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UN PARI CHE SERVE PER CRESCERE. PARTITA TATTICA, FIORENTINA SOLIDA, MA CI VOLEVANO PIÙ RABBIA E PIÙ CORAGGIO. RIBERY MENO BRILLANTE, CHIESA NON SFONDA E PAGA L’EFFETTO GASPERINI

di Enzo Bucchioni

Giro e rigiro attorno a questo pareggio con la sensazione che poi, alla fine, si potesse provare a fare qualcosa di più. Sensazioni, non certezze. Ovvio. Comunque c’è qualcosa che non mi soddisfa in pieno, lo confesso, mi aspettavo un po’ di rabbia e di coraggio in più nell’ultima mezz’ora quando il Brescia è visibilmente calato. Ma forse sono quisquiglie, direbbe qualcuno.

In fondo va bene così. Sono molte le cose positive che questa squadra, oltre al punto, si porta a casa da un campo difficile, contro un Brescia vivo, ben organizzato e solido.

Per valutare appieno la prestazione bisogna sempre partire dal punto più lontano e ricordare che questa Fiorentina è in costruzione, una squadra nuova ancora impegnata a migliorare e migliorarsi, affinare i meccanismi ed avere più certezze. E le certezze le trovi anche portando a casa un punto che ti consente di allungare la striscia positiva di partite utili (siamo a sei), uscendo senza prendere gol, dimostrando compattezza e solidità per tutti i novanta minuti con uniche eccezioni il gol annullato e un colpo di testa di Balotelli, gestendo la partita e provandoci sempre.

Montella si è affidato ancora al solito modulo con la difesa a tre, due attaccanti e Castrovilli che si inserisce, due esterni che spingono, quello che ha dato equilibrio. La manovra è stata abbastanza fluida, ma è mancata l’intensità, un po’ di aggressività in più, soprattutto rapidità, la capacità di aggredire la palla soprattutto nelle ripartenze. Ma il Brescia ha chiuso bene e la manovra di aggiramento sugli esterni preparata da Montella ha funzionato solo parzialmente. Bene e in crescita Lirola sulla destra, ma scarso l’apporto di Dalbert a sinistra che non ha mai spinto sulla sua fascia di fatto non offrendo a Ribery il raddoppio. Dalbert non ha mai portato via la marcatura al francese e qui è nato il primo problema. Mentre Lirola ha attaccato e messo cross dalla destra, sulla sinistra la Fiorentina non ha mai impensierito il Brescia che si è potuto difendere sempre con ordine, senza andare in affanno. Ribery non ha trovato né spazio, né guizzi, ha lavorato, ma senza invenzioni. Abituiamoci, però. Non dobbiamo pensare che Ribery possa prendere sette o otto in pagella tutte le volte, la sua presenza comunque si sente sempre e gli avversari lo raddoppiano sempre. Anche Chiesa non ha trovato mai spazio per sprintare, ben raddoppiato, ma anche lui non brillantissimo. Questo modulo funziona meglio quando tutta la squadra si muove senza palla in velocità e offre più soluzioni, ma quando gli spazi sono intasati diventa tutto più complicato.    

La Fiorentina comunque ci ha provato con il dinamismo del solito Castrovilli, altra gara da leader e un paio di occasioni da gol, e le geometrie di Badelj. Niente di eccezionale, come detto, ma una gara ordinata, seguendo il copione preparato dall’allenatore in settimana.

Però, e qui siamo al però, a un certo punto, alla metà de secondo tempo, il Brescia s’è allungato. Psicologicamente ha pagato il dramma di Dessena (auguri sinceri) uscito in lacrime e poi è subentrata la stanchezza. E’ calato Tonali e la Fiorentina ha controllato ancora di più la partita. Montella qualcosa ha fatto, ma cambiando gli uomini e conservando il modulo. Fuori Chiesa dentro Vlahovic più in mezzo all’area. Fuori Lirola dentro Sottil a fare lo stesso lavoro. Io avrei fatto altro. Cosa? Sarei passato al 4-3-3, mettendo Vlahovic ma togliendo Dalbert e non Chiesa. Lo strapotere di Caceres sulla fascia sinistra avrebbe comunque consentito all’uruguagio di difendere e accompagnare l’azione. Naturalmente la difesa avrebbe dovuto alzarsi e gli esterni d’attacco allargare l’azione. Rischi? Forse. Qui si trattava di decidere se provarci con tutte le forze o meno. Fra il certo e l’incerto, Montella ha preferito battere un terreno più sicuro, senza sbilanciarsi e forse ha ragione lui. C’era il rischio di prendere qualche contropiede e come detto, questo è il momento delle certezze e dei piccoli passi. Un altro passo, ad esempio, si chiama Sottil. E’ entrato con grande autorevolezza, è comunque una soluzione per un paio di ruoli. Vlahovic è vivo, ha voglia, ma deve avere due appoggi, a destra e a sinistra e deve stare in area. Verrà il suo turno.

Morale? Uno zero a zero non può eccitare, ovvio. Ma quando dentro un pareggio come questo c’è la crescita della squadra, la capacità di tenere sempre in mano la gara, va comunque accompagnato con soddisfazione. La Fiorentina, ovvio, deve crescere e parecchio. Ma si stanno gettando le basi e più solide sono le basi più grande si può fare la casa. E poi è anche il momento della serenità. Questo pareggio come detto non eccita, ma forse mi avrebbero fatto più paura i tanti che avrebbero cominciato a parlare di Champions o roba del genere. Questa squadra va accompagnata con entusiasmo, tutta l’energia positiva che c’è ora dentro e fuori la Fiorentina, ma non facciamo l’errore di chiedere troppo. Facciamola giocare serena e libera, togliamoci delle soddisfazioni, ma senza mettere obiettivi. Se poi, fra qualche tempo, la crescita dovesse essere (ce lo auguriamo) strepitosa, allora faremo altri discorsi. Ora no.

Un discorso però lo faccio su Chiesa. E’ caduto, non benissimo, ma non ha simulato, soprattutto non ha protestato, né chiesto il rigore. Perché è stato ammonito? Non vorrei che si cominciasse a pagare l’effetto-Gasperini e sarebbe inaccettabile. La società deve intervenire duramente.