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TROPPI CONTROSENSI E POCHE CERTEZZE: FIORENTINA, COSÌ NON VA. IL MERCATO È GIÀ STATO SBUGIARDATO, TANTI ERRORI DI VALUTAZIONE NEL COSTRUIRE LA ROSA. E PALLADINO RISCHIA DI ESSERE GIÀ IN BILICO

di Lorenzo Di Benedetto

Otto partite, sei di campionato e due di Conference League, ma zero certezze, o quasi. L'inizio stagione della Fiorentina non è certo stato, almeno per ora, quello che tutti si aspettavano o speravano e a due gare dalla seconda sosta della stagione il tempo per il primo vero bilancio sta per arrivare. Sia chiaro, la partita contro il The New Saints, non ce ne vogliano gli amici gallesi, non sarà certo un banco di prova che potrà spostare l'ago della bilancia verso un giudizio positivo, ma quella contro il Milan, in programma per domenica sera al Franchi, rischia di avere un peso specifico pazzesco, specialmente, come non ci auguriamo, se le cose dovessero andare male. Raffaele Palladino deve far fare uno scatto importante alla sua squadra, che dopo il piccolo passo avanti mostrato contro la Lazio, grazie anche a un po' di fortuna, ne ha fatto uno gigante indietro al Castellani, e il tempo degli esperimenti deve finire. La Fiorentina deve avere la sua identità. 

Il mercato è già stato sbugiardato.
Partiamo dalle basi. Fin dal suo primo giorno alla Fiorentina, Palladino ha confermato che la sua idea era quella di schierare la sua formazione con la difesa a tre, ma nella rosa costruita dalla dirigenza in estate non è presente neanche un difensore che sia veramente adatto a questo schieramento. Errore di valutazione degli uomini mercato? Scarsa comunicazione con l'allenatore? Richieste sbagliate del tecnico? Poco importa rispondere a queste domande, perché la realtà è che Ranieri, Pongracic, Martinez Quarta e Comuzzo (senza parlare di Moreno che non possiamo valutare) non giocatori che riescono a rendere al massimo a tre. Non affrontiamo neanche il discorso Biraghi, per non sparare sulla croce rossa, ma la realtà è che il capitano non è un difensore, la sua fase difensiva non è mai stata all'altezza neanche con la difesa a quattro, e vederlo come terzo fa capire più di ogni altra cosa che il mercato non ha portato le pedine giuste per questo schieramento. Il lavoro di un'estate è stato dunque inutile, visto che la miglior Fiorentina l'abbiamo vista nel secondo tempo contro la Lazio, quando è avvenuto il cambiamento tattico. E adesso la sensazione è che se da una parte riesci a far rendere al meglio alcuni (vedi Dodo e i centrali) dall'altra perdi la spinta di Gosens e tutta la sua pericolosità offensiva.

Il centrocampo è un'altra incognita.
Detto e raccontato del primo controsenso ne arriva subito un altro: il centrocampo. I due titolari visti contro l'Empoli sono due calciatori, Danilo Cataldi ed Edoardo Bove, che sono arrivato l'ultimo giorno di mercato. Colpa di una programmazione che ancora una volta ha lasciato a desiderare, colpa di alcune pezze che sono state messe soltanto dopo aver avuto la certezza, la sera prima del gong della fine del calciomercato estivo, della partecipazione alla Conference League. Ma che senso ha avuto far lavorare Palladino per più di un mese e mezzo senza le pedine che aveva chiesto? Anche in questo caso è impossibile dare una risposta, ma i fatti raccontano questo, oltre al fatto che Richardson non è ancora probabilmente pronto per la Serie A e Mandragora non è certo quel giocatore in grado di spostare gli equilibri. E meno male che in attacco le cose sono andate meglio, Colpani a parte, visto che Moise Kean ha fatto capire di essere un centravanti vero e Albert Gudmundsson, per quei poco più di 100 minuti in cui lo abbiamo visto in campo, sembra giocare a un altro sport rispetto a tutti gli altri.

Palladino rischia di essere già in bilico.
In tutto questo non possiamo però parlare anche dell'allenatore e delle sue parole. Nel post gara della sfida contro l'Empoli la sensazione è stata quella di non aver visto la stessa sua partita. Quasi impossibile salvare qualcosa di una prestazione che, come detto, ha fatto registrare un enorme passo indietro rispetto al secondo tempo della sfida contro la Lazio. Ma sentendo le riflessioni di Palladino è sembrato che il tecnico fosse soddisfatto sotto più di un punto di vista e questo fa riflettere molto. Ci saranno due partite che, a meno di due clamorosi scivoloni nel gioco e nei risultati, non cambieranno molto, ma le partite che verranno giocate tra la sosta di ottobre e quella di novembre, contro Lecce, San Gallo, Roma, Genoa, Torino, APOEL e Verona, dovranno mostrare che la nuova Fiorentina ha un senso, ha delle idee precise, ha un piano. Altrimenti sarà inevitabile non pensare a un cambio in panchina, perché una sola vittoria nelle prime otto partite, contro avversari non certo temibili (eccezione fatta per Atalanta e Lazio) non può bastare. Vietato fare il processo alle intenzioni, ma così non va. Ed è lecito aspettarsi di più, in tempi brevi.