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VINCENZO ALLENATORE COL JOYSTICK, JURIC BERNARDESCHI E IL CALCIO DEI BUONI ESEMPI. E MILENKOVIC CHE VUOLE?

di Stefano Prizio

Testa di cazzo, testa di minchia…è ormai virale lo scatologico video della lite tra allenatore e Direttore tecnico  del Torino, Juric  e Vagnati, quest’ultimo c’ha subito messo una toppa che è peggio del buco:’ siamo persone vere, sono cose che succedono’, veri maleducati si. Motivo di cotanto sfoggio d’armonia sarebbe la campagna acquisti e le divergenze dei due in merito, condite da cazzi e minchie. A loro e ai tantissimi fini dicitori che intercalano i loro  alti pensieri coi cazzi e le minchie di cui sopra, ci piace ricordare che il  poeta romano Giuseppe Gioacchino Belli, nel 1832 scrisse un sonetto scherzoso dal titolo  ‘ er padre de li santi’ che così faceva:

Er cazzo se po di' radica, ucello,Cicio, nerbo, tortore, pennarolo,Pezzo-de-carne, manico, cetrolo,Asperge, cucuzzola e stennarello.Cavicchio, canaletto e chiavistello,
Er gionco, er guercio, er mio, nerchia, pirolo,Attaccapanni, moccolo, bruggnolo,Inguilla, torciorello e manganello.
Zeppa e batocco, cavola e tturaccio,E maritozzo, e cannella, e ppipino,E ssalame, e ssarciccia, e ssanguinaccio.
Poi scafa, canocchiale, arma, bambino.Poitorzo,crescimmano, catenaccio,Minnola, e mi'-fratello-piccinino.
E tte lascio perzino,Ch'er mi' dottore lo chiama cotale,
Fallo, asta, verga e membro naturale.Quer vecchio de spezzialeDice Priapo; e la su' moje pene,Segno per dio che nun je torna bene.

Tra gli organi riproduttivi granata, torna quindi d’attualità la diatriba storica su quanto pesi l’allenatore in una squadra. Quanto il tecnico conti  nei successi e nei fallimenti, chi si spinge avanti, giunge a domandarsi ‘ quanti punti’ aggiunga, o tolga per essere equi, un allenatore, l’allenatore. Ad avere le idee chiare è, come accade spesso, il guru televisivo calcistico Lele Adani che prende ad esempio proprio il tecnico viola Vincenzo Italiano e dice senza timore: "La Fiorentina senza Vlahovic è andata in  Europa grazie a Italiano, è finita l’epoca delle figurine".

Peso specifico decisivo quindi, secondo l’ex difensore viola. E pensiamo abbia ragione, da calciatore Italiano fu un ottimo elemento, prezioso ai suoi allenatori, ma non un fuoriclasse. Sapendolo, sopperì col lavoro e l’intelligenza alla quota di talento mancante ed ebbe quindi una carriera più che dignitosa. Da allenatore invece, il talento c’è, infatti  Italiano ha sempre portato risultati nelle piazze dove ha diretto la squadra.

Il cervello è quel che accomuna il Vincenzo allenatore al Vincenzo giocatore.

Negli anni poi ha appreso il savoir faire, l’arte della diplomazia, la conoscenza degli uomini, perché che sia un miliardario proprietario di un club, un ricco calciatore o un abile dirigente, sempre di uomini si tratta, persone fatte della propria storia di vita,  del proprio carattere, delle proprie convinzioni,  emozioni e idiosincrasie.

La chiave di ogni successo è la conoscenza degli uomini e non v’è conoscenza senza profondo rispetto, andatelo a dire a Juric e Vagnati.

Non è un caso se Italiano non si è mai posto petto a petto con la società(in questo non ha commesso   l’errore che fu del primo  Prandelli, il quale accettò inconsciamente il ruolo mortifero di ‘ garante’ del popolo nei confronti del padrone, padrone che s’inalberò e decise di liberarsi dell’ingombrante allenatore ( questa è in estrema sintesi la storia dello scontro Prandelli Della Valle).

No, Vincenzo è sempre stato diplomatico oltre modo, anche quando i rapporti col club sono stati al minimo, è rimasto dentro il ruolo. Un cuore comprensivo è tutto, è un insegnante, e non può essere mai abbastanza stimato, diceva Jung. Ed è questa, ci pare, l’intelligenza emotiva di Italiano che va oltre le sue capacità tattiche e le doti strettamente calcistiche dell’allenatore.

Italiano punta a conoscere gli uomini ed è lui stesso a raccontarcelo, così infatti in una delle ultime uscite da Moena: ‘ abbiamo cambiato( si noti il plurale che sottintende e rispetta il lavoro di staff) le convinzioni di Amrabat- ha raccontato- che ora sa di poter fare il regista’.

E’ il racconto di un lavoro sull’uomo, sulla testa più che sulle gambe, Amrabat viene svuotato dalle paure e dalle vecchie convinzioni e riempito del credo tecnico di Italiano.

Da questo lavoro intimo e profondo ci è arrivata l’immagine di Vincenzo l’allenatore col joystik, lui che a bordo campo durante le gare guida i suoi uomini come fosse alla playstation e urla: ‘ vieni fuori’ alla punta centrale che gli serve per il dai e vai, e la punta esegue, Vincenzo ha imparato bene a skillare ( neologismo accettato ormai anche dall’Accademia della Crusca che significa far aumentare le capacità di una pedina come l’Amrabat di cui si diceva).

‘Vincenzo Italiano,-come ha raccontato di lui Giuseppe Accardi a Radiofirenzeviola -‘ha la sua grande fortuna nel suo staff composto da uomini  che sanno sopperire a suoi eventuali momenti di offuscamento’, quegli uomini Vincenzo li ha scelti e li tutela proprio perché sa che anche un uomo  di grande talento come  lui, può avere dei limiti: ‘ Italiano- continua accorato Accardi- è lo stesso di quando arrivò a Trapani, ha umiltà, ma sa bene dove vuole arrivare e perciò non molla l’osso, come un cane arrabbiato’.

Persino il neoviola Jovic si è aggiunto al coro di testimonianze recenti sulle qualità straordinarie del tecnico che guida la Fiorentina: ‘ avevo bisogno di allenarmi con un tecnico che mi spingesse a lavorare così tanto, speriamo di fare insieme grandi cose’, così l’attaccante serbo che viene dal Real Madrid.

Eppure, a proposito di serbi viola, c’è qualcuno che non sembra avere ancora voglia di stare alla corte di cotanto allenatore, nelle ultime ore infatti Milenkovic e il suo manager Ramadani hanno incontrato il club viola.

Sul tavolo la Fiorentina mette un triennale da 2,5 milioni netti all’anno.

Anzi no, basta indicare gli stipendi in milioni l’anno, diciamo che gli viene offerto un ingaggio da 208.000 euro netti al mese

E quindi di grazia,  Milenkovic cosa vuole? Non per essere populista, ma anche un po’ si, perché bisogna ricominciare a chiamare le cose col loro nome, e l’avidità, se c’è, va indicata come tale.

Il pallone, lo sport, o il fu sport ci regala di continuo  esempi come quello di un ex viola, quel Federico Bernardeschi   che  ad appena 28 anni è andato a seppellirsi sotto la neve di Toronto, all’estrema periferia del calcio mondiale, per l’amore di circa 416.000 euro netti al mese.

E allora la domanda sorge spontanea, come diceva il procidiano Antonio Lubrano: ma Bernardeschi vuole giocare al pallone ?

O vuol chiedere un mutuo pesante per comprare il Taj Mahal?

Insomma, vuole giocare a calcio o fare  solo soldi?

Poiché si ciancia spesso e a sproposito dei calciatori quali esempi di vita per i giovani, ebbene in questi casi se esempi sono, sono pessimi esempi, esempi deteriori di avidità, di cupidigia,  e tralasciamo comportamenti come quelli di Juric e Vagnati per non sparare sulla Croce Rossa, quando invece lo sport e il calcio dovrebbero insegnare con l’esempio la temperanza, la misura e le belle  virtù che sarebbe d’uopo apprendessero i virgulti della nostra società evoluta ( ?).