ANTOGNONI A FV, I 60 ANNI DEL CAPITANO, LETTERA APERTA AI TIFOSI VIOLA
Firenze, 1° aprile 2014
Ai tifosi viola
"Sessant'anni, cifra tonda. Tempo di bilanci, dei primi consuntivi. Tempo di separare gli amici veri da quelli presunti. Firenze, i fiorentini... amici veri, verissimi. Sessant'anni, cifra tonda. Non è l'unica. Arrivo a Firenze nel 1972, dall'Astimacobi. Ci resto fino al 1987. Poi due anni in Svizzera, a Losanna. Quindi la partita d'addio: 25 aprile 1989, 40.000 persone all'allora "Comunale" che scandiscono il mio nome. Quel giorno Claudio Gentile mi disse: "Io ho vinto più di te, ma non avrò mai tanta gente alla mia partita d'addio. Ti invidio, caro Giancarlo". Caro Claudio è vero, risposi, succede solo a Firenze. Per questo voglio così bene ai fiorentini. Facciamo un pò di conti: 15 anni da calciatore, altri 25 trascorsi da dirigente, da allenatore, da semplice cittadino. 40 anni della mia vita passata a Firenze. E non è finita. Dapprima in via Carnesecchi, poi in viale Cialdini. Quindi a Fiesole. Con me c'erano Roggi e Galdiolo. Caro, vecchio "badile", quanto mi manchi... Passiamo oltre. Di nuovo a Firenze, sulla Bolognese, fino ad oggi: dirigente delle nazionali giovanili a Coverciano. Comunque a Firenze, sempre a Firenze. Qualcuno ha detto, perchè non te ne sei andato? Difficile da spiegare, ancora più difficile da comprendere. Io ci provo. Nel '78 la Juve offriva tanti soldi, mentre la Fiorentina franava. Ma io non me la sono sentita di abbandonare la nave che affonda. E così sono restato. Nel 1980 mi voleva la Roma, mi cercò il presidente Dino Viola in persona. Lo confesso, ho tentennato. Capirete, mia moglie Rita è romana, metteteci il fascino della Capitale... Per fortuna arrivarono i Pontello, con un grande progetto. E allora il sogno si compiva: vincere a Firenze con una grande Fiorentina. Poi si sa, le cose non vanno mai come vorremmo: Martina, Pellegrini, sappiamo tutti com'è finita. Però, nessun rimpianto. Anzi... A Firenze sono cresciuto, sono maturato, mi sono sposato con Rita, ho avuto due splendidi figli Alessandro e Rubinia. Mi sono realizzato, come uomo e come calciatore. L'ho sempre detto: l'amore di Firenze vale più di uno scudetto. Ho ripetuto più volte: la "Fiesole" è la mia seconda famiglia. Lo confermo, lo ribadisco. Ricordo lo striscione del marzo '82: "Forza Antonio, l'inferno è finito, il Paradiso ci attende". Ricordo un altro striscione, novembre '85: "Niente ti ha distrutto, sei come il sole, risorgi ed illumini tutto". Ricordo i tifosi che sono venuti a Losanna, ricordo la festa dell'Antognoni Day, ringrazio coloro che mi hanno sempre difeso, che mi hanno voluto bene, che mi vogliono ancora bene. Nonostante l'età. Sessant'anni, 40 di questi vissuti a Firenze. E allora grazie a tutti..."
Con affetto
Giancarlo Antognoni