ULTIMO TRENO PER L’EUROPA, PER LA CLASSIFICA E L’ORGOGLIO. SIMEONE, QUOTA 100 IN SERIE A. CHIESA: TUTTO RIMANDATO ALLA FINE…
Abbiamo parlato anche troppo dell’Atalanta, di una sconfitta che ha fatto più clamore di quello che avrebbe dovuto. Come se avessimo scoperto adesso che a Bergamo è dura per tutti (vedi Juventus e Inter). L’Atalanta è un gradino superiore ai viola, per molti aspetti. Piaccia o no è. Se qualcuno si offende faccia pace con se stesso. Questo non toglie che la Fiorentina potesse far meglio domenica scorsa, certo, ma la superiorità avversaria si è manifestata nitidamente. Magari dopo aver affrontato già tre volte in stagione i nerazzurri, Pioli e la squadra dovrebbero fabbricare gli anticorpi per il ritorno di Coppa Italia. Sulla carta sarà durissima, ma la partita andrà giocata. Serve una crescita culturale, non solo a Firenze: cominciamo a riconoscere i meriti di chi vince meritando di vincere.
Capitolo chiuso, lo riapriremo alla fine di aprile. Passiamo alla Lazio. E’ un’altra sfida difficile per i viola, contro una delle 7 (per non dire 8) formazioni migliori della Fiorentina: i viola hanno solo il vantaggio, non banale per altro, di giocare al Franchi. Biancocelesti rilanciati da un derby stratosferico e freschi di un pareggio col Milan in Coppa Italia, insomma una settimana di sorrisi. La squadra di Inzaghi corre per la Champions, spera di acciuffarla dopo averla persa in un palpitante finale dell’ultima partita del campionato scorso. La Lazio ha rosa e gioco per credere in questo obiettivo. In avanti ha uomini molto forti come Immobile, Caceido - che con 4 gol segnati ha portato 12 punti su 41 totali - e Correa. Senza dimenticare Luis Alberto e Milinkovic Savic, l’uomo degli inserimenti. In porta quasi sicuramente esordio di Proto al posto dell’infortunato Strakosha. Inzaghi, però, in trasferta non brilla come in casa: ha vinto 5 volte e perso altrettanto con 2 pareggi, per un totale di 17 punti. I viola possono sfruttare il fattore Franchi anche se a dir la verità la vittoria a Firenze manca dal 16 dicembre (3-1 nel derby con l’Empoli), poi 3 pareggi e una sconfitta.
Occorre una fuga in avanti, per la classifica e l’orgoglio. Con la Lazio passa l’ultimo treno per l’Europa, almeno se pensiamo al campionato. La Fiorentina deve saltarci in corsa, altrimenti i sogni svaniranno. Il decimo posto va abbandonato anche per l’orgoglio, appunto: come stazione di transito ci può stare nell’arco di un’annata, come capolinea no. Dal presidente Della Valle per arrivare a Pioli, passando dai giocatori, tutti, nessuno escluso, hanno dichiarato in più di un’occasione che l’obiettivo sarebbe stato “migliorare il piazzamento del maggio scorso”. Tradotto: settimo posto.
La gente ha bisogno di una classifica diversa per crederci ancora, quantomeno provarci. Per queste e altre ragioni la gara con la Lazio riveste un ruolo di importanza strategica.
E’ verosimile che nella formazione di partenza non ci sia Simeone: non per scarso rendimento, bensì per maggiori equilibri di squadra. Il Cholito, che sembra in crescita di condizione, se giocherà anche pochi minuti festeggerà la presenza numero 100 in serie A.
E’ stata la settimana anche del Chiesa show e il circo delle pretendenti al principe viola. Valutazioni in crescendo come a Piazza Affari: l’indice ha toccato addirittura quota 100 milioni, forse anche con qualche eccesso. Ma fa parte dello spettacolo della narrazione quotidiana del pallone. E comunque se non saranno 100, saranno 70/80, e sempre cifre da capogiro. Ai tifosi viola questi ragionamenti producono reazioni urticanti: l’amore non si pesa con il listino, al pubblico viola non interessano neppure le plusvalenze, quest’ultime sono appannaggio della società.
Il nostro auspicio è che la Fiorentina non incassi né 80 né 100 milioni per Chiesa, vorremmo invece che intorno a Federico si costruisse, possibilmente in Europa, un cammino di un paio di anni, anche tre. Sarebbe il più bel segnale di rilancio del club viola. Deciderà Diego Della Valle, come da copione.
Nel frattempo le leggende metropolitane che prolificano con sconvolgente velocità, raccontano di rapporti tesi da l’entourage di Chiesa e la società. Niente di vero: le relazioni sono ottime e non potrebbe essere altrimenti perché a quel tavolo, un giorno non lontano, si metteranno tutti a sedere e insieme dovranno trovare una direzione condivisa, senza strappi o scarico pericoloso di responsabilità. Il futuro di Federico è nel congelatore: il frigo sarà aperto appena ci saranno certezze sull’Europa, in un senso o in un altro. Con le coppe sarà più facile impostare un ragionamento, senza sarà pressoché impossibile.
Tutto rimandato alla fine, dunque: come in un libro giallo. Senza spargimenti di sangue però…