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DIKS A FV, GIOCO DAVANTI AI TIFOSI VIA ZOOM PER REALIZZARE IL MIO SOGNO VIOLA

di Pietro Lazzerini

Kevin Diks è uno dei tanti giocatori arrivati negli anni alla Fiorentina che hanno dovuto fare i conti con il ruolo di terzino destro. Un ruolo diventato quasi mistico vista la difficoltà nel trovare un giocatore che potesse garantire una certa continuità di rendimento. L'olandese, dopo i prestiti all'Empoli e al Feyenoord, in questa stagione ha scelto il campionato danese per ripartire, mettersi in mostra e provare a riconquistare un posto in viola. Per parlare, rigorosamente in italiano, della sua attuale esperienza all'Aarhus ma anche della voglia di tornare a Firenze nel prossimo futuro, la redazione di Firenzeviola.it lo ha contattato in esclusiva: 

Il picco del Coronavirus è stato superato e finalmente è terminato anche il periodo di lockdown, come ha vissuto questi mesi? 
"Non ho cambiato molto rispetto a quanto facevo prima. Sto studiando l’italiano e l'indonesiano. Ci siamo sempre allenati in piccoli gruppi e ci siamo fermati forse solo per una decina di giorni in cui sono stato a casa. Ma anche stando a casa non ho mai smesso di lavorare e di mantenermi in forma e infatti sono tornato in campo senza pagare il periodo casalingo". 

Complimenti per il suo italiano, non è da tutti mettersi a studiare una lingua difficile come la nostra. In Danimarca avete ripreso a giocare giovedì, come è andata? Ha avuto paura di essere contagiato oppure pensa che i rischi siano minimi? 
"È andata bene, anche se è stato strano tornare in campo dopo più di due mesi! Abbiamo lavorato tanto sul campo e siamo rientrati bene. Abbiamo dimostrato che siamo un gruppo forte anche in questa occasione". 

Come è stato giocare con i tifosi in diretta Zoom? 
"È stato decisamente strano anche se siamo contenti perché ci ha permesso di avere un contatto con i tifosi nonostante la loro assenza fisica. Ovvio che preferiremmo avere i tifosi presenti allo stadio, ma a causa del Covid è tutto più difficile. La situazione in Danimarca comunque è buona e infatti siamo potuti tornare in campo molto prima rispetto agli altri paesi". 

In Italia si tornerà in campo dal 13 giugno in poi, è giusto riprendere anche in un paese che ha contato migliaia di morti? 
"È giusto tornare in campo quando il rischio è minimo. I giocatori effettuano molti test tutti i giorni, come accade anche in Danimarca. Forse in Italia il rischio è più alto perché ci sono stati molti più contagi, ma le autorità sanno benissimo quello che stanno affrontando e faranno il massimo per permettere al calcio di tornare in campo in sicurezza". 

All'Aarhus ha iniziato con qualche difficoltà ma nel match contro il Randers, quello della ripresa, ha giocato da titolare. Come sta andando la sua esperienza in Danimarca?
"Quando sono arrivato in Danimarca ero infortunato. Ho avuto bisogno di due mesi di allenamenti singoli prima di tornare in gruppo. Dopo questo lungo periodo ho iniziato a mettere minuti nelle gambe. Poi ho sentito di nuovo un fastidio al ginocchio e mi sono operato a dicembre. Ho passato dei momenti difficili, anche fuori dal campo, con diverse difficoltà da superare anche che non avevano a che fare col calcio. Col ritiro di gennaio però, mi sono sentito bene come in passato. Ho giocato qualche partita da titolare e poi è arrivato il Covid a bloccare tutto di nuovo. Non è sicuramente il periodo più fortunato della mia vita, ma sono tornato in campo e sto bene, quindi guardo in avanti e non penso a ciò che ho vissuto". 

Guardando al passato, sei arrivato a Firenze nel 2016, cosa si ricorda di quei giorni?
"Sono arrivato in una squadra molto forte insieme a un giocatore che adesso sta trovando il suo spazio in Scozia come Ianis Hagi. Lo sento spesso per chiedergli come va con Gerrard e lo stesso faccio con Dragowski per sapere come va a Firenze. Siamo rimasti molto amici, diciamo per la vita. Ho incontrato delle difficoltà quando mi sono approcciato al calcio italiano. Ho sempre giocato in Olanda e questo non mi ha permesso di ambientarmi al meglio. Anche la lingua non mi ha aiutato, per questo sto studiando l'italiano. Spero che Firenze possa essere il mio posto nel mondo in futuro, visto che ancora non sono riuscito a impormi". 

Il ritorno al Vitesse, poi il Feyenoord e l'Empoli prima di volare in Danimarca. Lei è giovane ma ha già avuto diverse esperienze. Perché non è ancora riuscito a trovare la sua "dimensione"?
"Ci sono diverse cose di cui tenere di conto. All'inizio non ho giocato ai livelli che avevo raggiunto al Vitesse. Poi quando sono andato al Feyenoord, ho giocato in Champions e vinto due titoli. Poi dopo il ritiro con la Fiorentina non mi sono state date le giuste opportunità per dimostrare il mio valore. In seguito a novembre ho dovuto fare i conti con questo brutto infortunio ma ora mi sento di nuovo bene come in Olanda. Sento che la fortuna sta girando nella mia direzione". 

Ha tatuato un giglio di Firenze sul braccio sinistro, cosa significa per lei?
"È stata la prima esperienza fuori dal mio paese. Firenze rimarrà per sempre un posto speciale per me. Una seconda casa. Quando penso a questa città magnifica, provo solo sentimenti di affettuosi. Firenze mi ha cambiato, ho imparato molto vivendoci".

Quali sono i suoi obiettivi stagionali ora che il calcio è tornato a essere parte delle nostre vite? 
"Voglio giocare sempre. Voglio mettermi in gioco e dimostrare il mio valore. Ho fame e ambizione. Voglio arrivare al massimo del mio potenziale giocando tutte le partite a disposizione". 

Con la Fiorentina ha ancora un anno di contratto, dopo i contatti di qualche mese fa, ha più parlato con la dirigenza?
"Non abbiamo più parlato anche se adesso dovrò allungare l'accordo con l'Aarhus per arrivare in fondo alla stagione. Poi dopo luglio vediamo. Ho ancora un anno di contratto". 

Vorrebbe tornare a Firenze per provare a giocarsi la possibilità di restare o pensa che sia arrivato il momento di dire addio alla maglia viola? 
"Vediamo. Il mio sogno è ancora quello di giocare titolare con la maglia della Fiorentina". 

Lei ha vissuto, seppur indirettamente, uno dei momenti più strani della storia della Fiorentina, ovvero il passaggio dai Della Valle a Commisso. Si è fatto un'idea sul nuovo proprietario? 
"Ho parlato con Dragowski di ogni aspetto della nuova realtà e anche del nuovo proprietario della Fiorentina e mi ha detto solo parole buone". 

Ha mantenuto i rapporti con qualche giocatore della rosa della Fiorentina, se sì con chi in particolare?
"Come dicevo prima, sono rimasto molto unito a Dragowski. È una persona speciale per me. Siamo arrivati insieme e questo ci ha permesso di legare in modo molto profondo. Ogni tanto però parlo anche con il capitano Pezzella". 

Chi è il giocatore più forte con cui ha giocato in carriera?
"Van Persie. È un giocatore straordinario, speciale. Anche Bertrand Traore, con cui ho giocato al Vitesse. Senza scordarci di Chiesa, è fortissimo". 

Ultima domanda: ha iniziato la sua vita calcistica raggiungendo anche la Nazionale U21, tra i suoi obiettivi a lungo termine c'è anche quello di dimostrare di poter valere ancora gli Orange?
Si, vale lo stesso discorso che ho fatto per la Fiorentina.. c’è sempre il sogno di vestire la maglia degli Orange. Ma ho anche il sangue di Indonesiano. Vediamo cosa succederà più avanti. Adesso l'importante è dimostrare il mio valore partita dopo partita. Voglio raggiungere il massimo del mio potenziale e la Nazionale sarà solo una conseguenza".