UN PUNTO PRIMA DELLO STOP: COSÌ NON HA PIÙ SENSO. IL CALCIO SI DEVE FERMARE: PRIMA LA SALUTE DEGLI ITALIANI
Un pareggio triste con pochissime occasioni, ma che fa comodo a Gotti e Iachini sul percorso verso la salvezza. Senza calore, colore, rumore, non è calcio. Le poltroncine colorate della Dacia Arena hanno dato almeno un minimo di effetto ottico in un deserto deprimente. Lo spettacolo in campo, condizionato anche dal clima surreale, non è stato però migliore di quella angosciante atmosfera. Due squadre con i loro problemi di classifica, timorose nello spingere. Schieramenti a specchio, ma nel primo tempo l’Udinese, quantomeno sul piano dello sviluppo della manovra ha provato a fare qualcosa in più dei viola anche se su quello delle occasioni c’è stata parità: un bel colpo di testa di Okaka su cross di Sema, ha sfiorato la traversa, mentre in chiusura di frazione Milenkovic, dopo un corner, con una volée di sinistro ha preso il palo.
Tentativi di De Paul da fuori, due nella ripresa - l’argentino ha dimostrato di avere ottime giocate -, ma senza centrare la porta. Anche nel secondo tempo sono proseguiti i ritmi blandi da amichevole agostana. Gotti ha inserito Lasagna e Iachini con Cutrone al posto di Igor, ha rimesso Chiesa a destra. Lasagna ha impegnato Dragowski con un bel siluro, ma è stato Chiesa in pieno recupero a costringere Musso a respingere con la sua classe. Questa la sintesi di una gara dalla quale, per tutto quello che stiamo vivendo, forse non ci potevamo aspettare molto di più. Ed è questo il punto. E’ arrivato il momento di dire basta.
Il calcio è un aspetto importante del Paese, se pensiamo anche all’indotto che smuove, ma non il principale. Di fronte a contagiati e vittime, l’impennata ieri dei decessi dovrebbe farci aprire gli occhi definitivamente, impone ad una Lega Calcio litigiosa e ad un Governo dalle decisioni contraddittorie - perché un ministro ha cambiato idea in mattinata dopo che nella notte la sua presidenza del Consiglio aveva varato provvedimenti restringenti e chiari? - di trovare un’unità di intenti e azioni. E se il pallone italiano non è capace di decidere, ci pensi lo Stato che in quanto tale è superiore a tutto. Domani mattina nel consiglio straordinario della Figc si varerà lo stop al pallone e dopo capiremo per quanto tempo si prolungherà e quali direzioni prenderà il campionato. Sul tavolo ci sono molte ipotesi, alcune pure fantasiose, ma è chiaro che dobbiamo prepararci anche a scenari inediti. Siamo in piena emergenza in Italia e per uscire da questo terribile frangente dobbiamo, ognuno di noi, rinunciare ad una porzione di libertà attenendoci in modo ortodosso al protocollo imposto dai medici. Se in Cina è crollato il numero dei contagi è anche perché la manovra per combattere il virus è stata talebana nell’applicazione. Il calcio dovrà obbedire e non al contrario imporre la propria legge, in questo caso sbagliata. C’è un interesse sovrano: la salute degli italiani.
E la Fiorentina? Aspetterà come gli altri, sapendo che quando tornerà in campo ripartirà da 30 punti e in 11 giornate, semmai le faranno disputare, dovrà fare un minimo sindacale di 10 punti. Un non problema rispetto a quello con cui dobbiamo fare i conti in questo periodo così buio. Va bene tutto, tranne il caos di questi ultimi giorni in cui è successo di tutto nell’Italia del calcio e pure il contrario.