.

Come ho detto di recente a Joe Barone, nel calcio si possono fare mille cose, tutte belle e tutte giuste, ma alla fine conta soltanto quello che succede in campo. Se la squadra va bene, gioca, soddisfa, diverte, rende orgogliosa la tifoseria, il resto diventa tutto facile. Se non funziona la squadra non funziona nulla. 

Logico che adesso la prima preoccupazione di Rocco debba essere quella e sarà quella. Che lui sia di umore nero è ovvio. Che abbia criticato e contestato molte cose al telefono è più che certo. Ora dovrà capire come intervenire per risollevare una squadra dall’encefalogramma quasi piatto e rimotivare un allenatore in evidente crisi di identità, spaventosamente simile a quel Montella che ha portato la Fiorentina a un passo dalla B soltanto pochi mesi fa.

Del resto sono Montella e Chiesa i grandi temi di discussione. Che Montella e Chiesa fossero i grandi errori dell’estate commissiana mi ero permesso di sottolinearlo da tempo e (scusate la ripetizione) l’ho scritto mille volte, ora questi errori andranno corretti e risolti se c’è ancora tempo. Tutto questo spero che sia molto chiaro a Rocco Commisso altrimenti non c’è via di uscita da questo tunnel grigio imboccato oltre un mese fa.

Confermare Montella per me è stato un errore e lo scrivo dal giorno stesso del rinnovo, è stata una scelta con un altissimo margine di rischio che forse Rocco ha sottovalutato. 

Il passato doveva essere tagliato e Montella faceva parte in pieno di quel passato da dimenticare. Non discuto i pregi o i difetti dell’allenatore (lo farò dopo) e men che meno la persona, il calcio ha delle regole e le regole vanno rispettate. Punto. 

Commisso che prende le distanze dal mondo dei Della Valle e poi tiene l’allenatore dei Della Valle per di più in una profonda crisi, fra esoneri (Milan e Siviglia) e retrocessione sfiorata con i viola proprio non esiste. Era chiaro che alla prima curva il pullman di Montella sarebbe finito fuori strada con tutto il suo carico di negatività. E fuori strada adesso siamo.

Dopo un inizio discutibile, lo dico sinceramente, avevo visto una bella reazione, emotiva e calcistica. La partita con la Juve studiata alla perfezione, il modulo cambiato, la ricerca dell’equilibrio, qualche soluzione (Castrovilli che chiude i movimenti da centroavanti) mi avevano fatto pensare che Montella avesse chiuso i conti con il passato e fosse tornato quello degli anni d’oro. Purtroppo poi invece, gradualmente, l’allenatore s’è fermato. Quel 3-5-2 troppo difensivo e triste è diventato la tomba delle idee. La squadra ha perso certezze e ritmo, s’è intristita e impaurita. Ha rimediato certe partite (Sassuolo, Udinese) per situazioni, ma non ha mai dato l’idea di crescere attraverso un gioco d’assieme, un lavoro personale e di gruppo. Cagliari è stato il tracollo, ma una gara poteva essere derubricata. E invece no. Verona, se possibile, peggio di Cagliari. Perché? Perché il Verona è una neopromossa, ha valori inferiori alla Fiorentina anche senza quattro titolari e la partita l’hanno fatta loro. A calcio hanno giocato loro con grinta, intensità, idee e cuore. Tutte qualità che la Fiorentina non conosce. Montella è tornato nel gorgo grigio. Non prepara bene le partite (che approcci!), non le cambia mai, non ha un guizzo, un’intuizione, non inventa nulla. Dopo la Juve ha messo il pilota automatico e se devi giocare con avversari così diversi come l’Atalanta o il Verona, comunque non cambia nulla. Queste negatività la squadra le avverte. Come mai la Fiorentina non aggredisce, è moscia, fa un pressing blando, fatica a trovare la cattiveria, è scontata e scolastica? 

Tutte domande che aspettano risposte vere perché quelle date fino ad oggi sanno di giustificazioni che peggiorano le cose. Per giustificare la sconfitta di Verona, ad esempio, c’era proprio bisogno di mettere in piazza la poca serenità mentale di Federico Chiesa? 

Questi sono segreti di spogliatoio, rivelare una vicenda così delicata che la società aveva cercato di mascherare (e c’era riuscita) per me è quasi più grave della sconfitta. Se dovessi ragionare di pancia e fossi un dirigente avrei voglia di cacciare Montella proprio per queste parole che denunciano scarsa leadership. Certe cose si dicono quando manca la serenità, quando vedi che il tuo lavoro si scioglie. Quando ritornano i fantasmi del passato. Ma possibile che in quindici giorni, sapendo delle assenze e dopo i cinque gol di Cagliari, Montella non sia riuscito a motivare e mettere in campo undici viola con una rabbia e una voglia di riscatto senza limiti? No. Non ha trovato di meglio che ripresentare Cristoforo e giocare con un terzino all’ala. Calma piatta. Un terzino all’ala, ho detto, ma anche il centrocampo più lento d’Europa e tanta paura addosso da far tremare le gambe.

Voglio cacciare Montella? Non ancora. Ho detto che non l’avrei tenuto, ma oggi tenere o mandar via Montella sta diventando il tema. E la domanda devono porsela anche Commisso, Barone e Pradè.

Un anno di transizione non va confuso con un anno buttato via. Più che di transizione questo deve essere un anno di costruzione e, questo deve essere chiaro, se Montella continuai a non costruire  è inutile tenerlo. 

Questa non è una squadra straordinaria, va detto, per me vale il decimo posto, ha difetti, è stata costruita in fretta, ma proprio per questo, a maggior ragione, vorrei vedere la mano dell’allenatore. Come ha fatto Juric con il Verona, tanto per capirci. 

A parte Castrovilli, c’è un giocatore cresciuto in questi cinque mesi? C’è intensità? Neppure l’ombra, solo mosciume. Avete visto un’idea tattica? Quando mai. A Cagliari non è stato marcato neppure il loro regista (Cigarini) che fa muovere tutta la manovra. E poi, come mai questa squadra non corre ma cammina, sembra un diesel? Come mai non si cambia mai modulo?

Tutte domande (ne avrei molte altre) alle quali Montella dovrà dare risposte sul campo. Ma risposte rapide e credo che più o meno questo chiederà Rocco all’allenatore viola nel faccia a faccia di questi giorni. 

Sabato c’è il Lecce e non mi basterà vincere, è il minimo. Deve iniziare la risalita, a cominciare dall’atteggiamento, passando poi per il gioco. Tre punti non dovranno far felice nessuno se non saranno accompagnati da una Fiorentina diversa da quella vista con Cagliari e Verona, ma anche contro Parma e Udinese in casa, tre punti faticati, gol solo da palla inattiva.

Passo a Chiesa, dopo Montella il secondo errore dell’estate che arriva puntuale come un boomerang a colpire la Fiorentina.

Come con Montella, anche qui c’era una regola che non è stata rispettata. Con il giocatore più forte serve dialogare, non fare la voce grossa. 

Rocco ha fatto bene a tenere Chiesa, ha dato un segnale forte, faceva parte della strategia di arrivo a Firenze. Perfetto. Parallelamente, però, questa decisione andava condivisa con Chiesa e il babbo procuratore. Prima di annunciare pubblicamente le sue intenzioni, per non incrinare un rapporto, per capire, Commisso avrebbe dovuto far conoscere i suoi programmi a Chiesa. Bastava dirgli: so che stavi per andare via per la gloria e per guadagnare, ma hai un contratto, ti voglio ancora un anno, giocami alla grande, facciamo un percorso condiviso, ti rinnovo il contratto e a fine stagione assieme decidiamo a quale squadra venderti se vorrai ancora andar via. 

Niente di tutto questo è stato fatto e il muro dell’incomprensione ora è altissimo. Chiesa non sta bene, non credo si sia rifiutato di scendere in campo per polemica come ipotizzato da qualcuno, ma che non sia sereno è talmente evidente che anche uno di media intelligenza come il sottoscritto lo sottolinea da due mesi. 

Sareste sereni voi se vi avessero infranto il sogno di giocare la Champions, di diventare un campione e magari guadagnare cinque milioni l’anno a fronte di 1,5 più bonus? Ma quello che secondo me ha dato più fastidio è l’essere stato trattato come un giocatore qualsiasi, a rinnovare il contratto è stato chiamato anche Sottil, con tutto il rispetto, e Chiesa no.

Questi, caro Rocco, sono autogol. Chiesa è il giocatore più importante della Fiorentina e pensare di passare altri due anni e mezzo (scadenza contratto nel 2022) in questa situazione è una follia calcistica. Eppure Chiesa, per quel che se ne sa, non vuole più rinnovare e ha come strategia l’attendismo per liberarsi poi a parametro. Non può finire così. 

La trattativa andrebbe avviata subito, ma anche ieri invece, ho sentito Barone dire che non c’è fretta. Chiesa è un valore tecnico e un valore economico che la Fiorentina deve cercare di recuperare, se c’è ancora margine per disegnare un percorso che soddisfi la società e il giocatore va appurato immediatamente. 

Spero che sia Rocco a farsi carico di questa vicenda nei suoi giorni fiorentini perché un caso come questo può far danni anche dentro lo spogliatoio oltre che nel rapporto con i tifosi che in questo momento (ovvio) sono tutti contro il giocatore perché gioca male. E contro Montella che allena altrettanto male.

Ma Montella e Chiesa sono ancora a Firenze perché lo ha voluto Rocco. Tocca a lui uscirne fuori.