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SOLO DDV TIENE IN SELLA CORVINO. MA CRESCONO I DUBBI: SENZA COPPA ITALIA UN’ALTRA RIVOLUZIONE. TUTTI I NUMERI E I NOMI DEI GIOCATORI DEL CORVO: È UN FALLIMENTO TECNICO. SCONTRO CON COGNIGNI, PIOLI È GIÀ UN EX. D’AVERSA TROPPO ITALIANISTA

di Enzo Bucchioni

La sconfitta di Cagliari fa male, ma non deve meravigliare più di tanto. Una settimana prima con la Lazio era stata più o meno la stessa storia, ma questa Fiorentina ha sofferto quasi sempre, anche con il Chievo ultimo in classifica, con il Sassuolo, la Samp, pure con l’Empoli in casa, con chiunque. Non ricordo una partita ben giocata, con maturità tattica, vinta e guidata dall’inizio alla fine. Poi spesso ha recuperato molti risultati grazie al carattere, alla voglia di non mollare mai, all’attaccamento alla maglia encomiabile di questi ragazzi, ma questo è un altro discorso: i limiti tecnico-tattici di questa squadra sono sempre stati evidenti, di sicuro dal giorno in cui si è chiuso il mercato l’estate scorsa con tante, troppe lacune. Facciamo un giochino un po’ sadico: provate a pensare cosa sarebbe di questa Fiorentina e dove potrebbe essere in classifica senza Chiesa. La risposta è drammatica e il discorso potrebbe chiudersi qui. Invece va aperto adesso come non mai e sviscerato nei dettagli per sperare in un futuro diverso e migliore.

Su una cosa dobbiamo convenire: trattasi del fallimento di un progetto tecnico e fra breve lo dimostrerò con i numeri e i nomi.  E nessuno deve pensare che il trend possa mutare non rinnovando il contratto a Pioli, semplicemente cambiando allenatore come stanno cercando di far credere quelli del Club della bistecca. Consiglio di cambiare nome e nazionalità, che ne pensate di trasferirsi in Argentina e fondare il club dell’Asado? Potrebbe essere un’idea.

Però qualcosa si sta muovendo, anche in Fiorentina la riflessione è in atto. Sarebbe rimasto ancora e soltanto Diego Della Valle a sostenere Pantaleo Corvino, ma i dubbi su un progetto tecnico che va avanti da tre anni ed ha portato a risultati ben inferiori alle attese, stanno crescendo anche all’interno della società. Del resto lo dicono anche i numeri: tre anni senza Europa non era mai successo, trattasi del periodo più negativo degli ormai lunghissimi diciassette anni dei Della Valle in viola. L’obiettivo fissato dalla proprietà per quest’anno era il settimo posto, tanto per fare un esempio: ampiamente mancato. 

Nessuno ce l’ha con Corvino che in passato aveva fatto molto bene, ma oggi è un’altra storia. Del resto quando si lavora si può far bene e si può sbagliare, ma quando i risultati sono nettamente al di sotto di ogni aspettativa è anche logico che chi sbaglia debba renderne conto e assumersi le responsabilità. Su questa linea sarebbe schierata gran parte della società, a cominciare da Andrea Della Valle che il ritorno di Corvino voluto da Diego non aveva mai condiviso fino in fondo. Il silenzio imbarazzato e imbarazzante di questi giorni bui è dovuto semplicemente all’attesa per la semifinale di ritorno della coppa Italia, non si vuole turbare l’evento. E’ vero che l’impresa è difficilissima, ma il calcio è strano. Questa squadra imperfetta, lo abbiamo appena detto, ha doti caratteriali che spesso l’hanno portata oltre i limiti. C’è la speranza che possa succedere ancora. Se (tocchiamo ferro) non dovesse succedere (ma anche se succedesse) mi sembra inevitabile che dopo tre anni si riparta con un progetto nuovo e uomini diversi. Nelle aziende si fa così e la Fiorentina è una grande azienda.

Sono i risultati, ma soprattutto i numeri che inchiodano Corvino. In tre anni ha portato a Firenze una cinquantina di giocatori. Di questi una trentina non hanno quasi mai giocato, sono stati bocciati e già questo dato è drammatico, trattasi di evidente errore di valutazione.

Di questi cinquanta giocatori sedici sono arrivati in prestito con diritto di riscatto, ma tre soli sono stati riscattati (Pezzella, Biraghi e Laurini). Altri sono in attesa (Pjaca, Mirallas, Muriel, Edimilson e Gerson) e il grosso è stato bocciato e restituito vale a dire Sportiello, De Maio, Tello, Salcedo, Toledo, Gil Dias, Falcinelli, Lo Faso e Chrzanowski .

Fra quelli acquistati e bocciati alcuni sono stati rivenduti subito (Milic e Gaspar), altri dal futuro incerto sono in prestito in Italia e all’estero. Parlo di Diks, Dragowski, Saponara, Cristoforo, Olivera, Maganijc, Graiciar, Zekhnini, Castrovilli, Thereau, Eysseric. Altri ancora come Norgaard, Dabo, Hancko e pure Ceccherini, sono stati sottoutilizzati e un motivo ci sarà. 

Dopo cinquanta acquisti se ti rimane una squadra con appena una decina di certezze e basta, non ci vuole molto a capire che trattasi di mercati sbagliati, pieni di errori, scommesse finite male ed esperimenti, la squadra sembra una porta girevole, quando invece servirebbero certezze, programmazione e la costruzione graduale di un gruppo tassello per tassello. Tre anni sono tanti, il tempo materiale per porre basi tecniche c’era, le risorse pure. I giocatori venduti sono stati trentuno, ma se passiamo dall’aspetto tecnico a quello economico, vanto di Corvino, anche qui le cose non tornano.

Per tutti i giocatori comprati fino ad oggi dal 2016, Corvino ha speso 168 milioni più una trentina di milioni per le provvigioni agli agenti. Quasi duecento milioni per costruire una squadra da decimo posto. Sono stati venduti giocatori per un corrispettivo di 160 milioni di valore, ma adesso (purtroppo per Corvino) quei giocatori hanno un valore di mercato di circa 339 milioni.

E’ vero che anche per gli acquisti fatti il valore è aumentato e adesso siamo attorno ai 250 milioni di valore con un aumento di 52 milioni circa al netto delle provvigioni, ma balzano agli occhi i 179 milioni di ipotetiche plusvalenze perdute, figlie di cessioni affrettate o chiuse male come, ad esempio, quella di Bernardeschi per una quarantina di milioni appena. Per non parlare di Alonso, Vecino o dello stesso Ilicic.

Ma, siccome nessuno è perfetto, non vado oltre nei conti che spesso sono trippa di gatto. Resta un dato inconfutabile: fra acquisti e provvigioni pagate, questa squadra è costata duecento milioni. I conti tornano? La risposta la daranno i Della Valle e i manager della Fiorentina che presto saranno chiamati a rispondere alle contestazioni dei tifosi. E’ chiaro che il progetto non sta in piedi. E’ altrettanto ovvio che questo non può essere il livello della Fiorentina. Ma attenzione, e lo scrivo da due anni, nessuno chiede investimenti e pioggia di denaro, tenete presente che il Siviglia in autofinanziamento ha vinto tre Europa League. Senza pensare all’Ajax che fattura 90 milioni meno della Fiorentina e ha un monte ingaggi di soli 29 milioni. Si tratta di scegliere gli uomini giusti, avere idee, agganci forti con il mondo del calcio internazionale, fare programmi di lavoro condivisi, lavorare in pool e tante cose che alla Fiorentina non succedono. E si vede.

Ai trombettieri invece di suonare trombe, ma anche campane, consiglio oggi il silenzio d’ordinanza. Silenzio e riflessione per la Fiorentina e non per amicizie, convenienze o, peggio, interessi personali. Su Pioli, ad esempio. Nessuno voleva cacciarlo dopo Cagliari. Serve ancora tenerlo per scaricare su di lui tutte le responsabilità. Colpe ne ha, ma parziali. Le più grandi sono di altri. Inutile girarci attorno come fa qualcuno: Pioli è l’ex allenatore della Fiorentina come scritto già un mese fa e lui l’ha capito perfettamente. Lo scontro a distanza di ieri è l’ultimo atto di un addio che durerà fino a maggio. Un peccato, poteva finire meglio.

Sul sostituito non c’è ancora un’idea precisa. Faggiano, il ds designato da Corvino, pare abbia suggerito D’Aversa che a Parma sta facendo bene. Non mancano i dubbi per il suo gioco troppo italianista, ma il lungo casting fatto di tanti nomi è in corso. Non escluderei sorprese. Ma, soprattutto, per avere un quadro più preciso è necessario aspettare almeno un mese. Poi capiremo: rivoluzione o correzioni?