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SIMEONE TORNI A PENSARE DA NUMERO 9. LA MEDIANA FA GOL, MENO MALE… RETI: NESSUN AIUTO DALLA PANCHINA. IL MISTERO PJACA

di Mario Tenerani

Gli attaccanti, nessuno escluso, attraversano periodi in cui non la butterebbero dentro nemmeno con le mani. La narrazione del calcio è piena di capitoli così. Simeone è in buona compagnia, senza dimenticare che con i suoi 23 anni è ancora giovane. L’ansia da gol mancato ha il sopravvento, la porta diventa sempre più piccola, mentre il portiere assume le proporzioni di un gigante, i riflessi si appannano, le gambe tremano dinanzi all’opportunità di segnare. Poi basta un battito di ciglia, il tempo di un flash, e tutto passa quando la palla finalmente varca la linea di porta. Da quella frazione di secondo solitamente il destino cambia direzione e i gol tornano a tener compagnia al loro padrone. 

Simeone si trova ancora nella prima fase, quella dell’ansia. Il Cholito non segna dal 19 settembre a Marassi (1-1 con la Samp). In totale 610 minuti di astinenza, non pochi. Solo 2 centri all’attivo, una miseria. Con la Roma è stato evidente il suo condizionamento: sulla palla di Chiesa - Federico, in quella posizione di solito attratto dalla porta avversaria come una calamita, ha scelto la generosità -, Simeone non ha neppure accennato ad avventarsi… Come bloccato da una forza più grande di lui. Giovanni si è dimenticato di essere un centravanti, questo è il problema psicologico da risolvere. Un numero 9 crede ciecamente in ogni pallone: pulito, sporco, strano, impossibile. Crede nell’errore potenziale del difensore anche quando, quest’ultimo, è in netto vantaggio. Perché certe volte succede che sbagli oppure che un rimpallo lo tradisca e allora il numero 9 è pronto a punirlo. Giovanni deve tornare a pensare da centravanti. Lo possono aiutare Pioli e il suo preparatissimo staff, i dirigenti con le loro coccole, i tifosi, ma alla fine solo Simeone può rimettersi in moto, tirarsi fuori dalla palude. Questo è il momento di farlo, a costo di uno sforzo sovrumano, ma è il suo mestiere ad imporglielo: va bene l’apporto alla manovra, benissimo giocare per e non sulla squadra, ma dopo servono i gol, non c’è niente da fare. Simeone oggi è un caso, domani deve tornare ad essere quello per cui lo conoscevamo, una risorsa. 

La Fiorentina è oggetto di critiche per il suo gioco monotematico, palla a Chiesa, ma in realtà non è così. E’ vero che tra Federico e gli altri c’è una differenza marcata -  tanto da rendere Chiesa un calciatore già pronto per palcoscenici internazionali -, ma la squadra comunque crea occasioni, davanti alla porta ci arriva, salvo poi divorare gol già fatti, come ad esempio è accaduto con la Roma. Sono anche i numeri a dimostrarlo: la Fiorentina ha segnato 17 gol complessivi (c’è dentro anche l’autorete di Skriniar), ma le punte hanno timbrato solo 5 volte. Chiesa e Simeone doppietta a testa, quindi Pjaca. Il centrocampo, invece, è già a quota 8 anche se è curioso registrare che 7 di questi gol sono stati fabbricati da due protagonisti dello scorso anno, Benassi (4) e Veretout (3). Il francese ha firmato le marcature dal dischetto, confermando la sua specialità. Un anno fa ne fece 4 su rigore, equamente divise tra campionato e Coppa Italia, sbagliando dagli 11 metri solo a Torino contro i granata. Per la cronaca, il centrocampista transalpino multiuso, nella passata stagione ha segnato anche 2 reti su punizione, mettendo in mostra una straordinaria inclinazione per i piazzati. L’altro centrocampista marcatore in campionato è stato Gerson. 

La difesa ha portato 3 gol: la somma fa 11 reti prodotte da terza e seconda linea. Meno male ci hanno pensato loro… 

La panchina, intesa come alternative, non ha dato fino ad oggi una mano a Stefano Pioli. Nessun subentrante ha fatto gol… Un dato triste considerando che il tecnico dopo 11 giornate ha utilizzato 21 giocatori, facendo capire che lui nella rosa ci ha creduto.  

La giornata di campionato non ha reso felici i viola, c’era da aspettarselo. Torino e Sassuolo hanno scavalcato la Fiorentina, la Samp in virtù della sconfitta è dietro ad un punto, mentre si è rifatta sotto l’Atalanta. Se finisse oggi i viola sarebbero fuori dall’Europa, per fortuna ci sono ancora 27 giornate da disputare. Dodici mesi fa la Fiorentina era al settimo posto in classifica dopo la sconfitta di Crotone - in compagnia di Milan e Torino -, ma aveva gli stessi 16 punti di oggi. Dunque, per ora, la Fiorentina sta facendo lo stesso campionato della stagione passata. Ognuno tragga le conclusioni che vuole… 

Chiudiamo col mistero Pjaca. Perché non rende? Perché non si libera di quel mantello di timidezza? Perché il suo talento ha l’elettroencefalogramma piatto? Firenze dovrebbe essere il suo trampolino invece sta diventando la sua prigione. Eppure in riva all’Arno Pioli gli ha ha dato la cosa più bella che possa desiderare un calciatore, la maglia di titolare. Fino a Torino, almeno, perché una settimana fa è stato messo fuori e con la Roma è tornato in panchina, pare per una lieve indisposizione fisica. Pjaca poi è subentrato - al posto di un Mirallas versione fantasma -, ma la sua presenza non si è notata. Anche il croato deve aiutarsi da solo perché il tempo è scaduto.