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VIOLA, UNA RESA SENZA GIUSTIFICAZIONI. DIFESA IN CRISI E ATTACCO INESISTENTE: IN QUESTO MODO LA B FA VERAMENTE PAURA. COMMISSO INFURIATO, IL RITIRO E’ UNA SCOSSA. SERVE UNA REAZIONE: DA TUTTI

di Mario Tenerani

Che la Fiorentina fosse una seria candidata alla sconfitta a Bergamo non era un mistero: le differenze tra nerazzurri e viola sono talmente evidenti da rendere imbarazzante la discussione. Ma il calcio è meraviglioso perché consente di realizzare traiettorie impensabili. Prima dei viola, a Bergamo erano passate Spezia e Samp, non esattamente due formazioni stellari, mentre l’Inter aveva pareggiato. Dal 4 ottobre scorso l’Atalanta non vinceva al Gewiss (5-2) col Cagliari, stiamo parlando di campionato. Quindi, volendo, la Fiorentina avrebbe potuto, anzi dovuto, giocare una partita diversa. Animata da spirito agonistico, con la voglia di spingere, cioè riallungarsi in contropiede, tentando di disturbare gli avversari forti delle loro certezze. Non c’è niente di male nel disputare una gara difensiva, soprattutto quando dopo 10 partite scendi in campo a Bergamo con 9 punti soltanto. Ce n’è invece nel sistemarsi di fronte alla difesa rinunciando ad attaccare. Nel taccuino restano solo due tiri in porta: il tentativo del primo tempo di Vlahovic che ha scheggiato la traversa e nel finale Barreca. Poi il buio. Troppo poco per sperare di racimolare punti, troppo poco per salvarsi dalla retrocessione. Perché è in questi termini che dobbiamo analizzare la questione. La Fiorentina di Bergamo e anche quella vista in precedenza è una formazione che invia segnali inquietanti. Gli indicatori più pericolosi sonno accesi. Intanto la media punti: in 11 gare sono soltanto 9, quindi meno di uno a partita. Un ruolino disastroso. L’endemica incapacità di far gol, il reparto offensivo in termini realizzativi è un disastro. La pochezza offensiva dei viola è visibile anche a chi si occupa di calcio saltuariamente. In trasferta la Fiorentina non segna da 446 minuti, ultimo centro di Biraghi al 4’ di Spezia-Fiorentina. Non solo: fuori casa i viola non hanno mai vinto. 

Capitolo rigori: i viola non ne hanno preso ancora uno a favore e stavolta gli arbitri c’entrano poco. Se non entri in area i penalty non fioriscono, al contrario delle margherite. Ribery e Callejon, ieri partiti in panchina, sono controfigure di loro stessi. La difesa in 11 gare ha subìto 19 gol e alcuni giocatori come Milenkovic e Pezzella -  gente che ha mercato - appaiono irriconoscibili. Commettono errori che non appartengono al loro profilo di difensori. Così come Caceres che a Bergamo non ha giocato o Biraghi che invece ha giocato e pure male. 

A centrocampo Pulgar è impalpabile e francamente deve capire che è arrivato il momento di assumersi delle responsabilità. Non è un regista perché il play riesce a fare qualcosa di più rispetto al passaggio orizzontale di cinque metri. Amrabat è lontano parente di quello di Verona, tanto da farci penare che i 20 milioni spesi per il suo acquisto oggi siano ingiustificati. Bonaventura non è quello di Milano e Castrovilli che di qualità ne avrebbe tanta sembra ingabbiato nella ricerca di una posizione giusta sul campo. 

L’unica nota lieta è il portiere: Dragowski anche a Bergamo ha sfoderato almeno tre parate decisive. Se non ci fosse stato il polacco avremmo parlato di Caporetto viola. 

La Fiorentina gioca sotto ritmo: non si capisce se è la causa sono i giocatori incapaci di cambiare marcia o se sia una questione di ordine fisico. Un altro rebus che andrebbe risolto in fretta. Perché nel calcio di oggi, piaccia o meno, vincono quelli che corrono molto e meglio degli altri. La tecnica non basta. 

Adesso è chiaro a tutti il frangente di enorme difficoltà, Prandelli ha l’esperienza giusta per non farsi travolgere. L’ambiente ha compreso. Serve un fortino per evitare il baratro. Ma d’ora in poi testa bassa e lavoro duro. Più duro di prima.