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UN MERCATO DA 4. IL PRESIDENTE HA AVVIATO L'EXIT STRATEGY? PER FARE BUSINESS SERVE FARE LA SQUADRA. LE IPOCRISIE SU ITALIANO

di Leonardo Petri

Cosa ha detto Rocco Commisso? O, ancora meglio, cosa intendeva dire nei venti minuti al caminetto dell'applicazione ufficiale viola? Sicuramente è arrabbiato e offeso. Questo l'ho inteso, il resto mi resta più difficile. Ha sostenuto che il bilancio della Fiorentina non può permettersi di perdere a zero Vlahovic, ma poi ci ha detto che anche perdendo cinquecento milioni di euro non tornerà a lavare i piatti. E quindi? Avrebbe giustamente voluto maggiore solidarietà per lo striscione sul Ponte Vecchio, ma non ha speso una parola di condanna per gli striscioni su Vlahovic. Ha parlato della Juventus come fosse tornata una normale società di calcio e non uno dei club che ha invece a lungo attaccato. Ha difeso Barone ma ha chiesto di remare tutti dalla stessa parte. Francamente credo che la riflessione che ha promesso di volere fare sia opportuna e, una volta riflettuto, credo sarebbe importante riparlarne. Nel frattempo la maggior parte dei sondaggi viola si schierano a favore della società. Questo lo farà felice ma, proprio su questo, vorrei proporvi la mia di riflessione.

Oltre duemila anni fa la gente, nel sondaggio più importante della storia dell'umanità, fra Gesù e Barabba scelse a larga maggioranza il secondo. Per questo non mi stupisco dell'esito della consultazione proposta da FirenzeViola riguardo al giudizio da dare sul mercato viola. È la conferma che oggi, a Firenze, vincerebbe di nuovo Barabba e che la storia, salvo rare eccezioni, resta una maestra senza scolari.

Credevo che l'avvento al potere di Rocco Commisso avrebbe sancito la fine degli alibi e delle giustificazioni; speravo, con evidente eccesso di ottimismo, che finalmente predominassero gli aspetti calcistici e si potesse disquisire, nel bene e nel male, di questi senza avvelenare continuamente i pozzi con argomentazioni commerciali, immobiliari, pseudo finanziarie.

Pensavo che le innumerevoli amarezze patite seguendo le mediocri e scarsamente ambiziose vie del Fair play finanziario e dell'autofinanziamento fossero state sufficienti per indurre i più a cambiare rotta. Mi sbagliavo, ancora una volta mi sbagliavo. Leggendo e ascoltando le ricostruzioni a senso unico del gennaio viola mi confermo che il problema è e resta Firenze. Pur di fare passare per sufficente o accettabile la catastrofica operazione tecnica di indebolimento perpetrata in questi ultimi dieci giorni ho sentito tesi fantasiose e inaccettabili. La più gettonata è quella che vorrebbe dissociare l'aspetto tecnico da quello economico, come fosse possibile. Dare sette, otto all'operazione di vendita che ha riempito le casse del club, ma dare cinque per il fatto che la squadra è più debole. Ma di preciso, vorrei chiedervi, a cosa vi serve da tifosi sapere che la società a metà stagione è più ricca ma non potrà più spendere questi soldi, ammesso che lo voglia, fino all'estate prossima, se avete la consapevolezza che la squadra è peggiore? Teneste alla Fiorentina dovreste non dormirci la notte, altro che esultare per avere rimpinguato la cassaforte. 

C'è addirittura chi dà già per speso il malloppo. Come potevamo fare, senza questi quattrini, ad accaparrarci Gonzalez, Ikone, Piatek e Cabral? Qui siamo siamo sulla soglia della circonvenzione di incapace e non mi sento di aggiungere altro se non che i primi tre erano già qui al momento della cessione di Vlahovic. E se davvero c'è chi pensa che uno dei Presidente più ricchi del campionato, dopo avere venduto Chiesa, abbia bisogno di cedere nottetempo anche il capocannoniere del campionato per potere acquistare due buoni esterni, è giunto il momento che il cameriere porti di nuovo il conto. 

Ci sono poi i bipolari cronici. Coloro i quali danno serenamente lo stesso voto al mercato di Fiorentina e Juventus. Come dire che vendere o acquistare Vlahovic è la stessa cosa. Impossibile sostenerlo senza un forte sdoppiamento della personalità.

Ma parliamo di ciò che a molti di voi che leggete sta particolarmente a cuore. L'aspetto economico.  Da chi è così attento alle entrate e alle uscite mi aspetterei grande attenzione nella cura delle nuove generazioni, i futuri clienti. Questa continua fuoriuscita di calciatori verso la Juventus sta facendo perdere una generazione di bambini, che ormai vedono un calcio globale e tifano quasi più per il campione che per il club. Questa assenza di punti di riferimento fra qualche anno, nel medio lungo periodo genererà meno tifosi, qui di meno abbonati, quindi meno fruitori di merchandising e ipotetici spazi commerciali in nuovi fantasmagorici stadi. Finché il grande capo e i suoi adepti non capiranno che la crescita economica di un'azienda che opera nel settore calcistico parte dalla squadra ogni approccio economico-finanziario alla questione è sbagliato e fuori tema.

E come dimenticare l'altro must di queste ore: Vlahovic era un problema per lo spogliatoio. Purtroppo temo lo sarà da adesso in poi, con una città di nuovo spaccata, un gruppo  illuso e abbandonato, un nuovo centravanti con un peso enorme da sostenere e un dirigente fino a ieri quasi "idolatrato" e adesso pesantemente chiamato in causa da una parte molto autorevole del tifo. 

Naturalmente e in assoluta malafede taluni chiedono un nuovo super miracolo ad Italiano, dando ipocritamente per scontato che, con il suo gioco e la sua bravura,non si possa che ripetere nel ritorno l'exploit dell'andata. Dovesse non andare bene sarà proprio lui il prossimo capro espiatorio di maramaldi e manipolatori seriali della realtà.