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DABO A FV, ADDIO DECISO DA PRADÈ. IACHINI MI AVREBBE TENUTO MA GLI DISSERO CHE...

di Pietro Lazzerini

La sua simpatia contagiosa, mista all'atteggiamento del guerriero che in campo non molla mai di un centimetro, avevano fatto entrare Bryan Dabo subito nei cuori dei tifosi della Fiorentina. Quel suo "Zio cane" ribadito in ogni post social con la spavalderia di chi non sa bene da dove derivi quello strano intercalare, lo aveva subito inserito tra i giocatori più "amati" degli ultimi anni dei Della Valle. "Sono in ritiro con la Nazionale - ci dice con la voce che va e viene in collegamento via whatsapp dal ritiro del Burkina Faso - In questi giorni ci giochiamo l'accesso alla Coppa d'Africa e siamo carichissimi". La sua simpatia è contagiosa, soprattutto perché accompagnata da un italiano praticamente perfetto. "Ho scelto il Benevento perché qui mi hanno voluto tutti fortemente. Fin dalla prima telefonata mi hanno fatto sentire importantissimo e desiderato. Avevano studiato il mio profilo nei dettagli, e questo conta quando devi scegliere dove andare a giocare". In esclusiva a Firenzeviola.it, poi ha ripercorso i momenti belli e quelli decisamente meno belli, vissuti nella propria esperienza fiorentina: 

Com'è finita la sua esperienza in viola?
"E' stata una scelta del direttore sportivo insieme alla società. Neanche i due mister potevano farci niente. Io mi ritengo una persona umile e con umiltà ho accettato la decisione della dirigenza. La Fiorentina avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, perché nonostante tutto la stima nei confronti del club non cambierà mai. Poteva finire molto meglio senza questa decisione, ma anche se è finita così, non cambia l'affetto nei confronti della maglia". 

Lei ha detto che neanche gli allenatori avrebbero potuto farci niente, ha la sensazione che se fosse stato per Montella o Iachini, sarebbe rimasto alla Fiorentina?
"Penso che mi avrebbero confermato entrambi se avessero potuto. Per mettere un giocatore fuori rosa ci vogliono motivi seri, come un comportamento sbagliato, un litigio o qualche screzio contrattuale e nel mio caso non c'era nessuno di questi motivi in ballo. Quando c'è stato il cambio in panchina, una persona dello staff di Iachini mi ha chiesto se ero infortunato, perché la società aveva spiegato così la mia assenza dagli allenamenti. Questo mi ha fatto capire che non ero più parte del progetto. Nonostante questo tengo a dire che con Pradè, che è il dirigente che ha presto la decisione di allontanarmi dalla prima squadra e poi di cedermi, c'è stato sempre un buon rapporto. Mi hanno detto chiaramente come stavano le cose, probabilmente perché avevano capito chi avevano davanti". 

Il rapporto con i tifosi però è sempre stato ottimo.
"Perfetto, più di ottimo. Il rapporto con i tifosi viola è stato uno dei più belli della mia carriera. Loro avevano capito che quando scendevo in campo davo sempre tutto ed è per questo che mi stimavano. Io ho sempre giocato con la fiducia alle spalle e penso che si sia anche visto nel corso delle partite che ho disputato". 

Si sentiva un calciatore da Fiorentina?
"Quando sono sceso in campo, sono sempre stato all'altezza della squadra e dell'importanza del club. Ho fatto delle ottime partite sia con Pioli che con Montella. Poi è cambiata la proprietà e dunque anche progetto tecnico. Forse non avevano studiato bene la storia recente del club, il rendimento dei calciatori in rosa. Ho rispettato la loro scelta anche se è ovvio che abbia qualche rimpianto. Non ho niente da rimproverarmi però, visto le prestazioni che ho fatto nel corso della mia esperienza in viola". 

Ora dovrà affrontare la Fiorentina in campionato, sarà emozionato oppure vista l'assenza del pubblico non cambierà niente rispetto alle altre partite?
"È un peccato che non ci siano i tifosi. Quelli della Fiorentina sono strepitosi, il dodicesimo uomo in campo. Come del resto lo sono quelli del Benevento, una piazza più piccola ma calda allo stesso modo. Mi aspetto una partita tosta. Loro hanno cambiato molto e di recente c'è stato anche il cambio in panchina. Quando arriva un nuovo mister, tutti vogliono dimostrare che sono pronti a giocare per lui. Mi aspetto una partita molto complessa. Qualità e cattiveria. Noi non saremo da meno ovviamente, perché ci giochiamo la salvezza e mancano 31 finali. Non abbiamo il tempo di guardare contro chi giochiamo, che sia la Juventus, la Fiorentina o il Crotone". 

Lei è cresciuto in Francia, cosa significa incontrare in campo un campione francese come Ribery?
"Sfidare campioni come lui o Ronaldo, che sono giocatori che hanno fatto la storia del calcio europeo, significa tanto. Lo stimo tantissimo e sarà un duello molto bello ed emozionante. Lui ha giocato a Marsiglia, nella città che mi ha cresciuto, ma cercherò di non mettere in campo le emozioni, perché prima di tutto viene il Benevento". 

A Firenze era conosciuto anche come il calciatore pianista, perché durante la sua permanenza spesso postava sui social video in cui suonava il piano. Questa passione la sta aiutando durante il Covid?
"Senza dubbio. Suono ed ascolto musica con mio figlio quando non sono concentrato sul mio lavoro col Benevento. Nello spogliatoio non parliamo molto del virus se non per dirci di stare attenti quando usciamo dal campo perché dobbiamo proteggerci e rispettare le regole per mandare avanti il campionato". 

Chiudiamo con quel famoso "Zio cane". Lo usa ancora?
"Lo sto portando ovunque con me da quando l'ho imparato a Firenze, però in realtà è un qualcosa che mi caratterizza per i tifosi, non lo uso così spesso".