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VERONA E LECCE SONO LE PARTITE DEL DESTINO, GUAI FINIRE NELL’ANONIMATO. PRADÈ PARLA ALLA SQUADRA: CAGLIARI DEVE RESTARE UN EPISODIO ISOLATO. CHIESA BOOM IN AZZURRO, COL RITORNO DI RIBERY PUÒ SBLOCCARSI ANCHE IN VIOLA

di Leonardo Bardazzi

Due partite per decidere il futuro, per capire se la Fiorentina di Cagliari è stata solo una desolante parentesi e se, davvero, basterà il ritorno di Ribery per far rifiorire gioco ed entusiasmo.

Verona e Lecce diranno molto del cammino viola di quest’anno, in qualche modo saranno le partite del destino. Vincere per non finire nell’anonimato: eccola la nuova sfida viola in questo ciclo di partite pre-natalizie. La squadra è rimasta scossa dall’umiliazione sarda, tra oggi e domani il ds Pradé parlerà nello spogliatoio e ribadirà un concetto già abbondantemente chiaro per tutti: mai più approcci così, mai più primi tempi regalati agli avversari. Il campionato - tolto le prime tre, quattro squadre - viaggia sul filo dell’equilibrio e non ha gerarchie prestabilite. Motivo in più per credere in una Fiorentina capace, se non altro, di rimanere agganciata al treno, nella speranza che qualcuno (Cagliari compreso) rallenti la corsa e finisca nel mirino viola.

Verona e Lecce diranno molto anche sulla condizione fisica, apparsa a dir poco carente nelle ultime uscite. La sosta in questo senso può aver dato una mano, perché in molti si sono riposati e perché Ribery, nell’amichevole con l’Entella, ha fatto vedere che sta bene e ha una gran voglia di farsi perdonare la squalifica. Alle gambe, come detto, dovrà aggiungersi la testa, perché alla Fiorentina adesso è lecito chiedere una reazione, uno scatto d’orgoglio.

Quello che ha avuto Chiesa per esempio. Criticato, addirittura fischiato al Franchi contro il Parma, giù di corda al punto di finire in panchina in azzurro, dove Mancini finora lo aveva sempre considerato inamovibile (dopo Jorginho e Bonucci Fede è l’uomo con più minuti giocati). L’Armenia non è il Brasile, ma vederlo giocare con quell’impeto fa capire che più che la forma è stata la tranquillità a mancargli in quest’ultimo periodo. Il suo primo gol in Nazionale, gli assist e i bei voti in pagella, lo fanno tornare a Firenze con un altro spirito: domenica lo aspettiamo protagonista assoluto, anche perché al suo fianco riavrà il mago Franck, l’uomo degli assist, l’esempio da seguire per diventare campione.

Sulla partita del Bentegodi naturalmente pesano le assenze a centrocampo e le scarsissime possibilità di scelta di Montella, a cui Pradè cercherà di porre rimedio a gennaio. Benassi ci sarà di sicuro, l’altra maglia potrebbe finire sulle spalle di Zurkowski, una sorta di oggetto misterioso finora, ma che nell’Europeo Under 21 aveva messo in mostra qualità interessanti. Il polacco ha gran fisico e bella corsa, è ancora molto offensivo e un pizzico anarchico, ma in questa giovane Fiorentina merita senza dubbio una chance. L’obiettivo di quest’anno in fondo è proprio questo: verificare la forza dei tanti ventenni in rosa. Di Castrovilli abbiamo già capito tutto, Vlahovic è un potenziale crack, Sottil, Venuti e Ranieri sono ancora in rodaggio, di Zurkowski invece non sappiamo quasi nulla. E’ arrivato il momento di saperne di più.

Davanti poi Montella dovrà scegliere se affidarsi al tridente o se ricominciare da Chiesa-Ribery. Nel primo caso Boa è favorito su Vlahovic, a Verona sarà una sfida tosta, intensa, che i gialloblu giocheranno a gran ritmo. Servirà l’aiuto di tutti, compresi i cambi. A Montella il campito di non sbagliare nulla: c’è da rimettere in piedi la Fiorentina. E serve farlo subito, perché la classifica non aspetta.

Sarà bello anche godersi lo spettacolo sugli spalti. Da Firenze partiranno in migliaia, le bandiere viola si mischieranno con quelle gialloblu. In un calcio, in una società, piena di violenza e offese, è sempre bello parlare di gemellaggi e amicizia. A patto che gli ignobili cori contro Balotelli, restino solo un pessimo ricordo.