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VINCENZO IL TAUMATURGO, ANZI SOLO UN GRANDE ALLENATORE. UN APPELLO AI TIFOSI: A ROCCO DICIAMO GRAZIE

di Stefano Prizio

Nel pallone, specie quello parlato, come per un funambolo che s’esibisce sul suo filo, la perdita d’equilibrio è sempre in agguato. Ormai anche sulla stampa nazionale e su quella locale vieppiù, il lavoro di Vincenzo Italiano sulla panchina viola viene celebrato come quello di un taumaturgo, letteralmente un operatore di miracoli, a breve si dirà che divide le acque del mare per far passare i viola, che moltiplica i palloni ed i gol, tra i suoi c’è chi ne parla come di un santone e dei campini di allenamento quasi come di un ashram.

Poiché mi sono unito spesso e volentieri all’angelico coro dei cantori d’imprese dell’allenatore gigliato, aggiungerò che Vincenzo merita i panegirici di cui è oggetto, lo comprovano i numeri della sua Fiorentina e la personalità con cui la sua squadra affronta il campo di calcio, ovunque vada. Eppure, malgrado il mood mosaico, fino a ieri quante boccucce storte che sibilavano: "Non sa difendere... certo gli esterni a piedi invertiti... non legge la partita e sbaglia i cambi" e i musetti dei soloni si corrucciavano davanti ad una prova della squadra appena inferiore al consueto.

E così si torna a bomba all’equilibrio di cui sopra, forse meglio sarebbe, in nome della dignità e delle proporzioni, riconoscere una volta per tutte che Italiano è un allenatore eccezionale, sopraffino e molto competente, qualunque sia il risultato finale sul tabellino di gara, e che è stata una gran fortuna sia venuto a Firenze, punto, Italiano è un grande allenatore, punto.

Secondo Aldous Huxley "la maggior parte degli esseri umani ha una capacità infinita di dare le cose per scontate", e se c’è una cosa che uccide ogni amore e ogni affetto è proprio darli per scontati, l’amore va manifestato, ricordato, coltivato. E poiché se è vero che le attuali fortune della Fiorentina le fanno i calciatori, magistralmente diretti da quel gran bel direttore d’orchestra che è Vincenzo Italiano, è altrettanto vero che il teatro è di Rocco Commisso, il quale nel portarlo avanti ci mette amore e tanti quattrini.

Perciò giova fare un piccolo appello a quei tifosi ironici e un po’ grafomani che amano comunicare, spesso il loro dissenso, tramite questi tazebao volanti, sottratti dagli armadi odorosi di spigo delle anziane nonne: diciamo grazie a questo mecenate, a lui ed ai suoi più stretti collaboratori, a Pradè a Burdisso, a Barone (uomini che abbiamo spesso e anche giustamente criticato poiché la critica ha da essere libera e sincera). Diciamogli grazie, perché se la Fiorentina vive il bel rinascimento che abbiamo sotto gli occhi, è merito loro.