VIOLA TRA GIOIE E RIMPIANTI, MA C’È UN GRAN GIOCO. IL CLUB INVESTA SU ITALIANO. BENVENUTI AL TORREIRA SHOW. IGOR, UMILTÀ AL COMANDO. CASTROVILLI È TORNATO
La Fiorentina tornata da San Siro con la borsa piena di gioie e rimpianti. Ha giocato un bel calcio, meglio di quello interista, ma non ha vinto. Il raccolto è stato inferiore alla semina anche se Terracciano ha annullato un paio di pericoli come lui sa fare, altrimenti ci sarebbe stata pure la beffa.
Non è la prima volta che i viola restano col sorriso strozzato perché non sono riusciti a finalizzare quanto prodotto. Probabilmente non sarà neppure l’ultima, ormai è una caratteristica di questa squadra. Mancano solo 9 partite alla fine, sperare che l’inerzia possa cambiare forse è troppo. Davanti alla porta mancano spesso ferocia e precisione, l’ordine è proprio questo. Senza la cattiveria di spaccare tutto viene meno anche la parte balistica. Italiano deve insistere su questo fronte con i suoi giocatori. Ci resta negli occhi la ghiotta chance capitata allo scadere a Ikonè, ma era successo in altre circostanze a Gonzalez e non solo. Questi esterni dimostrano di avere molti pregi e un solo difetto: la latitanza dal gol. La loro storia racconta questo, sono numeri.
Con una maggiore freddezza oggi la classifica avrebbe un atro profilo perché sul piano della manovra la Fiorentina attuale non teme confronti. E’ una delle pochissime squadre della seria A con un timbro ben definito, una cifra gioco fuori discussione. A Milano i viola hanno tirato in porta 17 volte contro le 13 dei nerazzurri, ma l’Inter in 5 conclusioni ha centrato lo specchio, la Fiorentina in 4 solo. Italiano in parte si può consolare: il Milan che guida la classifica ha problemi simili, Pioli non ha un totem in attacco, infatti a Cagliari i rossoneri per trovare la vittoria hanno dovuto fabbricare più di 10 palle gol vere. Però il Milan nei primi 5 campionati europei, è la formazione che ha segnato di più da fuori area. La Fiorentina invece non ha grandi tiratori dalla distanza.
Ma scorrendo la classifica si vede però come le squadre in corsa per obiettivi pesanti abbiano tutte un bomber autentico: Spalletti conta su Oshimen scatenato (già 15 gol in stagione), Inzaghi ha Dzeko (16 reti tra campionato, Champions e Coppa Italia) e Lautaro (15 centri tra campionato e Champions), Allegri per sperare nel quarto posto ha dovuto prendersi Vlahovic (ora a 24 reti tra campionato, Champions e Coppa Italia), Mourinho ha vinto un derby strepitoso grazie ad Abraham (doppietta) arrivato a quota 23 gol in stagione, Sarri conta su Immobile (26 reti tra campionato, Europa League e Coppa Italia) e infine l’Atalanta che nonostante un generale calo da quando ha perso un riferimento offensivo come Zapata (prima dell’infortunio era a 12 gol stagionali) ieri si è imposta in emergenza a Bologna. Insomma, si può parlare di falso nueve e di mancanza di riferimenti offensivi, ma poi alla fine dei giochi la differenza la fanno gli attaccanti, quelli bravi.
L’unica soluzione per Italiano è portare più palloni possibili vicino al portiere avversario e affidarsi al fiuto di Piatek. Il polacco a Milano è stato sovrastato dalla difesa nerazzurra, composta da elementi di assoluto spessore e non ha ricevuto assist come lui gradirebbe. Piatek è un killer d’area, ma quando non segna la sua presenza risulta impalpabile. Non ha colpe, queste sono le sue caratteristiche, opposte a quelle di colui che lo aveva preceduto. E proprio su questo è indirizzato adesso lo sforzo del lavoro di Italiano.
Se non realizzano gli attaccanti, ci pensa il maghetto uruguagio: benvenuti al Torreira show. Il regista-mediano-goleador. Sono già 4 i gol fatti. Lui sì che non ha paura, né di mettere la gambe nei contrasti più ruvidi, né di sfondare la porta, tirando giù pali e traverse. Torreira è testa e cuore, garra e lucidità. Italiano lo ha convinto a sganciarsi, incuneandosi oltre le linee nemiche, emergendo come un sommergibile dagli abissi. Ancora non sono riusciti a prendere le opportune contromisure per arginarlo, ma sarà dura trovarle. Torreira è rapidissimo, sgusciante, ha i tempi dell’imbucata. Da ragazzo ha fatto pure il trequartista, come molti registi retrocessi di venti metri sul campo con l’evolversi della carriera. Lucas è diventato il leader dei viola, in modo naturale. La vicenda del dente perso in partita, poi, lo ha eletto al ruolo di guerriero. Un Torreira versione calcio storico. Lo ribadiamo: va riscattato senza se e senza ma.
La Fiorentina giocando così può affrontare chiunque alla pari, il risultato poi è frutto di tante dinamiche. Con coraggio, organizzazione e voglia di vincere può sperare di passare il turno a Torino tra un mese, quando si giocherà la semifinale di ritorno di Coppa Italia in casa della Juve. C’è anche un altro dato che fotografa la coralità della manovra viola: sono ben 17 i giocatori che hanno realizzato almeno una rete. E’ un segno plus, non un dettaglio banale. L’altra grande notizia della notte di San Siro è il ritorno di Castrovilli. Gaetano è stato protagonista di una bella prestazione, ha giocato come sa, finalmente. Se Italiano ritrova Castrovilli, la Fiorentina non può che migliorare. E il numero 10 viola, se vuole, può aumentare il bottino dei gol viola. Purtroppo non è stato convocato in Nazionale, ma mostrandosi sui livelli di Milano, riconquisterà velocemente la maglia azzurra.
Non esiste traguardo senza programmazione e per pianificare un percorso, occorre un allenatore su cui investire alcuni anni. Un lustro sarebbe l’ideale. La Fiorentina investa su Italiano e sul suo staff: la qualità del lavoro si vede a occhio nudo, senza filtri particolari. Credere in un tecnico significa assecondarlo anche nelle richieste di mercato. I giocatori indicati da Italiano devono essere inseguiti con determinazione e presi. Nel calcio non si improvvisa. Chiudiamo con l’elogio dell’umiltà, sotto le sembianze di Igor. Anche a San Siro un’altra prestazione voluminosa, fatta di tecnica, concentrazione e fisico. Igor ci sta stupendo o forse siamo noi che di lui non avevamo capito molto. Igor è lo spot della filosofia di Italiano: non ci sono limiti, ma solo orizzonti.