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VLAHOVIC NON CAMBIA LA SUA STRATEGIA NEPPURE CON LE CONTESTAZIONI. LA SQUADRA STA CON DUSAN. LA SOCIETÀ DEVE CONVINCERE I TIFOSI ALLA MODERAZIONE. NUOVO SONDAGGIO, SI VUOLE LUCCA A GENNAIO

di Enzo Bucchioni

Quanto ha inciso il caso Vlahovic sulla brutta sconfitta a Venezia?

Cosa fare per uscire da questa situazione con meno danni possibili?

Sono queste le due domande che circolano nel mondo viola e aspettano una risposta rapida per evitare che da una situazione di positività si torni al pessimismo, con vecchi fantasmi e antiche paure in agguato. E’ il momento della calma e della riflessione. Non è facile. E per i dirigenti viola un bel test per capire a che punto siamo con le strategie calcistiche.

Dal giorno delle accuse del presidente Commisso era infatti chiaro che niente sarebbe più stato come prima e che il caso Vlahovic in qualche modo avrebbe inciso sull’andamento della stagione. Rocco l’ha fatto per scuotere il giocatore, forse è stato un ultimo tentativo per metterlo davanti alle sue responsabilità, ma gli effetti (purtroppo) sono stati pari a zero. Vlahovic non firma e non firmerà il contratto.

Anche in queste ore, dopo la contestazione di Venezia e le polemiche che ci sono state, dopo la sua brutta prestazione personale, niente è cambiato. Non ci sono segnali che facciano pensare a un ripensamento, a una tregua. Alla ritrovata volontà di sedersi attorno a un tavolo per trovare un’intesa con la Fiorentina sul futuro. Vlahovic va avanti per la sua strada consapevole di quello che sta affrontando e affronterà. Atteggiamento che, lo abbiamo già detto, non sappiamo quanto dipenda dal giocatore che vuole un futuro da campione e uno stipendio da star o dai suoi procuratori che lo hanno già disegnato lontano da Firenze.

Non sappiamo neppure quanta autonomia decisionale possano avere Vlahovic e la sua famiglia in questo momento. C’è chi ha descritto il giocatore scosso per quello che è successo sotto il curvino dei tifosi viola a Venezia, ma questo potrebbe perfino rafforzare la sua volontà di andar via da Firenze.

Non credo che contestazioni, insulti o peggio che non mi auguro, possano incidere minimamente sulla situazione. O farlo tornare a segnare un gol a partita. Anzi.

La squadra, fra l’altro, ha fatto sapere di essere compatta con il suo giovane attaccante e questo è un aspetto da tenere ben presente. Le parole di Biraghi, il capitano, e di Venuti sono state molto chiare.

Il rischio che ci possano essere ripercussioni sul rendimento di una squadra che aveva cominciato benissimo la stagione, con grandi ambizioni e bel gioco (Venezia a parte) ora è diventato alto.

Certe situazioni potrebbero dirottare l’attenzione e le energie dal campo a quanto succede fuori, sono elementi di disturbo, la concentrazione potrebbe calare. Del resto le dinamiche dei gruppi e in particolare di uno spogliatoio calcistico sono chiare. Il ragionamento è uno e uno solo: quello che sta succedendo oggi a Vlahovic potrebbe succedere a me domani. Non voglio tornare al “tutti per uno e uno per tutti”, è eccessivo, ma ci siamo capiti.

Molti ora si chiedono se Commisso abbia fatto bene a mettere in piazza le difficoltà per il rinnovo e il comportamento ambiguo, per nulla riconoscente, del ragazzo e quello ostruzionistico dei suoi manager. Era meglio star zitto e far finta di nulla continuando con i sorrisi in pubblico e la guerra in privato?

Lo stile di Rocco è questo e ha fatto bene a scoperchiare la pentola. Il presidente viola si sente tradito, è deluso, è giusto che faccia sapere alla città, alla tifoseria, ma anche al calcio, quello che sta succedendo.

Il problema e che certe situazioni esplosive dopo vanno gestite e un po’ la situazione è sfuggita di mano.

La brutta partita di Venezia, coincisa con la contestazione, ha fatto da detonatore. Forse si doveva cercare di ottenere dai tifosi una tregua almeno fino alla riapertura del mercato di gennaio. Speriamo che in questi giorni i contatti portino a un compromesso per evitare che poi alla fine la Fiorentina ci rimetta economicamente (il giocatore vale meno sul mercato) e calcisticamente (la squadra destabilizzata rende meno).

In questo momento il futuro di Vlahovic non deve interessare a nessuno, l’unica cosa che conta è il presente della Fiorentina. Ripeto, almeno fino a gennaio. Restano undici partite da giocare e depotenziare l’attacco viola mettendo in difficoltà Vlahovic, condizionando la squadra con un clima negativo, fa del male soltanto alla Fiorentina.

Capisco benissimo il sentimento dei tifosi verso questo ragazzo traditore ma loro che parlano sempre di maglia, alla maglia devono pensare.

In mezzo c’è l’allenatore che non è felice dal giorno in cui il suo presidente ha parlato. Immaginiamo che Italiano abbia temuto fin da subito che una situazione così conflittuale potesse arrivare dentro lo spogliatoio. Non credo che questa sia la causa della brutta partita di Venezia, alcuni errori li ha commessi anche lui, ma di sicuro lavorava meglio prima.

Soprattutto parte di quello che l’allenatore faceva sul campo è stato destinato ora a un’analisi psicologica, alla cura motivazionale per isolare la squadra dall’esterno, compattarla verso un obiettivo e farla tornare grintosa, cattiva e motivata.

Proprio la squadra deve capire che può fare tanto. Forse tutto. Più della società. Se la Fiorentina torna a giocare a calcio e soprattutto a fare risultato, sarà più facile gestire anche il caso Vlahovic che è deflagrato proprio per la sconfitta. Se la Fiorentina avesse vinto a Venezia, Dusan sarebbe stato solo un fastidio sopportabile, la sconfitta l’ha fatto diventare il responsabile di tutto.

Ma questo deve capire anche Vlahovic. Questa situazione l’hanno provocata lui e il suo entourage, se vuole avere meno ripercussioni a livello personale, se vuol ritrovare una sorta di serenità, deve riuscire a resettare e dare ancora di più. Questo si aspettano i tifosi, quel Vlahovic al veleno, cattivo e lottatore di sempre potranno sopportarlo. Quello visto a Venezia non sarà tollerato.

La squadra con i risultati e la società nella diplomazia con i tifosi sono le uniche strade possibili. Ripeto: per una gestione indolore.

Se poi Rocco Commisso vuole andare alla guerra fino in fondo per scoperchiare il mondo dei procuratori, mettere il dito sulla piaga delle provvigioni e sulla mancanza di normative nel calcio-jungla di oggi, libero di farlo. Di pancia potremmo anche appoggiarlo. Però serve una strategia precisa. Questa squadra può anche essere in grado di giocare senza Vlahovic, con un falso nueve o con qualche altra trovata tattica, ma con la consapevolezza che i risultati saranno di sicuro più difficili e la stagione più tormentata. Per carità, da noni a tredicesimi in classifica non cambierebbe nulla. Rocco potrebbe anche diventare un eroe per i tifosi e capo della rivolta dei presidenti se dovesse trovare la forza di mandare in tribuna Vlahovic da domenica fino al giugno del 2023. Fregandosene dei milioni persi, fregandosene di tutto in nome e per conto di un ideale. E di valori che non esistono più. Strada durissima, piena di dolori e di guai forse anche legali, ma per vincere le battaglie vanno combattute.

Dico questo perché Rocco, per come l’abbiamo conosciuto, potrebbe anche essere l’uomo capace di fare una cosa del genere. Per dare un esempio.

Semplice ragionamento e forse provocazione, che faceva l’altra sera a Radio Bruno anche quel grande dirigente chiamato Pino Vitale.

Vedremo. Situazione calda, ma anche fluida. In evoluzione.

Meglio sarebbe, lo dico dal primo giorno, ottenere una sorta di tregua da parte di tutti, arrivare a gennaio e vendere Vlahovic cercando di portare a casa il più possibile per reinvestire. Sarebbe come togliersi un dente, dopo stai meglio.

Si tratta di capire se c’è l’acquirente e se Vlahovic accetterebbe o meno il trasferimento. Se dicesse no, allora davvero senza esitazione farei scattare la strada che porta dritta alla tribuna. Per scelta tecnica, ovvio.

Nel frattempo però i dirigenti viola non dovranno essere bravi solo a ritrovare un’intesa e un compromesso con i tifosi su Vlahovic, ma anche a muoversi sul mercato.

Vlahovic o non Vlahovic è chiaro che a questa squadra manchino un centroavanti e un esterno d’attacco. E se si vuol far crescere un lavoro che è appena cominciato, questi arrivi sono imprescindibili vista l’imbarazzante vicenda Kokorin e la fatica che fanno Callejon a crescere di condizione e Sottil a maturare.

Radiomercato continua a parlare di insistente corteggiamento per Scamacca che resta l’obiettivo numero uno. Commisso forse farebbe volentieri anche una follia per Lucca e l’idea è forte. Però più gioca e più se ne parla più il prezzo aumenta. Un mese fa gli intermediari avevano portato alla Fiorentina una richiesta da dieci milioni e sembravano già tanti. Oggi il Pisa ne chiede quindici.

Chi parla di Belotti a gennaio dovrebbe pagare di tasca sua. Il giocatore si libera a zero a giugno perché la Fiorentina lo dovrebbe pagare, anche se poco, a gennaio. Elementare Watson. Per uscire da questa situazione, spero che i rapporti internazionali di Burdisso indirizzino allora verso qualche talento non conosciutissimo che costa meno e può diventare forte. Possibile che ci riescano a trovarli soltanto il Porto, lo Shakthar o le solite società?