SI SOFFRE? È IL CALCIO, BELLEZZA
Era il 1952, quando usciva negli Stati Uniti, il capolavoro di Richard Brooks: ‘L’ultima minaccia’. Della famosa opera, è rimasta nel lessico comune, la battuta che la faccia di pietra di Humprey Bogart impersonando un direttore di giornale, pronunzia dinanzi alle minacce di un gangster che gli intima di non stampare il giornale dove il giornalista conduce una campagna di stampa contro la criminalità, il boss minaccia: ‘stampa quella roba e sei un uomo morto’, ma Humprey gli risponde picche, con un cenno al poligrafico dà l’ordine di avviare le stampe e allunga la cornetta per far sentire al boss il rumore della rotativa in funzione.
Il gangster, sulle prime non capisce e domanda ‘cos’è questo baccano?’, Bogart entrando nel mito gli risponde: ‘è la stampa bellezza’. Il preambolo è per dire che dopo ieri, ennesima partita da vincere ed ennesimo pareggio. Con il terrore della retrocessione che invade la città, con la malasorte (andrà pur detto) che nega ad un ispirato e finalmente pugnace Ribery di insaccare nel finale e vincere la gara, la palla si stampa sul montante. Con i buoni segnali, tipo l’Amrabat finalmente ritrovato, il lavoro di Prandelli che inizia a fare effetto e lo spirito del gruppo che s’intravede in una squadra che rimonta lo svantaggio e, alla fine dei 90’ , meriterebbe più del punto, comunque prezioso, che raccoglie col Sassuolo. Con tutto il cumulo delle emozioni che ci dà la Fiorentina, la frase di Bogart si attaglia al caso nostro: ‘è il calcio bellezza’, lo sport con poche certezze, se non quella di sentire il sangue che scorre nelle vene.
Proprio come scorre alla squadra viola che, malgrado la zoppìa di questo campionato, non appare una squadra senza carattere, di quelle che si fanno mandare in serie B, con un calcio nel sedere. Ma c’è da soffrire, dirà più di qualcuno... beh è il calcio bellezza, uno sport il cui brutto è il suo bello. Come è brutto vedere la palla calciata da Ribery stamparsi sul legno, invece di gonfiare la rete. E nel contempo è bello, meraviglioso, sentirsi il cuore che salta in petto, l’urlo ritornare in gola, senza sortire impetuoso, è il calcio bellezza. In molti ne soffrono, ma l’imponderabile pallone, rotola fregandosene,nello sport in cui la matematica è un’opinione, tant’è che ad una somma di milioni, non corrisponde per forza un totale di campioni, qualità e vittorie. Ma dove ad una somma d’emozioni, belle e brutte, corrisponde un totale d’amore, perché che se ne soffra o meno, il calcio si ama. C’è chi soffre troppo, dicevamo, ma ci sono anche i consapevoli, quelli che non reagiscono con isteria, ma suggono il midollo della vita come diceva Keating, professore dell’austero collegio inglese ne ‘L’Attimo fuggente’, altro grande film col compianto Robin Williams.