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VIOLA, ORA I CASI SONO DUE. BABACAR ADESSO INSIDIA GOMEZ. IL COMUNICATO SU NETO HA SPAZIENTITO LA SQUADRA. E 11 ITALIANI BATTONO 11 STRANIERI

di Andrea Giannattasio

Montella l’ha definita senza mezzi termini una delle migliori partite della stagione. Almeno, sotto il piano dell’intensità e delle occasioni. La Fiorentina che però torna da Parma con le ossa rotte, almeno a gran parte dei tifosi e addetti ai lavori, è sembrata essere tutt’altro: una squadra spenta, con ataviche difficoltà a fare rete ed infarcita di evidenti problemi nel testa-coda. Si parte dalla coda: il caso Neto non può non aver pesato nelle menti degli undici viola scesi in campo, colpiti a freddo dal gol di Costa (l’ennesimo preso sugli sviluppi di un corner, il secondo consecutivo dopo quello - sciagurato - incassato nel derby da Tonelli) e apparsi bloccati sotto l’aspetto mentale nell'organizzare una reazione orchestrata per larghi tratti della ripresa. 

Ma se da un lato è impossibile giudicare la prima uscita in campionato di Tatarusanu (anche se nel gol subito qualche colpa ce l’ha), è tuttavia sotto gli occhi di tutti quella che è stata l’ennesima prestazione di Mario Gomez (la testa), ancora oggi a secco ed autore probabilmente della peggior partita da quando veste la maglia viola. Il tedesco con la testa ancora non c’è proprio: continua a divorarsi dei gol clamorosi (pur trovandosi sempre al centro dell’azione) e per di più si è preso anche la responsabilità di tirare un rigore di cristallo, pur non essendo il primo rigorista designato da Montella. Un rischio onorevole, va plaudito, ma che forse - in un momento così delicato della stagione - si poteva anche evitare di correre. Contro il Palermo tornerà a disposizione Babacar e non è escluso che sin da domani l’aeroplanino ricominci a pensare proprio a lui come terminale offensivo. Coi siciliani si renderà necessario tornare alla difesa a 4 (complici le squalifiche di Savic e Gonzalo) e nel probabile 4-3-3 viola il senegalese si giocherà il posto con Gomez.

Che lo spogliatoio, poi, sia una semi-polveriera lo si è appreso a chiare lettere anche dalle parole di David Pizarro, che ieri nel post-partita è tornato su quello che era stato il pensiero di Montella a proposito del comunicato emesso dalla società su Neto. Un divorzio così palese, nel pieno della stagione, è stato un colpo allo stomaco per il giocatore stesso (che già ieri si è preso una prima scarica di offese dai circa 2000 viola presenti al Tardini) ma anche per tutta la rosa gigliata, che al portierino è estremamente legata e che - in questo gioco al massacro - sta decisamente dalla parte del suo numero uno. La cessione di Neto in tempi rapidi, oggi come oggi, sarebbe la panacea di (quasi) tutti i mali ma è impossibile che si concretizzi (l’accordo tra lui e la Juve per giugno è stato di fatto sancito).

In chiusura, c'è un dato finale che deve far riflettere (e anche molto) la società ACF Fiorentina: i viola infatti sono stati battuti non soltanto dal fanalino di coda della Serie A (con la peggior difesa del torneo) ma soprattutto da un unidici iniziale completamente composto da giocatori italiani. Da Mirante a Palladino, passando per De Ceglie, Lodi e José Mauri (argentino naturalizzato italiano). Nella formazione inizale viola, di giocatori nati nel nostro Paese, nemmeno l'ombra. C'è di che meditare.