SENZA CARICA AGONISTICA, ECCO I LIMITI DELLA FIORENTINA. MANCANO UN REGISTA E UN VICE-SIMEONE. VERETOUT DEVE GIOCARE PIÙ VICINO ALLA PORTA. LA DELUSIONE È PJACA: NON CRESCE. UN PALLONE D’ORO A FIRENZE
La Fiorentina ha buttato via una grossa occasione per fare punti in trasferta, capisco l’irritazione di Pioli. Una Lazio così a pezzi sarà difficile ritrovarla, stanca e senza idee, ha giocato praticamente in nove (Milinkovic e Marusic due fantasmi) e anche gli altri erano sottotono. Contro i viola l’ho vista anche peggio rispetto alle sconfitte contro la Roma e il Francoforte in Europa League, quando ha preso setto gol. I laziali hanno messo in campo soltanto nervi e adrenalina.
Perché la Fiorentina non ce l’ha fatta a rimontare? Per un motivo molto semplice. Questo gruppo di ragazzi al quale vogliamo tutti molto bene per quello che da sette mesi sta dando calcisticamente e umanamente alla Fiorentina e a Firenze, ha dei limiti che alcune volte riesce a mascherare andando oltre, altre vengono fuori abbastanza chiaramente.
Un problema è la gioventù. Ci piace questa squadra giovane, la più giovane d’Europa, ma poi non possiamo lamentarci se sotto porta non c’è la freddezza, se spesso si sbaglia l’ultimo passaggio, se alcune fasi della partita non sono lette bene, oppure se ci sono cali di prestazione da una gara a un’altra. Caso mai dovremmo chiederci perché hanno fatto una squadra così giovane. Perché?
Anche qui la risposta è semplice, i Della Valle non volevano spendere, i giovani semisconosciuti costano meno e guadagnano poco di ingaggio, se poi te ne va bene qualcuno puoi fare anche plusvalenza futura.
Ad esempio, mi fanno sorridere quelli che criticano Lafont. L’ho visto anch’io che è colpevole sul gol di Immobile, ma cosa pretendete da un ragazzo di 19 anni piombato senza rete nel campionato più difficile del mondo per le tensioni e le pressioni che comporta ad ogni partita? E’ un talento, un diamante grezzo, va fatto crescere, aspettato, aiutato. Ma anche questa è una scelta societaria. Con otto milioni si poteva trovare un buon portiere pronto subito, ma avrebbe chiesto minimo un milione di ingaggio e sto basso. Con Lafont ci sono dei rischi sull’immediato, ma guadagna pochissimo e crescerà. Ma dietro non c’è neppure un portiere esperto che possa aiutarlo a migliorare o magari dargli il cambio all’occorrenza, anche qui per risparmiare. Quindi Lafont è questo nel bene e nel meno bene, proteggiamolo e basta.
La Fiorentina è una squadra imperfetta anche perché non ha un regista. Non si è voluto accontentare Badelj per una questione di ingaggio (alla Lazio gli hanno dato 300 mila euro e un anno in più di contratto), non s’è comprato un sostituto perché quelli bravi costano e guadagnano. E non ci vengano a raccontare storie, non è vero che Pioli ha voluto giocare senza regista classico, tanto più che lui stesso tre giorni fa ha ammesso di aver provato fino all’ultimo a convincere Badelj senza successo. Veretout è un ripiego più che un’intuizione. Da buon aziendalista, Pioli si è arrangiato. Intendiamoci, il giocatore è forte. Sa fare molte cose, praticamente tutti i ruoli, s’arrangia anche da perno basso del centrocampo, ma non è un regista per passo e caratteristiche tecniche. Si vede l’assenza di un organizzatore di gioco in grado di dare i tempi alla squadra, di un palleggiatore all’occorrenza o di un lanciatore lungo di precisione in grado di cambiare gioco. Veretout si arrangia bene, ma non è il massimo da regista e soprattutto manca dove dovrebbe stare, cioè nel cuore del campo, a ridosso degli attaccanti, a metterci rabbia, muscoli, corsa, assist e tiro. Veretout deve giocare come gioca Nainggolan, è li che si esalta. Ma se compri Norgaard, Edimilson, Dabo e ti fai prestare l’incostante Gerson, la coperta è corta e Veretout è obbligato a stare davanti alla difesa. Non è finita.
E’ un anno che lo diciamo: manca un vice-Simeone. E allora non lamentatevi se il Cholito lo vedete stanco sottoporta, se non segna: non ci sono alternative. Se non Mirallas falso nueve. Sarebbe servito un vecchio arnese di goleador, uno alla Quagliarella tanto per capirci, capace di stare buono in panchina, ma capace anche di diventare un’arma in più o una alternativa. Tanto per dire, appena domenica, nell’ultimo quarto d’ora con la difesa della Lazio ferma come i pali della luce (cit. Claudio Baglioni), uno così non l’avrebbe messa dentro? Certo che sì. L’anno scorso se ne sono accorti e hanno preso Falcinelli. Anche no, grazie. Quest’anno zero su zero, c’è Vlahovic acerbo (18 anni), perché un giocatore così costicchia e se non costicchia, guadagna bene. Magari poi facciamo un contratto di tre anni al pensionato Thereau (e si paga ancora il povero Maxi Olivera), ma questo è un discorso vecchio. Il mercato dell’estate scorsa, per altro chiuso in parità, circa 45 milioni di uscite (molte per la Primavera), altrettanto di entrate, ha dato alternative in panchina e più scelte a Pioli, con giocatori che l’anno scorso non c’erano, ma non ha portato valori in grado di farti fare un deciso salto in avanti.
L’unico vero, sopra la media, si chiama Pjaca, ma finora è una delusione. Andatevi a rivedere certe gare dell’Europeo del 2016 per capire cos’era Pjaca e cosa è adesso. Si sbloccherà? Lo speriamo tutti. Un tridente Chiesa-Simeone-Pjaca al massimo dei giri potrebbe davvero dare una bella carica di entusiasmo, di gioco e di gol. Aspettiamo fiduciosi, ma fino a quando? Non mi pare ci siano alternative, a volte per sbloccarsi basta poco. Ma anche qui mi chiedo: non era meglio prendere quel De Paul trattato, quasi chiuso e poi mollato perché l’Udinese voleva otto milioni senza Eysseric come contropartita? Forse sì.
Questa è la realtà, l’ho detto e scritto mille volte. Se tieni il monte ingaggi ben al di sotto i 40 milioni e fai una squadra giovanissima, è difficile fare programmi o puntare degli obiettivi ambizioni che vadano oltre l’Europa League se va bene.
Bisogna vivere alla giornata. Sperare che tutto funzioni. Che i giovani maturino in fretta. Che si esaltino. Le partite belle le abbiamo viste (Inter soprattutto) e ne vedremo ancora, ma contro l’Atalanta e la Lazio quel qualcosa in meno è apparso evidente.
Questa squadra vive di strappi, di folate, di aggressioni in massa improvvise, di verticalizzazioni di Chiesa e su Chiesa, quando questa carica si abbassa, il potenziale tecnico soprattutto del centrocampo è chiaramente discutibile. Non vorrei, ma lo temo, che la preparazione anticipata per una Europa League che poi non è arrivata, abbia garantito una partenza del campionato a mille all’ora e adesso qualcosa si stia pagando.
Questo ragionamento dove vuol portare? Semplicemente alla realtà. Se andate dietro ai trombettieri che fino a qualche giorno fa vi hanno raccontato che questa squadra è da Champions, che Corvino ha fatto un mercato meraviglioso e via di questo passo, non ne usciamo fuori. Non è così.
Questa è una squadra da amare per i valori che esprime, da sostenere perché i giovani ci piacciono, sono da incoraggiare e tifare come soltanto il Popolo Viola sa fare, ma con la consapevolezza che non si può chiedere di più. Se ci si accontenta, alla fine magari potrà arrivare qualche soddisfazione. Se si puntano obiettivi troppo alti per questo gruppo, troppe aspettative, c’è il rischio della delusione con tutto quello che ne consegue.
Pioli ha fatto un gran lavoro, ha tenuto insieme questi ragazzi, li sta plasmando al meglio. Ma anche da lui, a volte, è logico aspettarsi di più. I ragazzi a volte vanno liberati dalle gabbie tattiche. Altre volte è bello anche cambiare. Il calcio non è solo movimenti ripetuti mille volte, gli stessi schemi, gli stessi moduli. Un’intuizione? Un guizzo? E’ chiedere troppo?
Contro la Lazio, ad esempio, nell’utlimo quarto d’ora quando la Lazio era sulle ginocchia, avrei fatto entrare Dabo in mediana per dare forse fisica e non il molle Eysseric, spostando proprio Veretout dietro Simeone nel 4-2-3-1. Eysseric è lento, Veretout sarebbe stato rock. E questa, secondo me, è una squadra filosoficamente da rock.
Chiudo parlando di altro sport, ma sempre di sport. Ho come la sensazione che Firenze a volte non valorizzi tutto il suo potenziale. Per quei due gatti che non lo sapessero, la settimana scorsa hanno assegnato il Pallone d’oro alla carriera a Gianni De Magistris. E’ il più grande di tutti i tempi. Uno dei più grandi campioni dello sport italiano. Se andate oltre l’Osmannoro, in Italia e all’estero, lo venerano. Dentro le mura invece non ci rende conto che De Magistris è un enorme patrimonio sportivo che potrebbe dare una spinta in termini di conoscenza, esperienza, popolarità e carisma sportivo, non solo nella pallanuoto. Forse è ingombrante, per i piccoli è più facile circondarsi di piccoli, si maneggiano meglio. Lo dico non perché è un amico, ma perché ho altri amici campioni di vari sport sparsi dovunque e vedo la differenza.