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CARBONI A FV, JOAQUÍN DEVASTANTE MA PRESTO TORNERÀ AL BETIS

di Giacomo Iacobellis

“Dà esempio di comportamento, professionalità, volontà e personalità. Delle sue qualità e dedizione non abbiamo mai avuto alcun dubbio. Si è allenato 10 giorni da campione perché voleva dimostrare il suo valore in un momento delicato": si espresse così Vincenzo Montella su Joaquín Sánchez Rodríguez alla vigilia di Cagliari-Fiorentina del 30 novembre scorso. Difatti, è stata proprio quella (insieme alla gara con l'Hellas Verona della settiamana precedente) la sfida che ha segnato un nuovo inizio per il torero viola, uscito completamente dai radar a inizio stagione, ma perfettamente recuperato in quest'ultimo mese e mezzo, nel quale si è impadronito del ruolo di esterno destro nel 3-5-2 della Fiorentina, abbinando alle sue già note capacità nell'uno contro uno doti da instancabile corridore in entrambe le fasi. Per conoscere meglio Joaquín e commentare il suo momento brillante in maglia gigliata, Firenzeviola.it ha contattato in esclusiva Amedeo Carboni, ex giocatore e dirigente che nei panni di direttore sportivo del Valencia nell'estate 2006 riuscì a strappare el Pisha al Betis Siviglia per circa 25 milioni di euro (uno degli acquisti più cari della storia del club).

Carboni, come nacque l'idea di portare a Valencia Joaquín nell'estate 2006? Fu una trattativa difficile?
“Fu una trattativa difficilissima. Il nostro accordo con il Betis prevedeva un conguaglio economico di 15 milioni più un nostro giocatore in cambio del cartellino di Joaquín. Avere a che fare con l'allora presidente degli andalusi Manuel Ruiz de Lopera però non era cosa semplice e l'affare si complicò, anche perché il nostro giocatore, o meglio il suo procuratore, disse di no al passaggio in biancoverde. Pure la Roma era interessata perché Joaquín a Spalletti piaceva tanto, ma noi continuammo la trattativa con grande ostinazione e alla fine riuscimmo a portarla a termine sulla base di 25 milioni per l'acquisto a titolo definitivo. Fui molto soddisfatto del suo arrivo, perché era un esterno destro in piena maturità calcistica, reduce da campionati importantissimi in Spagna e abile come pochi nel saltare l'uomo e creare superiorità numerica”.

Cosa ci può raccontare invece riguardo al carattere di Joaquín e al rapporto che vi lega?
“È un giocatore che mi ritrovavo sempre a marcare quando giocavamo contro, io nel Valencia e lui nel Betis, e che poi ho avuto invece il piacere di rincontrare durante la mia esperienza dirigenziale a Valencia. Lo conoscevo molto bene ed avevamo un buon rapporto, ma col tempo ci siamo persi un po' di vista. Parlando del suo carattere, lo considero un ragazzo molto allegro e solare che ha bisogno di sentirsi coccolato, un po' come tutti gli andalusi. Si deve sentire importante per potersi esprimere al meglio sul campo, ma è anche una pedina fondamentale all'interno di ogni spogliatoio. Mi ricordo ancora le sue divertentissime barzellette...”

Reputa fin qui soddisfacente la sua nuova avventura in viola?
“Direi di sì. Ci sono stati dei momenti altalenanti, ma sono cose che capitano nel calcio, soprattutto a calciatori che fanno della tecnica la loro qualità principale. Basta vedere cosa è successo quest'anno a Borja Valero. Quando giocatori di questo tipo non stanno bene fisicamente o psicologicamente il loro rendimento ne risente parecchio. Ora come ora però sto vedendo un ottimo Joaquín”.

Crede che il ruolo di esterno a tutta fascia disegnatogli da Montella sia quello più congeniale per el Pisha?
“Sì, è senza dubbio quello il suo ruolo. È vero che le sue abilità sono più offensive che difensive, ma Joaquín può ricoprire tranquillamente tutta la corsia di destra. Allo stesso tempo, farlo sacrificare troppo in fase di copertura a volte rischia però di renderlo meno lucido in attacco. 90 minuti di corsa su tutta la fascia non sono certo uno scherzo, ma ogni volta che Joaquín si ritrova il pallone tra i piedi dalla trequarti campo in su è davvero devastante. Lo so bene, perché quando lo affrontavo da difensore non potevo mai permettermi di lasciargli un solo centimetro di spazio”.

Pensa che il suo forte legame col Betis e con la città di Siviglia potrebbe davvero portarlo a chiudere la carriera nella sua terra d'origine?
“Joaquín è molto legato all'Andalusia, dato che sia lui che la sua famiglia sono di quella zona. Se il Betis Siviglia dovesse tornare in Prima Divisione il prossimo anno potrebbe nascere una trattativa già a giugno. Altrimenti, credo proprio che tutto sarà rimandato con Joaquín che onorerà il suo contratto con la Fiorentina fino all'estate 2016 per poi tornare in biancoverde”.