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TRE PUNTI E UN CAMBIO TATTICO DAL QUALE RIPARTIRE, ANCHE PER SUPERARE LE PRIME CONTRADDIZIONI FIGLIE DEL MERCATO

di Tommaso Loreto

Una vittoria (sofferta) all'esordio, un'altra a chiusura del primo ciclo di gare, nel mezzo altre 9 partite figlie di difficoltà assortite, infortuni e più di una contraddizione da gestire. La prima sosta della stagione stravolta dal mondiale si porta dietro un timido bilancio viola di fine estate, a metà strada tra speranze o ambizioni e valutazioni che seguono di qualche settimana la chiusura del mercato. Una finestra di trattative, l'ultima, che ha fatto discutere (come da prassi) ottimisti e pessimisti, sostenitori convinti delle operazioni societarie e scettici in attesa di risposte dal campo. Ebbene se una prima indicazione sembra arrivare è quella di un gruppo sì decimato da stop imprevisti e acciacchi, ma forse non così attrezzato da reggere l'urto al via ufficiale ad un'annata piena zeppa d'impegni. 

Così dopo aver mal digerito il k.o. di Bologna, complice anche una decisione arbitrale che in stile Orsato ha lasciato più di un dubbio, la Fiorentina in versione europea si è scoperta corta in difesa e impaurita un po' in tutti i reparti, messa all'angolo da un Basaksehir che adesso si gode il primato nel girone di Conference a punteggio pieno. Serata da incubo, che la tifoseria ha ricordato anche domenica nonostante le cose si fossero messe bene, segno che i tre schiaffi rimediati dai turchi hanno lasciato segni che solo con il tempo se ne andranno. Perchè poi il silenzio societario post partita, unito al disorientamento di Italiano, aveva comunicato pericolose sensazioni alla piazza, divisa tra i colpevolisti del mercato e i delusi dal tecnico. 

Come sempre è però a metà strada che risiedono le spiegazioni all'empasse viola, per il momento archiviate dallo stesso Italiano con il rilancio di Kouamè in versione prima punta e il momentaneo accantonamento di Jovic e Cabral. Una strategia ben più radicale della piena fiducia che molti vorrebbero venisse concessa a una delle punte (seguendo l'esempio di Prandelli con Vlahovic) e che ha comunque segnato un primo passaggio importante nell'esperienza fiorentina di Jovic e la conferma delle difficoltà di Cabral. Aspetti ai quali si è aggiunta l'affidabilità di un Terracciano che oggi pare offrire più sicurezze a un altro nuovo arrivato come Gollini e il rallentato inserimento di Mandragora in un centrocampo dove (tra un riferimento e l'altro a Torreira reso inevitabile dalla presenza mentale e fisica dell'uruguagio) Amrabat ha sovrastato gli altri. Insomma non fosse per Dodò, che prima dell'infortunio aveva lanciato buoni segnali, a distanza di 10 gare dalla partenza la nuova Fiorentina non pare esserci ancora. 

E se Italiano ha saputo ripescare nel recente passato dei viola, proponendo Kouamè prima punta com'era capitato di vedere con Iachini in panchina, è allora l'avanzamento di Barak a ridosso dell'attacco a rappresentare la chiave di volta più interessante arrivata a un passo dalla sosta. Una mossa che ha allontanato lo stesso allenatore dalla scomoda posizione vissuta nell'ultima settimana, quando dalla lenta e prevedibile manovra del Dall'Ara la sua squadra era passata all'apatia (pagata carissima) del Terim di Istanbul. Un cambiamento che può tracciare nuove traiettorie per il prossimo ciclo di partite, già determinante anche e soprattutto in ottica europea, ma anche la testimonianza che dopo un'estate spesa in cerca di nuovi interpreti (soprattutto in attacco) alcuni punti interrogativi non hanno trovato risposte convincenti.