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DON MAX A FV, VICINO AI VIOLA CON LA PREGHIERA. PRIMA LA SALUTE POI TORNEREMO AL CALCIO. COVERCIANO...

di Luciana Magistrato

Ieri l'omelia del Papa in una piazza San Pietro completamente vuota è stato un momento molto toccante, arrivato anche a chi non crede, come conferma a Firenzeviola.it  Don Massimiliano Gabbricci, che è anche cappellano della Fiorentina e della Nazionale, rigorosamente da casa: "Credo che sia stato uno dei momenti di preghiera più intensi mai vissuti in vita mia. Il suo commento alla "Tempesta sedata" dell'evangelista Marco adattata ai tempi moderni mi ha molto colpito, soprattutto con l'immagine del Papa in una piazza San Pietro deserta e la voce affaticata, così come la preghiera silenziosa davanti all'inmmagine della Vergine e del crocefisso nella basilica vuota. Insomma sono stati momenti molto toccanti sia per me che per altri sacerdoti, molti fedeli e anche non credenti con cui mi sono scambiato le impressioni".

Come riesce a svolgere la sua missione in questo momento? "Sono a capo della comunità giovanile San Michele Cattolica Virtus e cerco di essere vicino ai ragazzi e alle loro famiglie al telefono, con note audio o video per far sentire a tutti la mia vicinanza, soprattutto agli anziani e a chi è alle prese con questo virus. In questo momento tutti, me compreso,  abbiamo riscoperto la preghiera più intensamente del solito quando invece dobbiamo fare tutto di corsa".

Ha sentito la Fiorentina, di cui è cappellano? "Certo, ho cercato di sentire e stare vicino a tutti loro, soprattutto ai giocatori e ai membri dello staff, colpiti dal Coronavirus e ho portato loro il mio conforto e sostegno con la preghiera. Come mi è stato chiesto e raccomandato anche dai responsabili viola infatti li porto nella mia preghiera, come faccio con la mia comunità".

Ai tifosi cosa raccomanda? "Di stare uniti. Il calcio ci identifica in maniera straordinaria tanto che, come dissi alla presentazione di Commisso, io mi sento più tifoso che cappellano della squadra ma ora c'è qualcosa che va oltre il calcio. Ora bisogna stare uniti e aiutarci come persone, come ha chiesto anche la Fiorentina ad esempio, con la donazione agli ospedali e a chi, in generale, è in prima linea per assicurare la nostra vita e sicurezza. Bisogna aspettare che passi questo momento, pensando alla vita delle persone e anche a chi domani si troverà senza un lavoro. Poi si tornerà a cantare l'inno e a sostenere la nostra Fiorentina. Spero poi che quando tutto finirà il calcio abbia preso insegnamento da questo tragico momento, tornando ad essere gioia di stare insieme e passione, senza che gli interessi strozzi i veri valori dello sport".

Da cappellano della Nazionale che effetto le fa immaginare Coverciano a disposizione dell'emergenza? "Come cappellano ho vissuto il centro tecnico in maniera già particolare, di gioia quando ho detto le messe con i giocatori azzurri, di grande dolore alla camera ardente di Astori. Mi fa piacere dunque che ora diventi un luogo dove si fa del bene, dando respiro agli ospedali. È un gesto importante anche se il calcio continua a discutere se il campionato finirà o no"