VIOLA, A CAGLIARI DUE PUNTI PERSI. TRASFERTE E MENTALITÀ DA MIGLIORARE. DISASTRO AURELIANO: SERVE UNO STOP. DV9: SI PUÒ ANCHE NON DARLO ALLA JUVE. ITALIANO E LA SQUADRA VANNO TUTELATI
Ci è capitato di scrivere che certi pareggi profumavano di vittoria, per come era maturata la partita e per come si era giunti a quell’appuntamento. Dei viola a Cagliari, a malincuore, dobbiamo dire il contrario: un pari col retrogusto di sconfitta. E poco importa che l’1-1 di Sottil, alla mezz’ora della ripresa, sia giunto quando già da dieci minuti i viola giocavano con un uomo in meno (per colpa dell’arbitro, sia chiaro). La Fiorentina in Sardegna ha sbagliato due calci di rigore: uno in campo con Biraghi e l’altro, più grave, di squadra.
Occasioni come quelli di ieri in una stagione capitano una volta se va bene. Già il Cagliari al completo, per quanto rigenerato da un ottimo Mazzarri, non ha il peso specifico della Fiorentina. Figuriamoci trasfigurato da tantissime defezioni tra Covid, infermeria, squalifiche e Coppa d’Africa: per la precisione 12 uomini in tutto.
E non regge nemmeno il tema dei negativizzati in corsa tra i sardi, quattro al fotofinish vogliono dire poco. Un conto sono i disponibili per una partita, un’altra sono i recuperati, soprattutto quando per colpa del Coronavirus non ti alleni per un settimana o addirittura per un periodo più lungo. Alcuni hanno giocato per onor di firma. Mazzarri ha dovuto ingegnarsi per trovarne undici da mandare in campo e anche Italiano ha avuto i propri problemi con i forfait di Vlahovic e Saponara. Due assenze che si sono fatte sentire, ma non abbastanza per giustificare la mancata vittoria. Anche senza di loro, infatti, contro quel Cagliari pieno di cerotti la Fiorentina avrebbe dovuto chiudere la partita fin dal primo tempo. Invece ha rischiato addirittura di perderla.
I segnali sono stati chiari da subito: Bonaventura, solitamente uno dei migliori, è andato col piede di pastafrolla dopo dieci secondi su un invito di Piatek. Ci saremmo aspettati un gol di potenza, era in piena area, magari anche un destro piazzato, invece Jack ha appoggiato un tiro al portiere. Al 4’ Biraghi, eroe contro il Genoa, ha mandato in porta Joao Pedro e la fortuna ha assistito i vola, col capitano rossoblu che si è pappato un gol già fatto. Quindi all’8’ il rigore fallito da Biraghi, che per carità ci può stare, ma in meno di 10 minuti tre gesti leggeri avevano scattato la fotografia di un’ora di pranzo indigesta per i viola.
Ogni volta che la Fiorentina attaccava il Cagliari, schierato tutto dietro e con rigide marcature a uomo, si aveva la sensazione che una rete sarebbe arrivata all’istante e invece è mancata quella ferocia tipica delle squadre convinte di fare sempre risultato. Ma la Fiorentina, forse, sta ancora crescendo: ha fatto molti passi in avanti, ma altrettanti ne dovrà fare. Non è un caso che al Franchi abbia messo insieme 22 punti su 36 totali e solo 14 in trasferta. Fuori casa i viola non vincono da Bologna (2-3) il 5 dicembre scorso. E nelle ultime tre fuori la Fiorentina ha perso 2 volte e pareggiato una. C’è un tema di mentalità da migliorare che comprende sia gli impegni lontano da Firenze sia la capacità di mordere l’attimo decisivo, come ieri appunto a Cagliari. E’ anche vero che a Napoli in Coppa e a Bergamo in campionato, la Fiorentina ha colto due trionfi sorprendenti, ma in generale, come detto, la trasferta è piatto amaro. Inoltre, sul piano tattico, sembra ormai soffrire formazioni come Torino, Venezia, Verona, Cagliari che giocano un calcio aggressivo, fatte di marcature strette. La Fiorentina, ci penserà Italiano, deve trovare vie d’uscita rispetto alle gabbie che vengono montate sempre più spesso sugli uomini migliori. Grassi a Cagliari ha fatto su Torreira quello che aveva fatto Praet a Torino.
La gara di ieri è stata fortemente contaminata da un arbitraggio disastroso: Aureliano ha sbagliato molto, troppo, e ha contribuito ad avvelenare il clima in campo. Anche sul piano fisico non ha destato una grande impressione. Una direzione, dunque, assai insufficiente contraddistinta da alcuni episodi chiave: 1) il rigore per il Cagliari è sembrato molto dubbio. Nessun reclamo da parte dei rossoblu e rivedendo l’azione è parsa chiara la spinta in volo dell’attaccante sardo a Odriozola. Il fallo di mano arriva in conseguenza di quel movimento. Non solo: il rosso per Odriozola proprio no. Come fa ad essere chiara occasione da gol quel colpo di testa quasi sulla linea di fondo. Errore grave. 2) In occasione del penalty netto fischiato per atterramento di Odriozola da parte di Bellanova, manca un giallo al cagliaritano. 3) In campo si è visto molto nervosismo perché all’arbitro è sfuggita di mano la partita. 4) La punizione a favore del Cagliari da cui poi è scaturita la traversa su deviazione di Milenkovic, è stata assegnata per un fallo - su tentativo di rovesciata di Bellanova sulla linea di fondo - che francamente è apparso inesistente.
La Fiorentina avrebbe dovuto e potuto vincere ugualmente questa gara, ma l’arbitraggio non è stato davvero felice. Speriamo che i vertici arbitrali fermino per un po’ Aureliano.
Si apre l’ultima settimana di mercato che potrebbe diventare esplosiva per i viola: a tenere banco il caso Vlahovic. I rumors da Torino circa una Juve all’assalto del serbo sono sempre più forti, così come le voci che raccontano di un desiderio da parte dei procuratori e del giocatore di trasferirsi in bianconero. Mettendo la Juve davanti a qualsiasi altra proposta. Per adesso, però, le uniche dichiarazioni ufficiali sono quelle del direttore generale Barone che anche ieri ha ribadito: “Non ci sono arrivate offerte e vogliamo che il giocatore ci dica ciò che vuole fare, pretendiamo chiarezza”. Bene, ripartiamo da qui.
Anche in questo caso affidiamoci ai punti cardinali della vicenda. 1) La Fiorentina può scegliere di vendere il giocatore a gennaio, a giugno o di non cederlo e quindi portarlo a scadenza di contratto nel giugno 2023. Per quanto stretta all’angolo, è ancora la società a detenere il cartellino, non dimentichiamolo mai. 2) Nel calcio non conta chi parte, ma chi arriva: la Fiorentina ha già nel cassetto un nome degno per sostituire Vlahovic? Perché nel mezzo a questa battaglia resta il vaso di coccio, la squadra guidata dal suo allenatore. Se veramente si sogna di andare in Europa il gruppo va tutelato perché sul piano tecnico le cose stanno funzionando bene. 3) Vlahovic ha portato con i suoi gol ben 15 punti si 36 totali della Fiorentina, insomma ha inciso profondamente e non solo per le reti: anche per il suo modo di fare regia offensiva. Piatek, lo abbiamo visto anche a Cagliari, ha caratteristiche diverse e costringe la squadra a giocare in un altro modo. Prima di rinunciare al serbo bisogna pensarci bene, la sua partenza improvvisa potrebbe avere ripercussioni molto negative sull’annata della Fiorentina. 4) Anche Vlahovic si deve assumere le proprie responsabilità: ha dimostrato di essere maturo in campo e fuori, allora apra bocca e spieghi cosa desidera fare. Abbia coraggio. Altrimenti andremo avanti con gli spifferi e le ricostruzioni di parte, le peggiori. E anche lui alla fine pagherà un prezzo salato. 5) Riesce difficile da comprendere come la Juventus, al centro di alcune criticità economiche, possa investire così tanto su cartellino, stipendio e commissioni auree per i procuratori del centravanti. Delle due l’una: o la Juventus sta molto meglio di quello che si legge oppure la Fiorentina si dovrebbe accontentare di una cifra più bassa per la sua cessione, magari con condizioni favorevoli nel pagamento (come nel caso Chiesa). 6) Allora scatta in conseguenza un’altra considerazione: perché la società di Commisso, cioè il presidente che da un paio di anni piccona la Juventus e chi la rappresenta, usando termini molto duri, invocando regole chiare e uguali per tutti, dovrebbe fare affari proprio con quel club? Facendo addirittura degli sconti? Detto che per i soldi si fa tutto e il contrario, sul terreno dell’immagine la Fiorentina ne uscirebbe molto male, farebbe una brutta figura. Ecco perché crediamo che Commisso non venderà Vlahovic alla Juventus. Oltre tutto se lo può pure permettere. Magari lo cederà all’estero, ma non ai bianconeri. 7) Forse l’esempio non sarà calzante al cento per cento, ma rende l’idea. Nell’estate 2006, in piena bufera Calciopoli, l’Inter di Moratti voleva ad ogni costo Mister Scarpa d’Oro, Luca Toni. L’allora diesse Corvino aveva concluso in pratica l’operazione: Toni a Milano per 25 milioni e a Firenze Amauri per 8. Diego Della Valle respinse l’operazione, convocò Toni e gli disse più o meno così: “Caro Luca, siamo nelle peste per una pesantissima penalizzazione (da meno 19 a meno 15 punti) e tu ci devi dare una mano in questa stagione, poi a giugno ti venderò, parola d’onore. Ma non all’Inter…”. L’allora presidente Moratti aveva polemizzato durante Calciopoli con Della Valle e Diego se l’era legata al dito. Questo spiega che quando un presidente si mette di traverso tutto cambia. 8) La Fiorentina, a quanto pare gradirebbe minimo 70 milioni in contanti senza contropartite tecniche. La Juventus potrebbe pensare a 35 milioni più Kulusevski: questa è un’offerta che può interessare la Fiorentina?
Tutti siamo consapevoli che se Vlahovic vuole andare alla Juventus come sembra (sotto la regia dei suoi procuratori) e rifiuta qualsiasi altra destinazione crea problemi alla Fiorentina. Rischia di perdere un incasso sontuoso dalla sua vendita, ma ci sono frangenti nella vita di una società in cui le scelte coraggiose pagano più dei quattrini. La stima e l’affetto di una comunità non hanno prezzo.