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BORANGA A FV, SPORTIELLO DEVE STARE FUORI E RECUPERARE MENTALMENTE

di Luciana Magistrato

Il primo vero momento di difficoltà per Marco Sportiello che in due partite ha messo insieme due errori marchiani su calci piazzati. Giusto dargli fiducia o tenerlo in panchina? "Meglio lasciarlo tranquillo per due o tre partite, poi tornerà più forte di prima" è la conclusione di chi il portiere l'ha fatto per tanti anni, errori compresi, Lamberto Boranga, ex di Fiorentina, Parma e Cesena tra le altre. Vivendo a Perugia continua a seguire anche le vicende fiorentine e venerdì era davanti alla tv: "Mi sono arrabbiato molto con Sportiello - dice in esclusiva a Firenzeviola.it - perché appena ho visto come ha piazzato la barriera e dove si è messo lui sono sobbalzato e mi sono chiesto perché un portiere del suo livello possa mettersi dietro alla barriera stessa. Lì prendi gol per forza ed infatti deve averlo capito anche Bernardeschi che ha fatto un tiro non impossibile, quasi appoggiato a dire il vero".

Un errore o il valore di Sportiello non è così alto?
"Io l'ho seguito e nell'Atalanta mi piaceva molto tanto da stupirmi del fatto che gli avesse preferito Berisha. Per me ha delle qualità ma nel calcio conta dimostrarle non averle e basta. Un errore è umano, ma non devi ripeterlo altrimenti sei tagliato fuori. Anche a Bologna ha fatto un brutto errore, forse c'è qualcosa a livello di carattere e temperamento che non va ma è un buon portiere".

Cosa farebbe lei se fosse il preparatore di Sportiello?
"Il ruolo del preparatore dei portieri è fondamentale perché passano insieme il 70% del tempo, a differenza del tecnico della squadra. Non serve fargli fare solo il compitino ma va fatto anche un lavoro mentale, ovviamente parlo in linea generale non del preparatore viola. Uno dei più bravi in Italia per ora è Adriano Bonaiuti voluto da Handanovic, pur essendoci nello staff interista già un preparatore. Questo ti fa capire quanto è importante il rapporto tra preparatore e portiere".

Come si sente un portiere dopo errori tali e cosa fare?
"Non dormi la notte, almeno per me era così. A Cesena nella stagione 75-76 ho fatto training autogeno e feci la miglior stagione della mia carriera e portai in Uefa la squadra ma ognuno ha i suoi metodi, di sicuro ricorrere ad uno specialista che ti possa aiutare come un mental coach non è sbagliato se ti aiuta a venirne fuori".

Può influire il fatto che non è sicuro del riscatto?
"Certo, essere in prestito è come essere di un altro mondo".

Se fosse in Pioli lo terrebbe fuori a vantaggio di Dragowski?
"Io feci un errore simile in Catania-Reggiana e l'allenatore mi tenne fuori. Quel periodo mi è servito per tornare sereno e riflettere. Quando non c'ero con la testa insomma gli allenatori mi lasciavano in panchina e dopo tornavo più forte di prima. Io dopo due errori lascerei Sportiello tranquillo per qualche gara per farlo recuperare mentalmente ed aver voglia di rientrare più carico di prima. A Firenze d'altronde c'è una piazza esigente e una buona tradizione passata di portieri, penso a Sarti, Albertosi, Costagliola, Galli, Toldo... Tutti da Nazionale, tradizione che secondo me si è un po' spenta prendendo portieri stranieri".

Con Dragowski allora come la mettiamo?
"Se è alla Fiorentina significa che ha potenzialità importanti, ma queste vanno espresse giocando, perché le variabili sono tante, dall'avversario ad un tiro, il vento, la fortuna... Insomma per capire il valore di un giocatore serve tempo ed esperienza".