SE MIHAJLOVIC E GASPERINI...
Ora che Gian Piero Gasperini ha lasciato l’Inter con un herpes grosso così al labbro inferiore, tritato da 90 giorni infernali in nerazzurro; ora che Firenze ha ricominciato a guardare a Sinisa Mihajlovic con il mal di pancia, il sospetto viene forte e chiaro. E se i due allenatori si fossero scambiati la panchina, come accade ogni tanto per sbaglio agli allenatori che tornano nei loro vecchi stadi? Come sarebbe andata se l’estate avesse portato Mihajlovic da Moratti, come imploravano certi striscioni, e se alla corte dei Della Valle fosse sbarcato Gasperson? Si sa che Corvino non è tra i primi estimatori dell’ex tecnico del Genoa e che Gigi Delneri avrebbe goduto, nel caso, di maggior considerazione, ma è certo che Gasperini alla Viola avrebbe trovato condizioni migliori per coltivare il suo calcio di quante ne abbia trovate alla Pinetina. Avrebbe trovato, per esempio, quegli esterni che ha elemosinato invano al Petroliere. E avrebbe trovato quei centrocampisti di gamba, non ancora in età pensionabile, necessari alla mediana aggressiva che ha sempre caratterizzato i suoi 3-4-3. Con Behrami, Montolivo, Lazzari, Vargas; Cerci, Gilardino, Jovetic avrebbe potuto proporrre ciò che all’Inter dalla mediana giurassica e dalle fasce scarne non ha mai neppure potuto abbozzare. Avrebbe dovuto richiedere solo qualche intervento di mercato per procurarsi interpreti un po’ più adatti alla difesa a 3. E se Gasperini avesse avuto la pretesa di insegnare qualcosa di nuovo, ai Campini non avrebbe trovato nessuno che alzava la mano per dire: “Ehi, Ciccio, noi siamo quelli del Triplete. Noi siamo quelli che insegnano, non quelli che imparano”. Come, più o meno, è successo ad Appiano Gentile. In uno spogliatoio relativamente giovane, affamato di traguardi importanti, Gasp si sarebbe specchiato, e avrebbe trovato la disponibilità giusta per predicare il suo calcio. Gasperini è cresciuto come tecnico allenando i ragazzi, esattamente come Prandelli. Sono entrambi educatori di anime verdi e insegnanti di calcio. Entrambi puntano a un gioco bello e coraggioso. Gasp sembrava l’erede ideale di Cesare, di cui la Fiorentina, sotto sotto, continua a sentirsi orfana. Mihajlovic, al contrario, più che un educatore di gioco, è un gestore di uomini. E’ un capitano che è uscito dal campo, si è infilato i pantaloni lunghi e, cinque minuti dopo, si è accomodato in panchina. Prima ha sbirciato cosa insegnava l’amico Mancini, poi è andato avanti da solo. Sinisa è un condottiero di truppe, è uno spremitore di stimoli. Di una guida del genere aveva probabilmente bisogno la vecchia Inter dei senatori stanchi e potenti per ricominciare a vincere. Sinisa si sarebbe ricollegato direttamente a Mourinho, cancellando in un amen il pacioso faccione di Benitez, la spiritualità di Leonardo toda-joja-toda-beleza e la vocina flebile di Gasperini. Dalle manette di Mou, che amava il rumore dei nemici, alla mistica di Sinisa che ha visto la guerra da vicino e non trema davanti alle bombe. Sotto le briglie forti i Mihajlovic, vecchio amico di spogliatoio, che non avrebbe preteso rivoluzioni, ma avrebbe fatto giocare come sempre, forse la vecchia Inter avrebbe trovato antichi stimoli e Cambiasso avrebbe reso subito al massimo, sbracciandosi in campo come un viglie e dando ordini ai compagni. Sinisa non si sarebbe sentito delegittimato. Avrebbe gestito e urlato con occhi da tigre, convincendo il mondo intero di essere lui il solo e vero allenatore. Non avrebbe avuto bisogno di adattarsi, perché l’Inter è stata a lungo casa sua. Immaginiamo uno scambio come ai tempi della Guerra Fredda, quando i due blocchi si scambiavano spie al Checkpoint Charlie di Berlino. In questo caso, il Check-point Charlie non può che essere Forte dei Marmi. I Della Valle si presentano al Bagno Piero con mocassini Tod’s colorati; Massimo Moratti ci arriva in calzoncini e infradito. I padroni della Fiorentina consegnano Mihajlovic e ritirano Gasperini. Nessuno saluta. Solo un commento di Moratti, tra sè: ''Simpatico, questo scambio'' . Chissà, fosse andata veramente così, l’estate scorsa, Inter e Fiorentina forse oggi non sarebbero tanto distanti dalla Juve.
Luigi Garlando
Prima firma de La Gazzetta dello Sport