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TANTO DA FARE ANCORA PER POTER RECITARE IL ROSARIO DELL’UNDICI

di Stefano Prizio

Le torride calure di questa strana estate cedono il passo a climi più tenui, ci s’avvia quindi a passi da gigante verso l’inizio della ventura stagione calcistica che ognuno anela sia foriera di maggiori soddisfazioni, ma la squadra a disposizione di Vincenzo Italiano è lontana dall’essere la compagine più forte di quella dello scorso anno, come annunciato da Commisso.

Qualcosa s’è mosso ed è ancora in movimento, ma da fare ce n’è d’avanzo. Il piacere per gli epicurei tifosi viola che al sole delle spiagge o all’ombra cittadina seguono la logorrea visionaria del calciomercato parlato, è giocare coi mantra delle squadre futuribili, così come se fossero i più bei rosari storici del mondo viola, come: Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato, Julinho, Gratton, Virgili, Montuori, Prini, il celeberrimo undici di Fulvio Bernardini che conquistò il primo scudetto, o quello della Fiorentina yè yè: Superchi, Rogora Mancin etc…

Dicevamo dell’epicureismo del tifoso viola che s’accontenta e gode con poco, purché quel poco gli sia dato subito, anche solo con l’immaginazione in mezzo ad un’estate di calcio parlato, non come i tifosi delle grandi e potenti squadre che, come Luciano De Crescenzo diceva di marxisti e cristiani, sono disposti a sottoporsi a tante scomodità, come la dittatura del popolo o una vita senza peccati, o una sempiterna sequela di accuse e offese nel caso degli juventini, pur di vincere un giorno (lontano) i grandi trofei.

Carpe Diem quam minimum credula postero, dice Orazio che invita a cogliere e godere del momento senza affidarsi troppo al domani, che è poi il senso filosofico di quel che disse il fiorentino Lorenzo il Magnifico col suo quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia chi vuol esser lieto sia del doman non v’è certezza.

Insomma, di questi tempi ci basterebbe un mantra, anche ipotetico, onirico, un rosario da poter sciorinare da ombrellone ad ombrellone, per chi ha le estremità sotto la sabbia. E invece ne siamo ancora lontani, infatti Italiano ha una folta truppa di ragazzi, ma la Fiorentina di oggi ha invece ruoli indefiniti e dalle indefinite titolarità e posizioni certe, alcuni giocatori sono persino dai contorni calcistici vaghi, già dalla difesa si fatica ad individuare i nomi della compagine titolare, si sa che sugli esterni ci sono Dodò e Biraghi, come l’anno scorso, ma per la coppia di centrali resta più di un dubbio dopo l’addio di Igor e l’ingresso di Mina.

A centrocampo i nomi sono diversi, ma di alcuni di loro resta complicato persino enumerare le precise caratteristiche, si sa che Arthur sarà l’uomo di pensiero e di governo là nel mezzo, ma la permanenza tuttora in bilico di Amrabat lascia molto, se non tutto, nell’incertezza. Di certo, semmai, c'è che Castrovilli non farà parte dell'undici venturo, infatti se ne va anche se per soldi buoni ma lascia scoperta un'altra casella dei titolari che andrà colmata con la qualità che richiede Italiano.

Davanti c’è abbondanza di esterni, anche se nessuno di loro in grado di portare alla squadra una dote certa e consistente di reti.
E passiamo infine a quel che manca di sicuro. I ruoli di certo vacanti sono come quando ad un fiorentino, in specie al sud, domandano di dove sei?

Ed egli risponde: ‘di Firenze’, e l’altro: ‘ma Firenze Firenze? Prato o Empoli?’. No, Firenze Firenze, anzi Firenze centro'.

Ecco alla Fiorentina servono un portiere portiere e un centravanti, centravanti, gente convinta della propria identità, senza l’uzzolo di voler sperimentare altro, nessuna fluidità. Un portiere e un centravanti, tanto per mettere due punti fermi allo scioglilingua dell’undici declinato.

Naturalmente le prossime uscite della Fiorentina ci diranno qualcosa in più sulle certezze, sperando ne abbia, che coltiva il tecnico viola, è vero infatti che il calcio estivo è pensato proprio per gli esperimenti, ma in mezzo al fumo degli alambicchi del tecnico sperimentatore, qualche indicazione dovrebbe infine trasparire.

E che l’aver citato le due formazioni viola che hanno vinto gli scudetti possa essere di buon auspicio per la stagione che verrà, la quale ha i contorni ancora sfumati, e anche se Lucio Seneca diceva che non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare, ma del resto era uno stoico.
Gli rispondiamo con Leopardi che sosteneva come il forse fosse la più bella parola del vocabolario perché apre delle possibilità e va verso l’infinito.