STADIO, VENDERE DURI DI MENTA NON FA VINCERE. LO DICE ANCHE ACF
L'approfondimento della scorsa settimana, titolato “Senza squadra competitiva pochi vantaggi dal nuovo impianto”, che spiegava come alla base dell'aumento degli introiti sia fondamentale una sapiente gestione del comparto sportivo, ha stimolato il dibattito tra i pro ed i contro questa teoria e, ieri, la questione è stata rinfocolata in occasione della pseudo-conferenza stampa del Presidente della Fiorentina Rocco Commisso (con domande dei colleghi che hanno scelto di partecipare inviate un giorno prima). Una “conferenza” dove, come da tradizione oramai consolidata, il patron viola ha evitato di parlare di calcio e di obiettivi. Un intervento che sembrava in stile Informacionnoe Telegrafnoe Agentstvo Rossii - Telegrafnoe agentstvo svjazi i soobšenija, e che, vista la qualità del collegamento, sicuramente ha ricordato i tempi della Telegrafnoe Agentstvo Sovetskogo Sojuza.
Sostenere che “senza nuovo stadio si vivacchia” è considerata una forzatura anche dalla Fiorentina stessa. Tant'è che il Club viola lo ha messo nero su bianco nel settembre 2020, durante la presentazione alla stampa dello studio commissionato dalla Società a Deloitte, che si intitolava “Impatti Economici del Nuovo Stadio Artemio Franchi”.
Nel documento, tra l'altro, veniva evidenziata la situazione dei ricavi del Club nella stagione 2018/2019 (93 milioni), che grazie ad un nuovo impianto ed a strutture connesse avrebbe potuto aumentarli fino a 225 milioni per stagione sportiva.
Questi 225 milioni di introiti da quali flussi sono determinati? Lo specifica il documento di Deloitte. Il 49% (Diritti televisivi, LEGA e sponsor) per “aumento dei ricavi come conseguenza della nuova posizione in classifica”; il 30% (Qualificazioni UEFA)“Nuovi ricavi prodotti dalla qualificazione in competizioni europee”.
Tradotto: quasi l'80% (precisamente il 79) dei proventi di questi potenziali 225 milioni sarebbe determinato dai risultati sportivi.
Scorrendo la ripartizione si legge che il 12% deriverebbe dal Ticketing, ovvero “Aumento dell'affluenza media per partita e del numero di partite giocate (UEFA), con allineamento (aumento, ndr) dei prezzi”. Lo studio, inoltre, evidenzia che nella stagione 2018/19 la vendita di biglietti ed abbonamenti pesava per il 9% degli introiti. Ricordiamo ai lettori più distratti che nella stagione 2018/19 la Fiorentina non giocò le coppe europee, era reduce da un campionato precedente anonimo, e si salvò dalla Serie B l'ultima giornata. Per la squadra gigliata fu l'ultimo anno sotto la guida della vecchia proprietà che, duramente contestata dalla tifoseria, a giugno vendette a Rocco Commisso. Va da sé che il Franchi registrò incassi e presenze di pubblico deprimenti (ma pur sempre producendo il 9% dei proventi – 8,4 milioni come ricorda lo studio Deloitte). Ma nella stagione 2014-15, dove il Club Viola giunse alla semifinale di Europa League, alla semifinale di Coppa Italia e al quarto posto in Campionato (che allora non dava accesso alla Champions League e qualificava all'Europa League), tra biglietti ed abbonamenti incassò oltre 15 milioni di euro: quasi il doppio della stagione del passaggio di proprietà.
Un nuovo impianto, indubbiamente, sarebbe un aiuto per le casse del club. Per dormire basta un letto, ma il prezzo di un hotel a 4 stelle è diverso da quello di una pensione. Oltretutto gli alberghi di lusso offrono extra, come centri benessere e ristoranti che servono piatti squisiti. Pertanto i potenziali clienti, difronte alla proposta dei servizi, saranno disposti a spendere di più. Ma se, in questa metafora, si constatasse che il personale che dirige e lavora nella struttura stellata è campione di scortesia e inefficienza, chi ci andrebbe a soggiornare?
Serve altro per dimostrare quanto il valore della squadra e la gestione della stessa siano fondamentali per competere ad alti livelli ed ottenere un conseguente aumento dei ricavi prodotti dai risultati sportivi?
Dati alla mano ed esperienze pregresse della Fiorentina (senza stare a scomodare altre realtà), si può constatare che circa il 90% dei proventi sarebbe determinato dalla qualità della squadra e dal pubblico che la seguirebbe in massa, a prescindere da nuovi impianti o vecchi stadi ristrutturati. Al secondo anno di Serie A la vecchia proprietà conquistò la qualificazione alla Champions League (poi revocata da Calciopoli per fatti relativi al Campionato precedente dove i gigliati si salvarono per il rotto della cuffia) e negli anni successivi ha prima partecipato all'Europa League e poi alla Coppa dei Campioni. A quei tempi, senza 25 milioni di sponsorizzazione annuale, il famigerato fair play finanziario non è mai stato violato dai proprietari precedenti.
Questo raccontano i documenti e la storia della Fiorentina. Sono cambiate le regole e la posizione finale in classifica la danno d'ufficio ai club che si dotano di un impianto moderno dove il pubblico può acquistare gustosi duri di menta da suzzare? Non ci risulta.