SOLITO CAOS: LA FIORENTINA NEI MOMENTI DECISIVI NON PROTEGGE I SUOI UOMINI E IL SUO LAVORO. ADV NON CONVINCENTE, DEVE ATTACCARE NON DIFENDERSI. OTTO FINALI, MA SEDICI PUNTI NON BASTANO. BERNA ALL’EUROPEO
Martedì scorso ci eravamo lasciati dicendo che fatico a comprendere questo momento della Fiorentina e continuo a faticare anche dopo le parole di Andrea Della Valle. Ci sono davanti le otto partite che decideranno la stagione con il terzo posto ancora possibile nonostante i due deludentissimi pareggi contro Verona e Frosinone, le ultime della classifica. Crederci è un obbligo, può aiutare il calendario, sicuramente più difficile per la Roma, ma leggermente più complicato anche per l’Inter. Può dare una mano lo straordinario pubblico di Firenze che nei momenti decisivi c’è sempre, ma ci dovrebbe essere soprattutto una straordinaria coesione fra società, dirigenza e squadra. Dovrebbero crederci tutti, ma soprattutto loro: fortemente, ossessivamente, disperatamente.
Purtroppo, e qui entra in ballo la mia delusione mista a insoddisfazione, non vedo quell’atteggiamento coeso, duro e deciso che sarebbe necessario quando ci sono da giocare otto finali per centrare quel terzo posto che significherebbe un grande traguardo e, tra l’altro, una cinquantina di milioni.
Sarebbe il momento della testuggine, vorrei vedere la Fiorentina rabbiosa, orgogliosa, unita contro tutti gli avversari, calcistici o mediatici che siano, e invece ancora una volta la società e la squadra viola sembrano terra di nessuno, tra il basso profilo e l’ineluttabilità di certe partite e di certi eventi.
Non a caso voci e controvoci di un possibile addio di Sousa, di un cambiamento traumatico di tutto lo staff dirigenziale, da Rogg in giù, passando per Pradè e Angeloni, del ritorno di Corvino con la cessione di diversi giocatori, riempiono le pagine e soprattutto le bocche di molti. Troppi.
Secondo me non è un caso. E se tutto questo, diciamolo, è giornalisticamente normale soprattutto quando gioca la nazionale e il campionato si ferma, di sicuro mettere il discussione il lavoro fatto quest’anno, può aiutare a minare le certezze che sono rimaste alla Fiorentina non brillantissima delle ultime settimane. E in certi momenti tutto fa.
Non ci sembra normale, quindi, l’atteggiamento della società viola che assiste senza replicare al massacro della sua catena di comando, da cambiare come se avesse fatto disastri, e non invece un campionato oltre le aspettative. E non si ribella neppure quando questa squadra viene descritta come facile supermarket per le grandi.
E’ vero che smentire tutte le notizie che appaiono in sede di mercato è solo tempo perso e come diceva quel saggio , ma a tutto c’è un limite.
Lo diciamo, sia chiarissimo, soltanto nell’interesse della Fiorentina che in questi due mesi dovrebbe compattare anche l’erba dello stadio per ottenere il massimo della concentrazione e della dedizione da parte di tutti.
E’ anche per questo che dal discorso dell’altro giorno di Andrea Della Valle ci saremmo aspettati parole più dure, più decise in difesa del suo staff dirigenziale e di conseguenza anche della sua gestione. Della Valle doveva andare all’attacco, esaltare un campionato finora oltre le previsioni, e non stare sulla difensiva.
Probabilmente anche a lui qualcosa di quest’anno non è piaciuto, a un certo punto ha pensato che si poteva e si doveva fare di più, ma questo non è il momento dei rimpianti, delle riflessioni e men che meno della sincerità.
Adv doveva solo esaltare con forza il lavoro di Rogg, Pradè e Angeloni, confermandoli a gran voce. Senza manifestare perplessità sul mercato di gennaio (gli è piaciuto all’ottanta per cento) avrebbe dovuto dire tutto il bene possibile del gruppo e del suo team.
Se qualcosa non è andato (e non è andato) i processi e le decisioni andranno prese soltanto a fine stagione, ma questo si sa. Oggi doveva passare solo il messaggio che questa è stata una stagione positiva (vero) e grazie al contributo di tutti può ancora diventare esaltante.
L’allenatore e la squadra, invece, andrebbero tenuti di più sulla corda e Adv dovrebbe riflettere anche sugli effetti della sua assenza da Firenze durata troppo tempo. Capiamo le motivazioni, ha ragione quando dice di amare Firenze e la Fiorentina, di aver investito e di non meritare contestazioni, ma l’aver fatto passare un altro messaggio negativo come quello del suo disamore, non aver più controllato e supportato da vicino il lavoro di Sousa, ha contribuito alle difficoltà motivazionali.
Morale: l’assenza non è stata solo una risposta piccata a chi contesta (continueranno a farlo) ma ha invece danneggiato il lavoro della squadra che si è sentita più sola.
Il calcio è un mondo strano. Ci sono equilibri che si spostano per una parola, ci sono regole che sembrano assurde, ma funzionano. Oltre ai dirigenti, attorno alla squadra ci deve essere anche il presidente, quello che decide e paga. Soprattutto in questi momenti e compatibilmente con i suoi impegni, Adv dovrebbe programmare anche qualche trasferta per caricare la squadra. Sfortunatamente da più di un mese si è sommata anche l’assenza del presidente Cognigni che ha pieni poteri e i giocatori lo sanno, e anche questo ha contribuito all’incertezza.
Forse c’è ancora modo di riprendersi la Champions (forse). Sarebbe una beffa non arrivare quarti. Il quinto posto, dopo la stagione che è stata, sarebbe solo una delusione.
Detto questo, otto partite sono poche, ma anche tante. Ho visto perdere degli scudetti con vantaggi maggiori. La Fiorentina deve crederci e può farlo solo tornando quella squadra vista in autunno con quell’allenatore dentro la partita e dentro il gruppo. Ci sono 24 punti in palio, vincere otto partite a fila è possibile. Di recente ce l’ha fatta la Roma. Provarci è un obbligo. Ma senza illusioni, ho letto perfino che sedici punti potrebbero bastare. Mi sembra un’utopia, ce ne vogliono di più, ma tutto può essere.
Nel frattempo, tornando brevemente alle voci e a Corvino, la stima di DDV per il Ds credo sia inalterata. Se volete la mia, come ho sempre detto, ho la sensazione che Corvino, se la Fiorentina lo chiamasse e nessuno per ora ci ha pensato, tornerebbe per l’affetto che lo lega alla dirigenza, ai colori viola e alla città, ma sa benissimo che tornare dove si sono fatte grandi cose è sempre rischioso. E complicato. Vedremo.
A proposito di Corvino, vedremo anche Bernardeschi in nazionale agli Europei. Scrissi tre mesi fa, in gennaio, della voglia di Conte di convocare il giovane viola per poi portarlo agli Europei qualora si fosse integrato subito nel gruppo azzurro. Ha cominciato alla grande, la Francia lo aspetta.
E se la Fiorentina pompasse un po’ di più questa bella storia tutta viola, tutta toscana, tutta italiana, secondo me farebbe un gran servizio al lavoro dell’intera società, ma anche al calcio italiano. I talenti ci sono ancora, le bandiere possono rinascere e Bernardeschi può essere un esempio per tutti.