UN BRUTTO K.O. IN UNO SCONTRO DIRETTO, MA PIÙ CHE L'ADDIO A VLAHOVIC PESANO I VALORI E UNA FASE DIFENSIVA DA REGISTRARE. IL NERVOSISMO DA GESTIRE IN CAMPO E LA DIPLOMAZIA FUORI
Calma e sangue freddo, perché l'equazione partenza Vlahovic=sconfitta sulla Lazio è troppo frettolosa e come tale non spiegherebbe tutti i perchè dei tre schiaffi rimediati ieri sera. In uno scontro diretto la Fiorentina di Italiano resta in partita più o meno mezz'ora, la fase d'iniziale studio tra due squadre i cui tecnici non lasciano nulla al caso, poi si sfalda e complice una difesa troppo distratta s'innervosisce fino a rendere ancora più negativo il passivo di questa ripresa di campionato. La disanima, di per sè, sembra non dover per forza chiamare in causa la tanto discussa partenza del numero 9.
Insomma nella sintesi del 3-0 finale sembra pesare il giusto l'addio al serbo, almeno non quanto l'apatia di Callejon o le leggerezze di Nastasic che non ripagano la fiducia del tecnico. In tal senso è innegabile come evidentemente anche le scelte di Italiano non abbiano pagato, seppure sulla sinistra la prova di Sottil sia risultata la migliore, così com'è impossibile non notare un nervosismo che in campo si è prima manifestato con la rincorsa al rigore da calciare (prima che Orsato rivedesse le proprie idee al VAR) e poi con il rosso con Torreira che sembra aggiungere pioggia su una Fiorentina già bagnata, perchè lunedì prossimo a Spezia senza l'uruguaiano e con Pulgar ceduto sarà Amrabat l'unico a disposizione per fare il regista.
Insomma al netto delle scelte di gennaio la Fiorentina è parsa sconfitta dalla Lazio soprattutto per un valore generale diverso (determinato semmai più dal mercato estivo che non da quello invernale) che avrebbe probabilmente visto i viola soccombere (alla lunga) anche se là davanti avessero avuto il capocannoniere.
A proposito, Cabral qualcosa ha fatto vedere, ma è chiaro che sia per lui che per gli altri come Ikone e Piatek servirà ancora tempo. Così più che pensare a chi se n'è andato converrà pensare a chi rimane, a una difesa che deve assolutamente registrarsi e anche a un'unità di gruppo, almeno a livello psicologico, che negli ultimi giorni è stata più sbandierata sui social, tra interviste e foto, che non in campo nel momento più difficile della sfida quando, invece, il gruppo si è sfaldato sopraffatto dal nervosismo tra cartellini gialli e rossi e troppe smanie di andare sul dischetto del rigore.
Intanto va in archivio una settimana dialetticamente tirata anche sul fronte delle strutture, non tanto per il restyling del Franchi (del quale tra poco conosceremo il progetto vincitore) quanto per il Viola Park. Tra le varie recriminazioni riferite di recente da Rocco Commisso almeno qualche aspetto sembra esser stato ridimensionato. Se chi ha appeso il drappo del presidente viola in versione joker è stato individuato, anche sulla polemica relativa alle linee dei campi di allenamento del Viola Park la soprintendenza ha smentito qualsiasi voce. In tal senso la strada della diplomazia intrapresa da Barone nei confronti di Pessina sembra la miglior scelta per provare a stemperare i toni.
Perchè andare sempre e comunque allo scontro, un po' su tutto e con tutti, rischia solo di essere controproducente e perchè, almeno sul fronte delle indagini su ponte Vecchio o sugli eventuali intoppi per il Viola Park, Firenze, è più in generale questo paese e le sue istituzioni avranno i loro tempi biblici ma fanno comunque il loro dovere.