UNA COMETA VIOLA NEL CIELO DÀ IL DOVERE DI SOGNARE. CON KEAN, IL PESCIOLINO CHE CERCA E VUOLE SOLO AMORE
Era una notte di primavera del 1997 e un giovanotto di vent’anni o poco più coi baffetti all’insù frescheggiava in quel di Montefiridolfi, vicino S. Casciano, con la sua pulzella di allora, in cielo brillava uno strano oggetto: la cometa Hale Bopp. In quel torno di tempo il raro fenomeno era visibile ad occhio nudo e lui si disse ‘Quando ripassa ci sta di non esserci, godiamocelo adesso’. Il ritorno di quell’ affascinante ammasso gassoso dalla coda meravigliosa è infatti previsto tra un paio di migliaia di anni. A fine Novembre di quest’anno o inizio Dicembre pare ne passi un altro dalle parti del pianeta Terra, tuttavia sarà complicato vederlo senza gli strumenti ottici adatti. Perciò nei rarissimi casi in cui sono più chiari si cerca di spostarsi in luoghi privi di inquinamento luminoso, ad esempio in aperta campagna, come quella notte di tanti anni fa.
I momenti di sogno della Fiorentina passano, come le comete, solo una volta ogni tanto. Ecco perché quelle poche volte è legittimo, anzi consigliabile se non doveroso, osservarle col massimo afflato verso l’universo, e il pensiero disposto alla fantasia. Come adesso che lassù in cielo c’è una cometa brillante di riflessi viola, ben visibile a tutti, anche se qualche invidioso preferisce restare col nasino snob calato all’ingiù. Nasini o meno la Fiorentina adesso è lì, indubitabilmente lì. Lì, anche se non da sola, a 25 punti in classifica cioè ad una lunghezza dalla testa assoluta della graduatoria ergo ad un punto dalla posizione che vuol dire titolo e anche se taluni fanno mostra di non vederla e ne tacciono pervicacemente immaginando che ignorandola se ne annulli tutta la forza propulsiva. Ebbene che vadano a ramengo! A digerire altrove tutta la loro bile.
Certo la squadra viola per profondità della rosa e forse per qualità in alcuni reparti paga dazio ad alcune delle competitrici. Ma ha una spina dorsale forte, ha linfa e carattere e nel calcio come nella vita esiste l’imponderabile. Quindi perché non godersi questo bell’oggetto viola che vola nel cielo? Ne gode tutta la città, dalle stradine dei quartieri popolari alle nobili mura delle vie del centro storico, dalla Torre d’Arnolfo a quella della Maratona del Franchi.
Come detto, le difficoltà non mancano, come la rosa poco equilibrata tra titolari e alternative. Si sa che la rosa lunga e molto qualitativa è uno dei grandi crucci di ogni club, poiché è costoso allestirla e mantenerla. Inoltre non si deve scordare come tra i compiti di Pradè quest’anno ci fosse quello di ridurre il monte ingaggi. Perciò è normale che il Ds abbia badato ai titolari più che agli altri.
Perfino nell’anno dell’ultima Champions viola si criticava per questo limite la rosa di Prandelli costruita da Corvino. E quella era una squadra che aveva già intrapreso il ciclo virtuoso qualificandosi alla grande Europa. Di tutto questo sogno che vola in alto nel cielo, uno dei grandi protagonisti di rilievo è un ragazzone nato sotto il segno zodiacale dei pesci che viene già paragonano con una punta di blasfemia a Batistuta, il campione che a Firenze fece grandi cose per nove anni diventando il più forte centravanti del mondo del suo periodo. Kean ha i crismi del grande campione, ma ha ancora tanta strada da fare. Lui pesciolino delle stelle il quale, mutuando un grande pezzo di Venditti, tutto quel che cerca e che vuole è solamente amore. Amore considerazione e fiducia per esplodere, solo di ciò aveva bisogno il giovane attaccante nato a Vercelli nel 2000. Intendiamoci i dubbi iniziali che in molti coltivavamo su di lui erano legittimi a vedere il suo curriculum specie nei suoi numeri recenti, ma lui quei dubbi li ha smentiti con 8 gol e 1 assist in 11 partite.
E se metterlo a petto col Re leone è ancora azzardato, questo nuovo profeta Mosè, il salvato dalle acque dei quattro fiumi di Torino, vorrà dire che lo paragoneremo all’Artillero: il primo grande bomber della storia viola. Un uruguayano, campione del mondo nel 1930 che giunse a Firenze nel 1931, giusto in tempo per partecipare alla prima partita del nuovo stadio Giovanni Berta, inaugurato nel 1931. Kean ricorda Petrone per la potenza roboante del tiro che, come disse un cronista degli anni 30’, fa inchinare i pini di Fiesole.